Il 22 dicembre Mediobanca riunirà il tradizionale consiglio di fine anno per fare il punto sulla situazione. L’argomento dei doppi incarichi non è all’ordine del giorno, ma è ovvio che se ne discuterà. Decisioni concrete però difficilmente potranno essere prese, perchè su come interpretare l’articolo 36 della manovra è buio pesto.
Letteralmente, l’articolo sulla tutela della concorrenza e delle partecipazioni personali incrociate nei mercati del credito e finanziari dispone: 1) È vietato ai titolari di cariche negli organi gestionali, di sorveglianza e di controllo e ai funzionari di vertice di imprese o gruppi di imprese operanti nei mercati del credito, assicurativi e finanziari di assumere o esercitare analoghe cariche in imprese o gruppi di imprese concorrenti. 2) Ai fini del divieto di cui al comma 1, si intendono concorrenti le imprese o i gruppi di imprese tra i quali non vi sono rapporti di controllo ai sensi dell’articolo 7 della legge 10 ottobre 1990, n. 287 e che operano nei medesimi mercati del prodotto e geografici.
Primo dubbio: nel caso di Mediobanca si parla di doppi incarichi solo relativamente a un’altra banca? Sembrerebbe di sì, ma nessuno può escludere al momento un’interpretazione più estensiva. Limitandosi all’ipotesi più restrittiva, il problema riguarderebbe comunque un buon numero di consiglieri. Anzitutto, c’è l’ovvio problema dei rappresentanti di UniCredit. L’istituto di Piazza Cordusio è il primo singolo azionista di Mediobanca. Se la partecipazione azionaria non è bandita, chi dovrebbe esprimere UniCredit nel board di Piazzetta Cuccia: solo terze o quarte linee oppure solo indipendenti con i quali non ha rapporti? Le poltrone a rischio sarebbero non solo quelle del presidente Dieter Rampl e del vice-presidente Fabrizio Palenzona, ma anche di Carlo Pesenti, che è consigliere UniCredit e siede anche nel comitato remunerazioni di Mediobanca. E persino quella dell’indipendente “quota rosa” Elisabetta Magistretti, che è inserita in snodi delicati della governance di Piazzetta Cuccia, partecipando al comitato nomine, dove si decidono le designazioni per Generali o Rcs, e al comitato per il controllo interno. Dal 2003, la Magistretti è infatti membro del consiglio di amministrazione di Unicredit Audit; dal 2010 è membro dell’audit committee di Unicredit Bulbank, Bulgaria e del supervisory board di ZAO Unicredit Russia, dove è anche presidente dell’audit committee; dal 2011 è membro del consiglio di amministrazione di Unicredit Logistics, incarichi comunque di natura non esecutiva.
Punto interrogativo anche sulla presenza nel board di Mediobanca di Ennio Doris, patron di Banca Mediolanum, che oltretutto ha una partnership industriale con Piazzetta Cuccia in Banca Esperia, joint nel private banking. E come considerare Eric Strutz, membro anche del comitato esecutivo della banca d’affari milanese, direttore finanziario a fine mandato in Commerzbank, banca-azionista, ma tedesca? E, infine, le regole sui doppi incarichi valgono anche per interposta posizione? Si dovrebbe discutere, cioè, di Jonella Ligresti, presidente e azionista di FonSai e consigliere di Mediobanca, che è il primo singolo azionista del principale concorrente Generali, oppure no? Tutte questioni alle quali non si riuscirà a dare risposta in tempi brevi se non interverrà un’interpretazione “autentica” esaustiva. Si vedrà, intanto è nebbia fitta.