I “pericoli secondari” come inondazioni, incendi e forti tempeste convettive sono quelli che stanno diventando sempre più rilevanti perché associati direttamente agli effetti del climate change e ora rappresentano la fonte maggiore di perdite per danni catastrofali, sostiene il report Evolving Natural Catastrophe Risks di S&P. Di conseguenza, le compagnie assicurative stanno pagando di più per le coperture di riassicurazione e trattengono più rischi.
Il rapporto di S&P mostra come l’evoluzione dei rischi catastrofali legati ai cambiamenti climatici stia costringendo gli assicuratori a rivedere i propri modelli di approccio per via della crescente frequenza e gravità di eventi di media entità e uragani che colpiscono anche aree finora risparmiate da calamità naturali.
Raymond Barrett, autore del report di S&P, ha spiegato come il settore assicurativo abbia spesso agito come un sistema di allerta per individui e aziende che cercano di comprendere come mitigare i rischi futuri. “Con il cambiamento climatico che dovrebbe aumentare la gravità e la frequenza delle catastrofi naturali, comprendere questo scenario di rischio alterato è fondamentale”.
Il report sottolinea che i cosiddetti “pericoli secondari” hanno inciso pesantemente sul settore riassicurativo globale che non è riuscito a recuperare il costo del capitale per cinque dei sei anni che vanno dal 2017 al 2022.
“Un esempio lampante di come è cambiato lo scenario dei rischi è il danno provocato dall’uragano Helene nella Carolina del Nord. Gli uragani causano generalmente la maggior parte della distruzione nelle regioni costiere, ma in questo caso, i Monti Appalachi hanno subito alcune delle devastazioni più gravi causate dalla tempesta. Tuttavia, una parte significativa delle perdite economiche non è assicurata, poiché le inondazioni esulano dai termini e dalle condizioni della maggior parte delle polizze assicurative negli Stati Uniti”, afferma S&P.
Per quanto riguarda l’Europa, il rapporto afferma che finora è stato un 2024 costoso per gli assicuratori, dopo che due grandi inondazioni hanno colpito le zone centrali e orientali del continente. I dati di S&P mostrano che la parte più settentrionale della Germania sarà particolarmente suscettibile a un aumento delle inondazioni pluviali negli anni ’50 del 2000.
“Mentre siccità, stress idrico e rischi di inondazioni localizzate si intensificano, la pianificazione strategica e la gestione proattiva del rischio saranno fondamentali per proteggersi dalle sfide climatiche in evoluzione”. Conclude S&P.