Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
«Siamo vicini ai target del piano a livello di redditività per quanto riguarda il 2024». Così l’amministratore delegato di Unipol, Matteo Laterza, ha commentato i dati dei primi nove mesi della compagnia assicurativa bolognese presieduta da Carlo Cimbri, chiusi con un utile netto contabile di 724 milioni. Il ceo ha parlato anche di cedole: Unipol «definirà la politica dei dividendi, già a partire dall’esercizio in corso, alla luce della sua nuova struttura dopo l’incorporazione di UnipolSai», ha spiegato, aggiungendo: «Unipol avrà una struttura vera e propria di una compagnia assicurativa operativa e il numero che bisogna tenere a mente per farsi un’idea della capacità di distribuzione dei dividendi è l’utile come gruppo assicurativo che ammonta a 662 milioni comprensivo dei dividendi di Bper e Sondrio (134 milioni, ndr)».
Warren Buffett raramente sbaglia un colpo e quando la sua holding Berkshire Hathaway compra o vende qualcosa i riflettori di tutto il mercato si accendono su quella mossa. Ha destato quindi un certo scalpore che, all’inizio di quest’anno, tra le partecipazioni dell’Oracolo di Omaha comparissero ben due Etf passivi, uno di State Street e uno di Vanguard, entrambi sull’indice S&P 500. Con quote minime, certo: circa 20 milioni di dollari l’una, ma tanto è bastato a far gridare in molti al paradosso. Il più grande gestore attivo di sempre che compra Etf, un po’ come se la paladina ambientalista Greta Thunberg viaggiasse in jet privato.
Come ogni boom anche quello degli Etf attivi nasconde il suo lato oscuro. Sono strumenti che, come gli Etf passivi, hanno un indice di riferimento che ricalcano. I due termini potrebbero sembrare in contrasto tra loro: da una parte gli Etf che sono dei replicanti di indici, dall’altra la gestione attiva che invece va nella direzione opposta. In pratica gli Etf attivi sono comparti nei quali il gestore può decidere di modificare i pesi dei titoli (come azioni o obbligazioni) presenti nell’indice preso come riferimento (il benchmark) a seconda della sua visione e quindi delle scommesse che vuole prendere, a differenza degli Etf passivi che invece hanno un’esposizione definita che segue un indice, puntando a replicare il più fedelmente possibile il suo andamento ricalcando le proporzioni dei titoli che lo compongono. Quindi se nel caso di un Etf passivo il sottoscrittore in pratica compra l’indice, nell’Etf attivo si affida all’abilità del gestore, come accade nei fondi attivi, anche se con un costo inferiore.
L’opa di Banco Bpm su Anima si presta a più chiavi di lettura. Da mossa difensiva per preservare l’italianità della sgr e dell’istituto di piazza Meda a strategia di avvicinamento del ceo Giuseppe Castagna al dossier Mps. Per gli analisti però la logica dell’offerta pubblica lanciata mercoledì 6 novembre è assai più lineare: approfittare di un incentivo che oggi rende molto più convenienti le aggregazioni tra banche, compagnie assicurative e sgr. Il top management del Banco ha scelto il nome Elsinore per identificare questa strategia. Non si tratta di un riferimento letterario al castello dell’Amleto di William Shakespeare, ma di un’allusione al cosiddetto Compromesso Danese o Danish Compromise.
Svolge un ruolo centrale nell’integrare la previdenza di base e nel garantire, al termine della carriera, un dignitoso tenore di vita agli aderenti, a maggior ragione dopo le riforme varate in Italia negli ultimi 20 anni. Ma, nonostante ciò, la previdenza complementare resta, a differenza dei paesi anglosassoni, poco conosciuta e soprattutto poco utilizzata in Italia. E purtroppo sembra anche tramontata l’ipotesi di riaprire una nuova finestra di sei mesi (sul modello di quella del 2007) per incentivare i lavoratori italiani a versare il proprio tfr ai fondi pensione. Gli iscritti, in base ai dati Covip, a fine settembre sono 11 milioni, il 3,3% in più rispetto a fine 2023, ma ancora un numero insufficiente a coprire almeno la metà della platea dei lavoratori del Paese. «Manca ancora una cultura previdenziale diffusa e la propensione, in particolare tra i giovani, è quella di pensare al breve periodo, soprattutto in un contesto lavorativo incerto. Attualmente in Italia solo un terzo dei lavoratori possiede un fondo pensione», osserva Luigi Morselli, responsabile direzione wealth & investment management di Bper Banca.
Tra le spese che potranno essere colpite dal tetto alle detrazioni, previsto nell’ultima Legge di Bilancio, sono finite anche quelle per strumenti che in teoria il governo avrebbe dovuto incentivare il più possibile, e nel suo stesso interesse. Si tratta delle polizze per la protezione delle abitazioni contro le calamità naturali; oltre alle coperture per il caso morte e l’invalidità permanente, che hanno indubbiamente una valenza sociale, e soprattutto le cosiddette polizze long term care, che offrono assistenza in caso di perdita di autosufficienza. Il fatto è che, se il governo nell’ultima manovra da una parte ha elevato da 50 a 75 mila il reddito oltre il quale scatta la decurtazione delle detrazioni, dall’altra ha fissato un tetto di 14 mila euro per chi dichiara tra 75 mila e 100 mila euro, e di 8 mila per chi si colloca oltre i 100 mila euro. Mentre dal tetto massimo sono escluse le spese sanitarie private (anche queste in crescita con il Sistema Sanitario Nazionale, che fa sempre più fatica), come pure gli interessi passivi sui mutui sottoscritti entro dicembre 2024, o ancora le spese per le ristrutturazioni edilizie e gli interventi di ristrutturazione energetica (anche questi sostenuti entro l’anno in corso), le detrazioni per le polizze citate sono state invece incluse nel calcolo e contribuiranno al raggiungimento del tetto.
- A CACCIA DI RENDIMENTI
Il 97% degli italiani pensa che sia necessario integrare la pensione pubblica, il 65% è
convinto che la stessa, da sola, non sarà sufficiente per vivere dignitosamente dopo la pensione e che serva integrarla con il risparmio e l’investimento privato. Eppure, il 52% non aderisce ad alcuna forma di pensione complementare. È quanto emerge da uno studio condotto dai professori Michele Raitano e Marco Di Pietro dell’Università La Sapienza di Roma con il supporto di Trade Republic, fintech tedesca nata nove anni fa e oggi principale piattaforma di risparmio in Europa, con 4 milioni di clienti provenienti da 17 paesi del mondo, e una mission: rendere gli investimenti accessibili a chiunque. Preoccupazione, dunque, per il futuro ma, allo stesso tempo, poca propensione a correre ai
ripari sembrano dirci i dati.
- Piano Cassaforte Smart a passo lento
Arca Piano Cassaforte Smart è un contratto di assicurazione per il caso di morte a vita intera, a premio unico, le cui prestazioni sono collegate al rendimento di una gestione interna separata. L’obiettivo del prodotto è generare per il cliente il pagamento di un capitale per i beneficiari designati al momento in cui si verificherà il decesso dell’assicurato; tale importo è determinato in base ad una misura annua di adeguamento, che può essere positiva o negativa, calcolata in funzione del rendimento della gestione separata Oscar 100%, diminuito dell’1,70% annuo. L’importo dovuto in caso di morte, in qualsiasi momento essa avvenga, non potrà però essere inferiore al premio iniziale versato dal contraente, tenuto conto dell’effetto di eventuali riscatti parziali; si ha quindi la garanzia su capitale in caso di decesso
Ormai è sicuro: tutte le imprese, con poche esclusioni, con sede legale o stabile organizzazione sull’intero territorio nazionale dovranno assicurarsi contro i disastri ambientali relativamente a terreni, fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature industriali e commerciali iscritti a bilancio. E le compagnie di assicurazione non potranno rifiutarsi di stipulare polizze. Sace spa, invece, avrà la facoltà di riassicurare i rischi assunti dalle imprese di assicurazione attraverso la stipula di apposite convenzioni, a condizioni di mercato. I termini per mettersi in regola contro i rischi catastrofali, ovvero terremoti, alluvioni, frane, inondazioni e esondazioni, sarebbero teoricamente quelli del 31 dicembre 2024 come prescritto dalla legge di bilancio 2024, ma in pratica la dead line per imprese e compagnie di assicurazione scatterà verosimilmente dopo la fine di marzo 2025 a causa dei tempi tecnici che il legislatore dovrà rispettare per varare il regolamento recante le modalità attuative e operative degli schemi di copertura. Quella che secondo alcuni commentatori non è altro che una “tassa” assicurativa che trasferisce dallo Stato alle imprese (e quindi ai cittadini) il costo dei danni ambientali, è contenuta nello schema di decreto interministeriale recante modalità attuative e operative dell’assicurazione dei rischi catastrofali ai sensi dell’articolo 1, comma 105, della legge n. 213/2023 (legge di bilancio 2024), predisposto dal ministro dell’economia e delle finanze e dal ministro delle imprese e del made in Italy.
Si ripete da tempo che lo stato si trovi in difficoltà finanziaria quando si tratta di risarcire i danni causati da allagamenti, esondazioni o frane. D’altra parte, l’assicurazione individuale è già obbligatoria in vari aspetti della nostra vita, come nel caso della responsabilità civile auto o spesso per chi stipula un mutuo. Tuttavia, mentre l’RC Auto incentiva un comportamento prudente da parte dell’automobilista, ricompensando chi non causa incidenti con premi sempre più bassi, il nuovo obbligo della polizza contro le calamità naturali per gli imprenditori non è allineato a comportamenti individuali bensì collettivi. Infatti, non esiste alcun modo per un singolo imprenditore di prevenire un’alluvione o una frana, in quanto la gestione del territorio è responsabilità degli enti pubblici.