Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Stop alla patente a chi guida usando il cellulare. Stretta contro chi si mette al volante sotto l’effetto di alcol e droga. Sale la cilindrata delle auto che potranno guidare i neopatentati, ma il limite durerà tre anni. Casco, targa e assicurazione per i monopattini. Giro di vite contro l’abbandono degli animali in strada. Più tutela per ciclisti e centauri. Meno limiti da parte dei Comuni alla circolazione nei centri abitati. È legge la riforma del codice della strada: “L’obiettivo è scendere prima possibile sotto i 3 mila morti l’anno, che è la strage che paghiamo sulle strade italiane con gli incidenti”, spiega il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.
Compagnie assicurative italiane sempre più interessate alle nuove soluzioni tecnologiche riguardanti l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. Nei primi sei mesi del 2024, infatti, l’88% delle realtà del settore ha effettuato investimenti in aziende o start-up operanti in ambito IA. E le prospettive del mercato nell’immediato futuro sono piuttosto rosee, visto che nel settore assicurativo, entro fine anno, saranno investiti in soluzioni di Intelligenza Artificiale circa 50 milioni di euro, che potrebbero arrivare a 90 milioni entro il 2025. Sono alcune delle evidenze che emergono dalla lettura del report curato dall’osservatorio Fintech & insurtech del Politecnico di Milano e da Iia – Italian insurtech association che, grazie all’Insurtech investment index, monitora lo stato di avanzamento degli investimenti e il grado di innovazione del settore assicurativo in Italia.
La direttiva europea sulle case green si candida a essere un flop se gli incentivi pubblici, destinati alla riqualificazione energetica, scenderanno sotto la soglia del 40% dei costi complessivi degli interventi. Questa percentuale rappresenta il livello minimo necessario per assicurare la sostenibilità economica delle operazioni di efficientamento e per garantire l’efficacia della direttiva Ue, in un contesto in cui gran parte del patrimonio edilizio europeo è obsoleto dal punto di vista energetico. E in considerazione della contrazione degli investimenti stimata per quest’anno (-4,2%) e, soprattutto, nel prossimo (-6,2%).
La banca o la finanziaria risarcisce l’impresa se si scopre che ha segnalato in modo illegittimo la società cliente alla Centrale rischi, la banca dati di Bankitalia che serve agli intermediari creditizi per valutare la capacità degli utenti di restituire i finanziamenti concessi. Il danno può essere non soltanto patrimoniale ma anche all’immagine, intesa come reputazione commerciale. La prova del pregiudizio patrimoniale, poi, ben può essere fornita per presunzioni nella causa intentata per responsabilità extracontrattuale. E parte lesa può essere anche una persona fisica, il fideiussore della società. Insomma: quando la finanziaria denuncia in modo abusivo la compagine al database di Palazzo Koch, non si può negare il risarcimento al socio e amministratore che dell’ente è il garante, se poco dopo la segnalazione una banca revoca gli affidamenti alla società chiedendo il rientro dai finanziamenti. È irrilevante che il fideiussore non sia indicato personalmente come cattivo pagatore: risulta rifiutata l’erogazione di un prestito perché il nome del garante è accostato al debitore segnalato “a sofferenza”. Così la Corte di cassazione civile, sez. terza, nell’ordinanza n. 29252 del 13/11/2024.
Rivoluzione nel mondo dei prodotti da costruzione. Potranno essere venduti solo materiali edili rispondenti, fin dalla progettazione, a nuovi ed elevati standard di sostenibilità ambientale. La svolta green per i beni destinati ad essere incorporati in opere di costruzione (come gli edifici) arriva con il neo regolamento approvato dall’Unione europea il 5 novembre 2024. Le nuove regole si applicheranno a “qualsiasi prodotto o kit fabbricato e immesso sul mercato per essere incorporato in modo permanente in opere di costruzione o in parti di esse”. Compresi i beni ottenibili “tramite stampa 3D”, che dovranno essere concepiti utilizzando “serie di dati”, materiali per stampa e tecnologie sostenibili.

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Le disposizioni attuative della Legge capitali messe in consultazione da Consob – e in attesa di seconda bozza a dicembre – non mitigano i dubbi né gli effetti, in potenza dirompenti, del nuovo sistema elettorale per i vertici delle quotate. Confusione e incertezza cingono la misura, che qualche operatore bolla di illegittimità per ilfavor assegnato alle liste presentate dagli azionisti rispetto a quella del cda uscente. L’authority, le prossime settimane, potrebbe sciogliere i nodi più grandi: come chi abbia diritto a esprimere il secondo voto sui nomi della lista del cda vincitrice in assemblea, o l’ipotesi di affidare ai singoli statuti la scelta di come stabilire i seggi delle minoranze (fatto salvo il 20% minimo che vige dal 2025).
L’operazione di Banco Bpm con Caltagirone e Delfin avrà esiti importanti: segna la via per il terzo polo voluto dal governo con effetti su Unicredit, Mediobanca e Trieste. Per la prima volta, il governo Meloni ha imposto la sua regìa sul destino di una banca e soprattutto determina conseguenze importanti per tutto il sistema finanziario, compresi gli assetti futuri delle Generali.
L’impegno c’è ed è in crescita. Ma è fortemente sbilanciato verso una singola voce. Se fosse il portafoglio di un investitore, sarebbe bocciato per incapacità di diversificare. È la fotografia della spesa italiana per il welfare, il protagonista dell’evento A &F Liveche si terrà lunedì 2 dicembre nel Salone d’Onore della Triennale di Milano, a partire dalle 10. Voci istituzionali, rappresentanti delle associazioni e delle aziende a confronto per delineare il ruolo di pubblico e privato nella comprensione dei nuovi bisogni dei cittadini e dei lavoratori. E per darvi le giuste risposte.
Il digitale è diventato quotidianità e un elemento essenziale che pervade ogni aspetto delle nostre vite, incominciando dal mondo dei pagamenti. Tanto da essere riuscito a scalfire lo storico amore degli italiani per il contante, a favore di comportamenti di spesa cashless. Eppure la strada da percorrere su questo fronte è ancora lunga rispetto agli altri Paesi europei in termini di numero di operazioni pro-capite con pagamenti elettronici. Secondo i dati della Banca d’Italia e della Bce rielaborati dall’Abi, i pagamenti con strumenti alternativi al contante sono aumentati nel 2023 del 13,4% rispetto al 2022, confermando la tendenza registrata negli ultimi anni. Nonostante questo, l’Italia resta ancora indietro. A fronte di una media dell’area euro di 394 transazioni pro-capite con pagamenti elettronici, con 224 operazioni lo scorso anno il nostro Paese si è collocato agli ultimi posti in Europa (davanti solo a Bulgaria e Romania). Una ulteriore spinta è attesa col regolamento Ue 886/2024 che dal prossimo 9 gennaio impone a tutte le banche dell’area euro, e più in generale a tutti i prestatori di servizi di pagamento (Psp) anche se con scadenze differenziate, di offrire ai clienti la possibilità di ricevere bonifici istantanei.

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Sappiamo bene che per migliorare gli esiti clinici è decisivo il tempo che passa fra la diagnosi e l’intervento chirurgico, e quindi l’accesso alle visite e agli esami preoperatori deve essere tempestivo. Per il paziente ogni giorno in più pesa come un macigno dal punto di vista psicologico. E allora qual è la differenza tra chi può pagare e chi no? In Italia, ogni anno, oltre 55 mila donne si operano di tumore al seno nelle strutture pubbliche e in quelle private accreditate; nella sola Milano fra il 2022 e 2023 sono state 11.368. Di queste, in 1.788 (il 15 per cento) hanno potuto permettersi di pagare sia gli accertamenti medici sia l’intervento chirurgico. La spesa sostenuta di tasca propria s’aggira almeno sui 16.790 euro. Il costo è ricostruito sulle tariffe di uno dei più importanti istituti oncologici milanesi riconosciuto anche a livello nazionale: ecografia 130 euro, mammografia 150, biopsia 460, visita oncologica 250, visita anestesista 250, visita chirurgica 250. Poi ci sono altri esami per valutare un’eventuale diffusione del tumore, come la Pet, che ha un costo di 1.300 euro, e infine vanno aggiunti i 14 mila euro per l’intervento chirurgico, che facilmente possono raddoppiare a seconda del chirurgo.

Nuovi strumenti di protezione, Intelligenza artificiale e asset management. Entra nel vivo il cantiere del nuovo piano triennale delle Generali che scatterà l’immagine del Leone fino al 2027. Sarà svelato al mercato il 30 gennaio a Venezia, nella sede delle Procuratie Vecchie di Piazza San Marco, il luogo dove il Leone di Trieste ha avuto una delle sedi principali fin dal 1832. È uno dei due maggiori appuntamenti per il Leone chiamato a rinnovare il consiglio all’assemblea fissata l’8 maggio. Marco Sesana, general manager del Leone dal 2022, e prima ancora responsabile Italia, è al lavoro sul cantiere della nuova strategia assieme a tutta la prima linea del ceo Philippe Donnet
Perché alcune grandi compagnie stanno vendendo il loro asset management? E tornano a concentrarsi sull’asset previdenziale? Perché alcune grandi banche si stanno comportando come hedge fund e non acquistano società prodotto, come le assicurazioni? Dare una risposta a questi interrogativi non è semplice perché ogni ceo ha il suo dna e segue la sua visione.
Il titolo corre. Gli obiettivi del piano industriale sono stati centrati in anticipo, a conferma che la traiettoria è giusta. Tanto da valutare il ritocco della cedola. E nuovi prodotti sono in arrivo, anche per la Spagna, dove dal 15 novembre è stata autorizzata a esercitare. Revo Insurance — gruppo assicurativo quotato a Piazza Affari — conferma la guidance del 2024 e si spinge oltre, come conferma il suo ceo Alberto Minali. Il piano strategico presentato nel 2022 prevedeva 300 milioni di premi a fronte di 30 milioni di utili netti nel 2025: «Trecento milioni li contabilizzeremo già entro fine 2024 con 20 milioni di utile che per l’anno prossimo dovrebbe crescere a oltre 30: il 2025, dunque, sarà un anno di cesura, perché l’idea è presentare un nuovo piano 2026-28. Alla base, l’ipotesi di raddoppiare il volume dei premi per trascinare la redditività con il supporto dell’intelligenza artificiale».
Lasciare il Tfr in azienda può costare al dipendente fino all’82%: un lavoratore 35enne con un reddito di 1.500 euro netti al mese potrebbe infatti ritirarne 65.322 euro netti di liquidazione tradizionale, ma quasi il doppio, 118.710, se l’avesse investito in un fondo pensione azionario. Il dilemma tra lasciare il Tfr in azienda o conferirlo alla previdenza complementare è stato incontrato almeno una volta da tutti i lavoratori dipendenti fin dal famoso semestre di silenzio assenso del 2007.
Maggiore concorrenza tra fondi pensione, corsi di formazione obbligatori e adesione automatica alla previdenza complementare. Sono le proposte avanzate da Previverso (il welfare action-lab creato da Arca Fondi Sgr e Talents In Motion) e che sono state discusse a Roma durante l’incontro «Costruire il Futuro: strategie e opportunità della Previdenza Complementare» promosso da Walter Rizzetto, presidente dell’XI Commissione Lavoro Pubblico e Privato.
Un obbligo che riguarda oltre 4,5 milioni di partite Iva. È quello relativo alla polizza contro i rischi catastrofali che dal primo gennaio 2025 devono possedere tutte le aziende — ad esclusione di quelle agricole — come previsto dalla legge 213/2023 . L’intenzione del governo è di trasferire alle imprese private la copertura economica del crescente rischio di danni da alluvioni, terremoti ed altre catastrofi naturali, con polizze che finora avevano acquistato non più del 5% delle imprese. Dalle statistiche del riassicuratore Munich Re nel 2023 per eventi catastrofali ci sono state perdite complessive mondiali di 227 miliardi di euro, di cui solo 86 risarciti dalle assicurazioni. Il 76% dei danni deriva da condizioni meteorologiche, il 24% da cause geofisiche. In Europa le perdite ammontano a 75 miliardi di euro e solo 17 miliardi erano assicurati.