la Consob riapre il dibattito sulle tanto criticate disposizioni che riguardano la lista del cda. Il convitato di pietra è l’assemblea delle Generali. In primavera scadrà il board del Leone dove potrebbe andare in scena una nuova battaglia per la governance, uno dei primi terreni di prova del provvedimento. A Trieste la data cerchiata sul calendario è quella dell’8 maggio. Il board uscente presieduto da Andrea Sironi e guidato da Philippe Donnet dovrà decidere se ricorrere o meno alla versione modificata della lista del cda. Una decisione in merito non è stata ancora presa mentre fra gli azionisti sono partiti i tatticismi. Nel frattempo l’authority ha messo in evidenza alcuni dubbi interpretativi sul provvedimento in una consultazione preliminare avviata in vista di quella definitiva attesa per le prossime settimane. Nel ripercorrere le modifiche volute dal governo la Consob si concentra soprattutto su due aspetti: il meccanismo della seconda votazione individuale e il riparto dei posti nel nuovo board in relazione al risultato ottenuto dalla lista di minoranza. Due aspetti finiti nell’ultimo anno spesso nel mirino degli investitori e del mercato.
Il mercato automobilistico europeo mostra un’inversione di tendenza nel mese di ottobre, segnato da un incremento delle immatricolazioni di nuove autovetture dell’1,1% a 866.397 unità. A guidare il trend è la Spagna, con una crescita dei volumi del 7,2%, seguita dalla Germania che mette a segno un incremento del 6% dopo tre mesi consecutivi di contrazione. Performance con il segno meno per la Francia (-11,1%) e per l’Italia (-9,1%). E mentre la quota di mercato dei veicoli bev rimane stabile al 14,4% e quella delle full hybrid rimbalza al 33,3%, Berlino risulta essere l’unico grande mercato a registrare un incremento delle iscrizioni di auto a benzina a ottobre. È quanto riporta l’Acea, l’associazione europea dei costruttori di auto, nel consueto aggiornamento mensile sull’andamento del mercato automobilistico europeo.
Il digitale dà, il digitale toglie. I gruppi del settore assicurativo competono sempre di più a colpi d’innovazione tecnologica e d’investimenti nell’intelligenza artificiale ma, al contempo, il cliente finale diventa sempre meno fedele proprio grazie al digitale. Ha infatti sempre più mezzi a disposizione e occasioni online per comparare le offerte, specie guardando al prezzo, e per cambiare velocemente fornitore assicurativo. In generale, l’impatto del digitale sul comparto assicurativo rappresenta un fenomeno in atto da tempo ma non d’immediata ricezione per un settore che, storicamente, seguiva le stesse famiglie per anni e anche passando di padre in figlio. Nel 2024 invece il 60% delle polizze viene sottoscritto online, segnando un’accelerazione rispetto al 47% del 2022, stando alla 3ª edizione della Ricerca sul consumatore digitale presentata, ieri alla prima giornata dell’Italian insurtech summit, da Italian insurtech association (IIA) e Join business management consulting, in collaborazione con Reale Mutua e la piattaforma Liferay, che sottolineano come gli acquisti da smartphone aumentino, in particolare, fino a quota 36% dal 25% del 2023.
I fondi pensione italiani sono chiamati a giocare da protagonisti nell’ecosistema dell’innovazione. L’emendamento al dl Concorrenza concordato nel governo mercoledì sera, pronto per essere votato in Parlamento la prossima settimana, introduce una nuova condizione per poter godere dell’esenzione della tassa sul capital gain (26%). Si tratta dell’impiego di una quota del portafoglio investito in economia reale, imprese produttive, infrastrutture (il 10% annuo del totale attivo patrimoniale) in fondi di venture capital, quelli che a loro volta investono in startup tech. Questi impieghi dovranno essere pari al 5% del paniere cosiddetto qualificato nel 2025 e al 10% negli anni a seguire per poter mantenere l’esenzione fiscale.
Zurich centra con un anno di anticipo i risultati del piano industriale e stima per il 2025-2027 di generare 4,2 miliardi di dollari di utile operativo e a far fruttare di oltre il 23% gli investimenti dei soci. Il titolo ha chiuso a +3,4%.
Le grosse rivoluzioni sul tema sono tre e tutte dolenti: l’obbligo del casco per i conducenti, assicurazione e targa. “Una norma che non è calata nella realtà, frutto di sensazionalismo”, riassumono da Assosharing, prima associazione di categoria per la sharing mobility. E adesso alcune delle big minacciano di lasciare l’Italia. Bisogna ancora attendere i decreti attuativi per la targa, che di fatto è un adesivo da applicare sul mezzo, e per l’assicurazione Rc. “La stessa dei Suv, ma noi paghiamo già un’assicurazione di responsabilità civile verso terzi – ricorda Giorgio Cappiello, partnership manager Italia di Bird, servizio attivo in tutte le principali città –. La richiesta di quest’altra polizza va contro una sentenza della Corte di giustizia europea dello scorso ottobre: i velocipedi sotto i 20 km/h non sono obbligati a pagarla. Noi non lo faremo”. Perché nonostante il Codice imponga una velocità massima di 50 chilometri orari e limiti la percorrenza alle sole strade urbane “noi prevediamo già una velocità inferiore, secondo direttiva, e non abbiamo mai esteso l’area percorribile al di fuori delle città”, continua Cappiello.
La maggioranza intensifica il pressing alla Camera per aprire una nuova fase semestrale di “silenzio assenso” per il Tfr, con l’obiettivo di rafforzare la previdenza complementare. Tra i circa 250 emendamenti “super-segnalati” alla manovra, su cui si comincerà a votare in Commissione Bilancio dalla seconda settimana di dicembre, c’è anche quello del presidente della commissione Lavoro, Walter Rizzetto (Fdi), che va proprio in questa direzione. E nel caso in cui questo ritocco dovesse ottenere l’ok di Montecitorio, il prossimo anno il flusso delle liquidazioni indirizzato sui fondi pensione sarebbe destinato a subire un’impennata. Nel 2023 dei circa 31,3 miliardi di Tfr generati dal sistema produttivo, secondo stime riportate nell’ultima rilevazione della Covip, solo 7,8 miliardi, pari a circa il 25%, sono stati versati a forme di previdenza integrativa: una “quota” leggermente più alta del 22,2% registrato a partire dal 2007, anno in cui sono scattate le regole ora in vigore. Altri 17,3 miliardi sono rimasti accantonati presso le aziende e 6,1 miliardi sono stati destinati al Fondo di tesoreria dell’Inps.
Una valutazione sufficiente, ma con preoccupazioni crescenti per il futuro. Questo è, in sintesi, il giudizio dei lavoratori italiani sui sistemi di welfare aziendale emerso dalla prima edizione dell’Osservatorio che il Centro studi del Gruppo 24 Ore ha realizzato con il Gruppo Pellegrini. Nell’ipotesi di una riduzione dei benefit, ben un lavoratore su due prenderebbe in considerazione altre opportunità; nelle aziende che ancora non offrono questa tipologia di servizi, addirittura il 76% lascerebbe l’impiego se venissero offerti altrove. Tra questi ultimi, inoltre, uno su cinque accetterebbe anche uno stipendio ridotto.
Anche per gli enti sportivi è possibile adottare un modello organizzativo 231. Una scelta che, seppur facoltativa, consente alle realtà del mondo sportivo di dotarsi di adeguati assetti al fine di tutelare governance e operatori escludendo forme di responsabilità e prevenendo, nel contempo, comportamenti rilevanti penalmente. Scelta la cui opportunità e convenienza cresce con lo sviluppo del modello organizzativo, dei soggetti coinvolti e delle attività poste in essere.
Nel 2023 le banche tedesche hanno subito perdite per 95 milioni di euro a causa dell’esplosione di bancomat. Secondo l’Associazione tedesca delle assicurazioni, questa somma è stata rimborsata alle banche dalle compagnie di assicurazione. 75 milioni di euro sono stati spesi per riparare i bancomat e gli edifici bancari distrutti e 20 milioni di euro per sostituire il denaro rubato. Nell’anno precedente, il 2022, le cifre erano ancora più alte. Sono stati rimborsati 30 milioni di euro per il denaro rubato e 80 milioni di euro per i danni. Secondo l’associazione assicurativa, è stato nuovamente confermato che “ogni euro di denaro rubato è compensato da due o tre euro di danni collaterali agli edifici e ad altre infrastrutture”.
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