Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Il caso Equalize e le violazioni in Intesa Sanpaolo riportano l’attenzione sul tema della sicurezza di dati personali e conti correnti. Ci sono strumenti per rendere la vita difficile ad hacker e dipendenti infedeli. Ma la vera chiave sono i controlli interni
La prima cosa che evapora dalla finanziaria del Paese più vecchio d’Europa (l’età media degli italiani viaggia spedita verso i 50 anni) è una delle sparute misure per favorire i giovani. Qualche mente sana aveva proposto di introdurre nella Legge di Bilancio 2025 la proroga semestrale del silenzio-assenso per il trasferimento del trattamento di fine rapporto (tfr) dei lavoratori dipendenti ai fondi pensione integrativi. Traduzione: se in quel periodo di sei mesi il lavoratore non sceglie se lasciare il tfr in azienda o farlo versare in un fondo pensione integrativo, i soldi vanno automaticamente in quest’ultimo. Nella prospettiva per i nostri figli e nipoti di avere – una volta lasciato il lavoro – pensioni da fame, nella migliore delle ipotesi, va da sé che la previdenza complementare può essere l’unico salvagente. Quindi, considerando la cronica mancanza di coraggio della nostra politica e dei governi di turno, perfino incapaci di mettere lo scontato disastro della previdenza obbligatoria all’ordine del giorno, dedicare un po’ di attenzione a questo capitolo sarebbe doveroso.
Come si posizionano i fondi pensione nelle successioni? Se l’iscritto muore prima della maturazione del diritto alla prestazione pensionistica, ovvero mentre lavora e versa contributi al fondo, l’intera posizione individuale è riscattata dagli eredi o dai beneficiari dallo stesso individuati, siano essi persone fisiche o giuridiche. Il riscatto non segue quindi le norme successorie: per cui se l’aderente effettua designazioni riscattano i soggetti prescelti, se non ci sono designazioni riscattano gli eredi in parti uguali e non rileva la quota di legittima. Pertanto l’iscritto può scegliere liberamente a chi devolvere la sua posizione (fanno eccezione soltanto i fondi pensione per i dipendenti pubblici, nei quali il capitale va al coniuge o ai figli o al genitore se a carico, e solo se questi soggetti non ci sono i beneficiari diventano gli eventuali designati), a differenza della pensione pubblica che invece viene trasmessa ai famigliari. In mancanza di tali soggetti, e in ogni caso se il riscatto non è esercitato entro il termine prescrizionale di dieci anni dal decesso, la posizione resta acquisita al fondo pensione. Per quel che riguarda i profili fiscali il riscatto caso morte è assoggettato a ritenuta di imposta del 15% (che si riduce dello 0,30 per ogni anno di iscrizione superiore al quindicesimo fino a un minimo del 9%) sull’importo erogato (al netto dei redditi già assoggettati ad imposta e dei contributi non dedotti) ed è esente da imposta di successione non rientrando, come detto, nell’asse ereditario.
Secondo un sondaggio di Natixis, nelle successioni il rischio che il consulente di famiglia non venga confermato dai figli o dal coniuge è alto. In Italia, dice un sondaggio di Aipb, ciò avviene nel 77% dei casi. Per le reti è una sfida-chiave per non perdere patrimoni
  • La flessibilità di Goal Driven Plan
Allianz Goal Driven Plan è un prodotto assicurativo caratterizzato dall’investimento di un premio di almeno 1000 euro, destinati ad uno o più fondi esterni dal cui valore dipendono le prestazioni previste dal contratto (il rimborso dell’investimento e la copertura assicurativa caso morte). La proposta di investimento prevede la selezione della propria strategia di investimento basata sul proprio profilo di rischio, la modalità di pagamento dei premi e sulla durata del Lifecycle. La strategia di investimento si basa su fondi esterni (ovvero di case terze) che investono in titoli a reddito fisso (medio e breve termine),
in materie prime, in obbligazioni e azioni dei mercati emergenti, in azioni statunitensi e globali, in obbligazioni societarie europee e comparti multi-asset. Sono disponibili tre profili di rischio del Life Cycle, e in questo caso si tiene conto della tariffa T4LIT02 – Dynamic, 10 year LifeCycle term

Arriva un momento in cui è necessario fermarsi a riflettere. Conviene ancora? Oppure è meglio dedicarsi ad altro? A questa domanda hanno risposto 2.100 aziende italiane dell’automotive interpellate dall’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana dell’Anfia (l’Associazione nazionale filiera industria automobilistica) e della Camera di commercio di Torino. Dall’indagine risulta che il 12% delle imprese coinvolte sta valutando seriamente di cambiare settore, magari per convertirsi ad altre produzioni come l’aeronautica o il comparto medico. Il 2024, per il comparto dell’automotive, è stato un anno di regressione, col 55% delle aziende che ha dichiarato di aver diminuito il proprio fatturato. Per un’impresa su tre, inoltre, è prevista una contrazione dell’occupazione.
«Ci sono numerose tecnologie innovative già disponibili per gestire l’impatto ambientale. Ad esempio le soluzioni di economia circolare per la valorizzazione degli scarti organici hanno un enorme capacità di ridare struttura ai terreni che necessitano di minore acqua irrigua, e creare valore, ma la loro adozione su larga scala è ancora limitata a causa di normative complicate e difficilmente interpretabili. Il potenziale inespresso risiede nella capacità di scalare queste soluzioni, renderle operative e integrarle nei sistemi esistenti»: Piero Manzoni, un passato in Siemens Power e Falck Energy, è Ceo e co-founder di Simbiosi, sede a Giussago (Pavia), società che realizza applicazioni finalizzate al risparmio di risorse naturali (aria, acqua, materiali e suolo) ed energetiche.
Liste di attesa troppo lunghe e conseguente rinuncia alle cure, difficoltà nell’accesso ai Pronto Soccorso e limitati servizi sul territorio. Sono questi i problemi maggiori secondo il terzo rapporto civico della salute realizzato da Cittadinanza Attiva e presentato nei giorni scorsi al Ministero della salute. Nello specifico su 24.043 segnalazioni dei cittadini nel 2023, in crescita di 9971 rispetto all’anno precedente, quasi una su tre, cioè il 32,4%, fa riferimento al mancato accesso alle prestazioni. A seguire, con il 14,2%, il tema delle cure primarie , ossia le difficoltà nel rapporto tra i cittadini e i Medici di Medicina generale e i Pediatri di Libera Scelta, nella continuità assistenziale e nel raccordo ospedale territorio. Poco sotto l’ambito dell’assistenza ospedaliera, con il 13,3%, troviamo le difficoltà relative ai Pronto soccorso, ai ricoveri e alle dimissioni; con l’11,1% segue l’ambito dell’assistenza territoriale , ossia le criticità relative allo scarso coordinamento delle strutture sul territorio, alla carenza di personale, alla scarsa presa in carico del paziente. Sotto al 10%, ma comunque rilevante, l’ambito della prevenzione che nel 2023 raccoglie l’8,6% delle segnalazioni, la sicurezza delle cure al 5,6% e il tema dei ticket sanitari che si attesta al 4,7%.

corsera

Trombe marine, incendi, ondate di calore, siccità, e poi cicloni e inondazioni. L’Europa meridionale ha vissuto nel 2024 una serie di eventi estremi, a conferma che l’area del Mediterraneo è in prima linea in una trasformazione che rischia di diventare normalità. L’Europa è il continente che si scalda più rapidamente: negli ultimi cinque anni ha registrato in media un aumento della temperatura di 2,3°C rispetto all’epoca pre-industriale, ben superiore alla media globale di 1,3° (dati Copernicus). Dopo l’Artico, l’area del Mediterraneo è la più colpita dai cambiamenti climatici. E il Mare Nostrum si riscalda del 20% più velocemente di tutti gli altri. «Da queste misure si traggono proiezioni di impatto inquietanti. Siamo entrati in una fase di accelerazione esponenziale nel cambiamento dell’ecosistema, al punto che non sappiamo più cosa succederà», commenta Grammenos Mastrojeni, segretario generale aggiunto dell’Unione per il Mediterraneo.

Complici la corsa della spesa previdenziale, il cosiddetto inverno demografico e i vincoli sempre più rigidi per l’Italia del Patto di stabilità Ue, la pensione anticipata in formato “flessibilità in uscita” è sempre meno utilizzata e utilizzabile. Nel 2025 le nuove uscite prima del limite dei 67 anni passando per le “vie flessibili” dovrebbero essere non più di 26.600. E circa due terzi, per la precisione 18mila, dovrebbero arrivare non attraverso un canale classico, ma con il ricorso all’Ape sociale, che sostanzialmente non è altro che un sussidio d’accompagnamento alla soglia di vecchiaia. Altri 6mila pensionati dovrebbero poi incamminarsi lungo il solco di Quota 103 in versione contributiva, ai quali si dovrebbero aggiungere 2.600 pensionate con Opzione donna nella più recente configurazione “selettiva”, ovvero con una platea molto ristretta.

Il sistema previdenziale pubblico, il cosiddetto primo pilastro, mostra ormai da tempo segnali di difficile sostenibilità se proiettato nel futuro. Eppure la previdenza complementare stenta ancora a decollare, con una partecipazione ancora troppo bassa. Solo un italiano su quattro investe in previdenza integrativa. E anche quella quota probabilmente non lo fa nel modo più efficiente possibile. È quanto emerge (e in parte si desume) dall’Osservatorio di Moneyfarm sulla previdenza complementare, che denuncia appunto un «Sistema previdenziale al collasso», con un patto intergenerazionale che si sta rompendo, con più neo-pensionati che neonati.