Il rapporto annuale di Germanwatch, Can e NewClimate Institute sulla performance climatica dei principali Paesi del pianeta, realizzato in collaborazione con Legambiente per l’Italia, e presentato a Baku alla Cop29, vede l’Italia confermarsi nella parte bassa della classifica al 43esimo posto. A pesare sul giudizio solo il rallentamento della riduzione delle emissioni climalteranti e una politica nazionale inadeguata a fronteggiare l’emergenza con un Pniec (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) poco ambizioso.

Il rapporto prende in considerazione la performance climatica di 63 Paesi, più l’Unione Europea nel suo complesso, che insieme rappresentano oltre il 90% delle emissioni globali.

La performance è misurata, attraverso il Climate Change Performance Index (Ccpi), prendendo come parametro di riferimento gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e gli impegni assunti al 2030. Il Ccpi si basa per il 40% sul trend delle emissioni, per il 20% sullo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica e per il restante 20% sulla politica climatica.

Per quanto riguarda l’Italia, dopo il crollo di 15 posizioni dello scorso anno, guadagna una posizione rispetto alla 43 del 2023. Nel corso dell’ultimo anno non è stato registrato alcun miglioramento significativo che conferma il nostro Paese ben lontana dalle prime posizioni della classifica occupate da Danimarca (4), Olanda (5) e Regno Unito (6).

Anche quest’anno le prime tre posizioni della classifica non sono state attribuite, in quanto nessuno dei Paesi ha raggiunto la performance necessaria per contribuire a fronteggiare l’emergenza climatica e contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1.5°C. In coda alla classifica troviamo Paesi esportatori e utilizzatori di combustibili fossili come Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Iran. La Cina, maggiore responsabile delle emissioni globali, scende di quattro posizioni rispetto allo scorso anno scivolando al 55° posto. Invece gli Stati Uniti, secondo emettitore globale, rimangono stabili al 57°posto. L’Unione europea (17°) rimane stabile a centro-classifica, con 16 Paesi nella parte medio-alta.

Sul risultato ottenuto dall’Italia continuano a pesare il rallentamento della riduzione delle emissioni climalteranti (38° posto della specifica classifica) e una politica climatica nazionale (55° posto della specifica classifica) fortemente inadeguata a fronteggiare l’emergenza climatica con un Pniec (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) poco ambizioso.

Secondo il Paris Compatible Scenario elaborato da Climate Analytics, il nostro Paese è in grado di ridurre le sue emissioni climalteranti di almeno il 65% grazie al 63% di rinnovabili nel mix energetico ed al 91% nel mix elettrico entro il 2030. E così arrivare nel 2035 al 100% di rinnovabili nel settore elettrico, confermando il phase-out del carbone entro il 2025 e prevedendo il phase-out del gas fossile entro il 2035. In questo modo sarà possibile raggiungere la neutralità climatica già nel 2040. Solo così sarà possibile vincere la sfida della duplice crisi, energetica e climatica, che rischia di mettere in ginocchio l’Italia.