Jean-Jacques Henchoz, attuale Ceo della compagnia di riassicurazione Hannover Re, ha deciso di lasciare l’azienda e gli succederà Clemens Jungsthöfel a partire dal 1° aprile 2025.

Henchoz, alla guida del riassicuratore dal 2019, ha spiegato di non voler prorogare il suo contratto in scadenza e lascerà il Consiglio esecutivo dell’azienda il 31 marzo 2025.

Durante il suo mandato, la capitalizzazione di mercato di Hannover Re è quasi raddoppiata, arrivando a circa 29 miliardi di euro, e negli ultimi sei anni il rendimento del capitale proprio è stato in media del 14,7%.

Jungsthöfel, attualmente Chief Financial Officer (CFO) di Hannover Re, assumerà la carica di Ceo dal prossimo 1° aprile. Hannover Re spiega la decisione per via “dell’eccezionale competenza dimostrata” da Jungsthöfel come Cfo di Hannover Re e dell’assicuratore del Gruppo HDI Global, nonché come partner della società di revisione e consulenza KPMG.

A subentrare a Jungsthöfel come Cfo di Hannover Re sarà Christian Hermelingmeier, che ha ricoperto il ruolo di Cfo di HDI Global SE da settembre 2020. Hermelingmeier è anche presidente del CdA di HDI Reinsurance Ireland SE. Durante il suo periodo come Cfo di HDI Global SE, la quota internazionale del business dell’assicuratore è salita dal 50% al 75% dei premi e il risultato del Gruppo è aumentato in modo significativo.

Intanto il gruppo ha reso noto i risultati sui nove mesi e ha comunicato di aver alzato il suo obiettivo di profitto per il 2024 grazie a un aumento del 30,4% dell’utile netto a 1,8 miliardi di euro per i primi nove mesi dell’anno, mentre il risultato dei servizi di riassicurazione è aumentato di oltre il 36% a 2,1 miliardi di euro.

I ricavi lordi da riassicurazione sono aumentati del 6,4% a 19,7 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2024, rispetto ai 18,5 miliardi di euro dell’anno precedente; a tassi di cambio invariati, la crescita sarebbe stata del 7%. Complessivamente, l’utile operativo è aumentato del 33,3% a 2,4 miliardi di euro da 1,8 miliardi di euro e l’utile netto è salito ai già citati 1,8 miliardi di euro, che riflettono anche l’impatto di un effetto fiscale positivo una tantum di 120 milioni di euro nel periodo.