Il lavoro ed i redditi per i giovani stanno andando sempre peggio e chi può scappa all’estero. Sempre di più i giovani che non studiano e non lavorano.
Dall’inviato speciale Ugo Ottavian
Un viaggio nei conti di un Paese che nonostante le promesse non vuole cambiare sistema, ecco quello che ha cercato di fare con queste riflessioni l’inviato speciale, andando fior da fiore a prendere le indicazioni sul nostro futuro. Le cose non nascono mai dal caso e per un’Italia spendacciona prima e stracciona poi, le radici affondano negli anni del recente passato. Fanno specie le scelte irrazionali e rabbiose portate avanti da quei pochi che ancora vanno a votare e la politica che da oltre 30 anni continua “a fare ammuina” anziché prendersi carico del Paese. Ma non scendiamo nella polemica.
La necessità di una guida
All’arrivo in questi giorni del rating di Moody’s sull’Italia, l’On. Giorgetti ha commentato che è stata premiata la prudenza sui conti pubblici del nostro Paese, come dire che mantenendo così le cose, ancora ci dicono che siamo bravi. Ma non è proprio veramente così. Moody’s che lascia il rating dell’Italia a Baa3 e alza l’outlook da negativo a stabile, avverte che non modificando gli indici di crescita ed usando i fondi europei per il mantenimento dello “Status quo” non raggiungeremo una chiusura positiva del ciclo economico. Ne deriva che quella “prudenza” si traduce in un avanti piano, quasi indietro anche se il ministro conferma che il Governo sta operando per il bene dell’Italia.
Intendere come premiata dall’Agenzia la prudenza sui conti pubblici, significa solo prendere atto che un taglio alla valutazione avrebbe portato l’Italia al cosiddetto livello “junk”, ovvero a “spazzatura” la considerazione sui titoli di Stato. Moody’s dopo la caduta del Governo guidato da Mario Draghi avvenuta un anno e quattro mesi fa, aveva deciso di abbassare le prospettive di futuro dell’Italia, da stabili a negative bocciando sul debito l’atteggiamento del governo, ma alla fine si è uniformata alle valutazioni di S&P, Dbrs e Fitch che avevano mantenuto sia il rating che l’outlook, cioè le prospettive sullo “stabile”, pur nel calo dell’economia italiana evidenziato dai rapporti economici internazionali.
Magra consolazione che lascia in vista come nervi scoperti i fatti di maggiore importanza per il nostro paese e cioè che: non stiamo aggredendo affatto l’evasione fiscale che potrebbe fruttare alla crescita oltre 100 mld. di €.; stiamo finanziando le prebende di stato come i bonus su giovani, i bonus cultura e la temporanea integrazione del reddito compreso quello da lavoro, esclusivamente con il cuneo fiscale. Come dire che il valore e la crescita degli stipendi vengono finanziati esclusivamente con i soldi di chi paga le tasse, i soli lavoratori dipendenti. Da che si ricordi però la crescita viene da sempre finanziata con gli investimenti e la partecipazione di tutti, non solo con il contributo di chi non può sottrarsi alle ritenute alla fonte.
Sei povero? Allora rimani povero
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