Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Le imprese italiane corrono ai ripari contro i rischi di cybersicurezza. E devono farlo in fretta, perché il pericolo è già qui, con attacchi all’ordine del giorno. Secondo il report di Deloitte “2023 Global Future of Cyber Survey”, il 98% delle imprese italiane intervistate ha sperimentato almeno una violazione informatica nell’ultimo anno, con danni di entità grave o estremamente grave in circa 2 casi su 3. Deloitte ha intervistato oltre mille responsabili aziendali (di cui 50 italiani) provenienti da organizzazioni con almeno mille dipendenti e 500 milioni di dollari (470 milioni di euro) di fatturato annuo. Di conseguenza, due terzi del campione italiano prevedono di aumentare i propri investimenti in cybersecurity, un trend più marcato rispetto alla dinamica a livello globale (55%): gli investimenti prediletti sono quelli in Cloud Computing (per circa il 50%), Intelligenza Artificiale (38%), IoT (38%) e Data Analytics (36%).
Nel 2024 saranno in crescita gli attacchi diretti dall’intelligenza artificiale. La società made in Usa di sicurezza informatica Check Point mette in guardia sulle nuove tendenze degli attacchi informatici nel prossimo futuro, ma “come i criminali informatici hanno sfruttato il potenziale dell’intelligenza artificiale e del machine learning, così faranno anche i difensori informatici”, indica la società. L’aumento degli attacchi informatici alle infrastrutture critiche, in particolare quelle coinvolgenti gli stati, porterà a uno spostamento verso modelli di “zero trust” che richiedono la verifica da parte di chiunque tenti di connettersi a un sistema, indipendentemente dal fatto che l’utente sia all’interno o all’esterno della rete.
Solo se inevitabile l’errore non integra l’illecito deontologico: sono queste le conclusioni cui è giunto il Consiglio nazionale forense (CNF) nella sentenza n. 177/2023 respingendo il ricorso di alcuni avvocati avverso la decisione del Consiglio distrettuale di disciplina (CDD) che aveva comminato loro la sanzione della sospensione dall’esercizio della professione forense per la durata di 3 mesi. Nei fatti era accaduto che a seguito di un incidente ferroviario nel quale avevano perso la vita 3 persone e ne erano rimaste ferite 46, uno studio legale pubblicava sulla propria pagina Facebook, quasi a ridosso della tragedia, un post invitando i parenti delle vittime a chiamare al fine di ottenere dai responsabili un giusto risarcimento. Ciò aveva provocato nel mondo forense «una veemente e sdegnata reazione» per le forme, i contenuti, i tempi e le modalità con le quali era stata diffusa l’offerta di prestazioni legali in favore delle vittime dell’incidente.
In caso di infortuni sul lavoro, la condanna 231 interviene senza sconti: è quanto emerge dalla sentenza della Cassazione n. 39129 del 26 settembre scorso, con cui la terza sezione penale ha affermato che anche la mancata adozione di cautele comportanti limitati risparmi di spesa, nel caso di specie poche decine di euro, può essere causa di reati colposi di evento in violazione della normativa antinfortunistica, e pertanto può fondare la responsabilità 231. La Cassazione ha valorizzato inoltre, quale vantaggio dell’ente, come gli interventi di manutenzione fossero stati omessi per non incidere sui tempi della attività.
Lo scambio dati sulle criptovalute partirà dal 2026 nell’Unione europea. Si abbatte così il segreto fiscale su un mercato che, a livello mondiale, ha raggiunto un valore di 2 mila miliardi di euro, secondo gli ultimi dati forniti dalla Bce. I dati sulle criptoattività saranno quindi scambiati tra le amministrazioni fiscali degli stati membri per entrare a far parte dell’anagrafe dei rapporti finanziari a disposizione dell’Agenzia delle entrate. Il 24 ottobre è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea la direttiva (Ue) 2023/2226, recante la modifica della direttiva 2011/16/UE, relativa alla cooperazione amministrativa nel settore fiscale (Dac 8). La direttiva entrerà in vigore dal 1° gennaio 2026 in contemporanea allo strumento Ocse per la rendicontazione delle criptovalute (Carf) e rispettando le scadenze previste dal regolamento sui mercati delle criptoattività (MiCa).
I comuni italiani, dai più piccoli alle città metropolitane, si stanno spopolando di sportelli bancari. Nei primi 9 mesi dell’anno ne sono stati chiusi 635: poco più di due ogni giorno, volendo fare un calcolo a spanne. Circa 4,3 milioni di italiani vivono in un comune nel quale non è possibile accedere di persona a un servizio bancario, che si tratti di un prelievo di contanti o di un deposito o della contrattazione di mutui e prestiti. Oltre 6 milioni, invece, sono a rischio perché possono contare su una sola filiale, magari però distante chilometri da casa o ufficio.
Nuova stangata sui Millennials la pensione anticipata a 64 anni diventa un’occasione da ricchi
I Millennials finiscono in un gioco delle tre carte. Per agevolare la loro pensione di vecchiaia, il governo Meloni in manovra di fatto gli rende impossibile la pensione anticipata, caricandola di aggravi rispetto ai già rigidi requisiti Fornero. Ecco che se per uscire a 67 anni basterà un reddito un terzo più basso di ora (17 mila euro), per uscire a 64 anni servirà invece una retribuzione del 7% più alta di quella già alta di oggi (46 mila euro). Alta e continua per vent’anni, senza buchi o salti.
“Al nostro Paese manca un piano per adattarci alla crisi del clima”
i«Serve una visione forte del futuro di questo Paese. Intendo il futuro “fisico”: come scorreranno i fiumi e gli altri corsi d’acqua, cosa si coltiverà e dove, come si produrrà energia se le centrali idroelettriche, diminuendo gli accumuli nevosi in montagna, non potranno più contare sul necessario deflusso di acqua. Tutto questo è compito della politica nazionale». Giulio Boccaletti è direttore scientifico del Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici. Tuttavia, di fronte agli ultimi eventi meteo estremi che hanno messo in ginocchio l’Italia, sommergendola, dalla Romagna alla Toscana, passando per il Seveso aMilano, Boccaletti preferisce non invocare solo il clima che cambia, ma sottolineare anche l’inadeguatezza delle infrastrutture idriche del nostro Paese e della sua politica di gestione del territorio.
C’è il cambiamento climatico in cima alle preoccupazioni di esperti e cittadini. E già il fatto di avvertirlo come il maggiore rischio con cui dover fare i conti è di per sé un elemento positivo. Se infatti avere contezza della posta in gioco non può bastare, è comunque fondamentale capire il peso della minaccia con cui tutti quanti dobbiamo confrontarci. E proprio per comprendere e valutare la percezione della minaccia e dell’impatto di questo e di altri rischi emergenti sull’intera società arriva il “Future risk report”, il documento sui rischi emergenti a livello globale realizzato da Axa in collaborazione con Ipsos.
Per le compagnie sono state in questi ultimi anni l’Uovo di Colombo per ridurre i rischi – trasferendoli sui clienti – e alleggerire i requisiti di capitale, oltre che per aumentare i guadagni. E per molto tempo le polizze vita di Ramo III, le unit linked (agganciate a fondi d’investimento), hanno funzionato egregiamente per le assicurazioni. Questi prodotti sono arrivati a rappresentare una quota importante dell’intero patrimonio del ramo Vita. Oggi valgono circa 200 miliardi su 800 miliardi, in cui la parte del leone continuano a farla quelle di Ramo I, che offrono un rendimento basso ma in molti casi certo (se c’è un rendimento garantito) e molto meno soggetto a oscillazioni.
Il mercato immobiliare e quello dei mutui ipotecari sono come stretti in una morsa, al repentino rialzo dei tassi d’interesse si aggiungono le incertezze economiche e anche i timori suscitati dalla guerra in Ucraina e ora dalla crisi in Medio Oriente, il risultato è una contrazione del numero di compravendite e delle erogazioni dei mutui che, trimestre dopo trimestre, è andato rafforzandosi. I dati statistici diffusi dal Consiglio nazionale del notariato e relativi ai primi sei mesi dell’anno parlano di un calo delle compravendite di quasi il 9%,mentre i mutui sono diminuiti del 29,5%; per la fine dell’anno la previsione è di un calo complessivo del 10,5% degli acquisti e del 23,8% per i mutui.
Quest’anno la spesa per il welfare ammonterà a 632,4 miliardi di euro, con una crescita del 3,7% rispetto al 2022. Questo dato nasconde però uno squilibrio che rischia di minare la coesione sociale: più della metà delle risorse sono infatti destinate alla previdenza, che lascia dunque relativamente pochi fondi disponibili per sanità, politiche sociali e istruzione. A lanciare l’allarme è il rapporto del think tank “Welfare, Italia” (sostenuto da Unipol Gruppo con la collaborazione di The European House — Ambrosetti), secondo il quale ben 317,9 miliardi (più 7,1% rispetto al 2022) servono a pagare le pensioni, mentre alla sanità vanno 136 miliardi (il 21,5% del totale dei fondi), alle politiche sociali 106,7 miliardi (16,9%) e all’istruzione 71,8 miliardi (11,3%). Tenuto poi conto del tasso di crescita della spesa previdenziale, le pensioni sono destinate a ritagliarsi una fetta sempre più importante del bilancio statale a discapito delle altre voci. Cosa che farà, seppur in misura decisamente minore, la sanità che è in crescita del 3,9%, soprattutto per l’aumento del 4,5% dei redditi da lavoro dipendente del personale del Sistema sanitario nazionale.
Le difficoltà del welfare non mettono a rischio solo l’assistenza sanitaria e il sistema pensionistico, ma minacciano la tenuta del Paese. A lanciare l’allarme è Carlo Cimbri, presidente di Unipol Gruppo, secondo il quale il welfare è il “pilastro” della coesione sociale. «Non c’è coesione sociale senza un sistema di welfare inclusivo che comprenda tutti — afferma Cimbri — Il privato è totalmente allineato agli interessi dello Stato, per esempio nella sanità. Chi paga prestazioni, che sia lo Stato o un privato, ha l’obiettivo di pagare la migliore prestazione possibile alle migliori condizioni possibili». Per il numero uno di Unipol è necessario fissare delle regole affinché l’Italia sia in grado di superare le difficoltà: «Questo vale, per esempio, per l’assistenza alla terza età e per le calamità naturali. Fissare delle regole aiuta tutti noi a stare meglio insieme », dice sottolineando che «il nostro sistema di welfare soffre di uno squilibrio per quanto riguarda le risorse impiegate nella componente fondamentale. Le risorse dello Stato sono importanti, ma è importante promuovere una cultura del secondo pilastro, la collaborazione tra pubblico e privato è fondamentale per il futuro».
Il principale motore delle immatricolazioni in Italia rischia di rallentare. Dopo esser arrivato a rappresentare quasi un terzo del totale degli acquisti di auto nuove, il settore dell’autonoleggio inizia infatti a vedere un calo degli ordini da parte dei propri clienti aziendali. Le prospettive non sono rosee neanche sul fronte dei privati, che stanno comunque facendo sempre maggiore ricorso al noleggio a lungo termine in alternativa all’acquisto. «Attualmente le immatricolazioni sono ancora molto vivaci, ma si tratta di ordini vecchi spiega Alberto Viano, presidente dell’associazione di categoria Aniasa – I tempi di consegna restano infatti molto lunghi e i veicoli che stiamo inflottando adesso sono stati ordinati più di sei mesi fa. In questo momento invece le aziende sono molto più caute». Sul fronte dei privati la crescita, che comunque c’è, è ostacolata dal ridotto accesso agli incentivi. Dopo numerosi rinvii e modifiche, il governo ha infatti stabilito che le auto acquistate da società di autonoleggio abbiano diritto solo alla metà degli incentivi.
Il principio è noto e antico: con i contributi del mio lavoro oggi pago chi sta prendendo la pensione, e domani ci dovrà essere qualcuno che lo farà per me. Se questo equilibrio si spezza, le casse dell’Inps e degli altri enti previdenziali saltano. L’attenzione dei governi è concentrata su come far reggere sul lungo periodo il sistema previdenziale che lega a doppio filo il numero di lavoratori a quello dei pensionati, considerando anche che non tutti i cittadini hanno la garanzia di un lavoro per almeno 40 anni. E a livello Paese chi è in difficoltà deve essere aiutato da chi sta meglio. Ma dove si collocano i margini di questo equilibrio? Da sempre i ragionamenti sono basati sui dati nazionali nel loro complesso. Invece l’ultima analisi del Centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali di Alberto Brambilla (sul 2021) dal titolo «La Regionalizzazione del Bilancio Previdenziale italiano», e che Dataroom ha potuto leggere in anteprima, sposta lo sguardo andando a vedere come stanno le cose dentro le singole Regioni. I risultati mostrano una radiografia impietosa. Vediamo perché
Quarrata, la città del mobile, una decina di chilometri da Pistoia. Vista dall’alto sembra una torbida palude dove spunta anche una montagnola di mobili accatastati. Di là, nelle decine di piccoli capannoni ai piedi del Montalbano, li fabbricano e di qua li buttano perché rovinati dall’acqua.
Versare per figli e nipoti e accumulare così un tesoretto a cui i giovani potranno attingere. Quali le possibili forme? Con il Tfr si diversifica meno e si perdono i vantaggi fiscali della previdenza integrativa
A che punto è la notte del motore endotermico? L’alba scoccherà nel 2035, come ratificato dai ministri Ue dell’Energia, allora i motori a scoppio alimentati a benzina e diesel si fermeranno per lasciare il posto, nei cofani, a quelli a batteria. Le case automobilistiche, tra non pochi mugugni e prese di posizione critiche, si stanno adeguando. Renault ha annunciato lo scorporo dei business della propulsione elettrica, Stellantis ha aggiornato il piano strategico al 2030 prevedendo oltre 75 modelli a energia verde, Volkswagen stanzierà 122 miliardi per la transizione e prevede per il 2025 un modello a batteria ogni cinque venduti nel mondo. E questo solo per restare nel Vecchio continente. Queste però sono le dichiarazioni dei costruttori, cioè di chi fa l’offerta. Parole che incoraggiano, se si guarda alla tagliola del 2035. Se invece si sposta lo sguardo sulla domanda, in particolar modo italiana, l’ottimismo cede alla preoccupazione. La diffusione delle auto elettriche, infatti, continua a crescere dappertutto a livello internazionale, talvolta superando i piani di sviluppo degli operatori.
A quasi un anno e mezzo dalla acquisizione di Assiteca, datata giugno 2022, l’inglese Howden fa il punto della transizione alla luce dei risultati annuali che il broker assicurativo presenta alla data del 30 settembre. «È stato un bilancio estremamente positivo – dice Federico Casini, ceo di Howden Italia -. Un anno denso di impegno non solo nel business e negli aspetti finanziari, visto che abbiamo anche trasferito la sede milanese nei nuovi uffici di via Arconati, di cui ora cogliamo i risultati». I ricavi dalle attività italiane sono saliti a 108,2 milioni di euro, con un incremento del 15,7 per cento rispetto ai 93,5 milioni di euro del 30 giugno 2022. Questo a perimetro costante. Considerando invece anche l’apporto delle due acquisizioni realizzate nel periodo, Wide care service e Assimovie, il controvalore delle provvigioni realizzate nei dodici mesi sale a 113 milioni di euro, che diventa il nuovo punto di partenza per valutare il periodo in corso.
Sono solo il 14%, stando al primo rapporto di Trend Micro Research sulla preparazione informatica delle piccole imprese. Una su cinque è ancora principiante nel contrastare gli attacchi pirata. Le 708 aziende coinvolte raggiungono un cyber index medio di 51 su 100, ma il livello di sufficienza è a 60
Dismissioni da monitorare per mantenere il “bonus investimenti”, ma non per il furto del bene agevolato. Secondo l’articolo 1, comma 1060, della legge 178/2020, se entro il 31 dicembre del secondo anno successivo a quello di entrata in funzione o di interconnessione, i beni agevolati (”ordinari” e “4.0”) sono ceduti a titolo oneroso o destinati a strutture produttive ubicate all’estero, il credito d’imposta è ridotto escludendo il relativo costo. Per gli investimenti 4.0 è comunque applicabile il comma 30 dell’articolo 1 della legge 205/2017, ma solo in relazione alla disciplina dei cosiddetti investimenti sostituivi.