Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Il fronte è compatto. Agenti di assicurazione e broker lanciano insieme l’allarme contro le norme della Legge di Bilancio che introducono l’obbligo di una ritenuta d’acconto sulle provvigioni percepite dagli intermediari. La novità, in una fase tassi d’interesse alti e con il costo del debito in salita, metterebbe a dura la prova la sopravvivenza di buona parte degli intermediari e danneggerebbe anche le compagnie di assicurazioni, dicono gli operatori. Il fatto più grave è che «le imposte-ritenute verrebbero versate al momento della rendicontazione dei contratti con le compagnie, quindi in anticipo di diversi mesi rispetto alle ordinarie tempistiche previste dal sistema fiscale per il pagamento delle imposte», osserva Flavio Sistilli, presidente di Aiba, l’associazione dei broker di assicurazioni. «Le aziende ovunque vengono correttamente tassate sull’utile determinato dalla somma dei ricavi meno i costi», aggiunge, «mentre in questo caso gli intermediari verrebbero tassati anticipatamente sui soli ricavi».
Dal primo gennaio i rinnovi dei trattati assicurativi nel settore del brokeraggio sono stati i più complessi e difficili degli ultimi decenni, introducendo una significativa volatilità del mercato. I rischi più colpiti sono stati il Property e i rischi Specialistici, che hanno risentito della guerra e dell’Inflazione. La conseguenza è stato un aumento dei tassi, una minore disponibilità di capacità e una modifica dei termini e delle condizioni di copertura. In particolare per quanto riguarda le valutazioni. Trend che emergono dai report aggiornati trimestralmente sul trend di mercato del brokeraggio assicurativo da Aon
La volontà è scalare rapidamente la classifica delle società di brokeraggio assicurative italiane facendo leva sull’innovazione tecnologica. Per riuscire nell’intento Wide Group, compagnia insurtech nata nel 2016 per volontà di tre giovani manager del settore (Gianluca Melani, Gerardo di Francesco e Matteo Barbini), ha dalla sua una disponibilità di cassa di 200 milioni di euro, che potrà essere utilizzata per operazioni di m&a ma anche per nuovi investimenti in innovazione. Lo scorso agosto nel capitale di Wide è entrato il fondo di private equity inglese Pollen Street, tra i principali investitori europei specializzati in financial services, con oltre 5 miliardi di euro in gestione. L’ingresso ha dato spinta ai piani di Wide, con i tre manager che restano saldamente al timone come azionisti di maggioranza, ma con nuove risorse per crescere.
La Commissione europea dovrebbe dare il via libera aldocumento programmatico di bilancio inviato dall’Italia. Il governo dovrà poi rispondere alla richiesta delle assicurazioni per rivedere in parte la norma sull’obbligo di polizze catastrofali per le imprese. In particolare il settore chiede un tetto ai rischi che le compagnie potranno assumere. Ieri al ministero delle Imprese c’è stato un tavolo cui hanno partecipato, tra gli altri Mef, Ivass, Ania e Unipol. È stato un primo confronto, interlocutorio, senza impegni precisi, in attesa che prendano corpo gli emendamenti e che si tengano nuovi faccia a faccia per approfondire le caratteristiche dei prodotti assicurativi che saranno utilizzati.
Iniziano a intravedersi gli effetti della stretta monetaria sulle imprese italiane. Nel terzo trimestre di quest’anno le aziende che hanno dichiarato fallimento sono salite a 1.563. Il dato è più alto dell’8,8% rispetto al luglio-settembre del 2022, anche se è più basso di quanto registrato nel terzo trimestre 2021 (-13,5%). Lo rivela l’Analisi sulle Liquidazioni giudiziali realizzata da Cribis, società del gruppo Crif specializzata nella business information. L’aumento delle aziende in difficoltà si lega alla riduzione dei crediti verso la clientela.
Rafforzare le indagini e l’azione penale sui reati ambientali con l’aumento da 9 a 18 degli illeciti attualmente previsti dal diritto penale dell’Ue e sanzioni più severe: fino a 10 anni di reclusione per le persone fisiche e per le persone giuridiche fino a 40 milioni di euro o fino al 5% del fatturato. È questo in sintesi l’accordo provvisorio raggiunto tra la presidenza del Consiglio dell’Ue e i negoziatori del Parlamento europeo sulla proposta di nuova direttiva sulla criminalità ambientale (si veda ItaliaOggi del 25/11/2023).
La giurisprudenza afferma che il personale scolastico ha l’obbligo di vigilanza sugli alunni, pur differenziato a seconda dell’età degli studenti, e deve evitare che gli stessi possano arrecare danno a terzi, o a se stessi, e che possano essere esposti a prevedibili fonti di rischio o a situazioni di pericolo. La più gettonata all’interno delle direttive dei vari istituti scolastici, benché datata, è la sentenza della Corte dei conti, sez. III, 19.2.1994, n° 1623, secondo cui l’obbligo della vigilanza ha rilievo primario rispetto agli altri obblighi di servizio. Perciò, nel caso un docente si trovasse a dover adempiere contemporaneamente a più obblighi di servizio, in luoghi diversi, dovrà sempre scegliere il dovere di vigilanza, allontanandosi dalla classe solo dopo aver incaricato della sorveglianza un collaboratore scolastico o un collega presente. Il bidello non può rifiutare l’incarico perché è un compito previsto contrattualmente che lo rende responsabile dei danni eventualmente subiti dagli alunni a lui affidati.
Continua la ricerca di profili professionali tech e digital da inserire nel mercato assicurativo. Secondo le previsioni di Italian insurtech association (Iia), nel triennio 2023-2025 è previsto l’inserimento di 25 mila nuovi profili con competenze tecnologiche avanzate: data manager, cloud architect, data analytics, warehousing & business intelligent, project & program management. Il problema è che non si trovano. In un mercato in cui le nuove tecnologie stanno riscrivendo le regole e aumentando la competizione tra i diversi operatori l’aggiornamento delle competenze diventa prioritario. Tuttavia, secondo il nuovo report Competenze 2023 di Iia, che ha coinvolto oltre 150 soggetti del settore assicurativo, esiste un gap tra le competenze di base e quelle richieste dal mercato.
Un progetto, inizialmente destinato ai dipendenti del gruppo, che si è ben presto trasformato in una iniziativa da condividere con un pubblico più ampio di appassionati e tifosi e che infine diventerà una docuserie trasmessa dalla Rai. «Il nostro gruppo ha sempre creduto nell’abbinamento di un brand forte a livello internazionale con lo sport», ha spiegato ieri Giacomo Campora, amministratore delegato di Allianz spa, nel presentare a Milano, nell’Auditorium della Torre Isozaki quartier generale della compagnia, il progetto «Sognando Parigi 2024: 7 atleti, un solo traguardo».
Solo lo 0,45% delle aziende italiane ha una copertura per i danni ambientali causati dalla propria attività. Lo rivela un’elaborazione di Pool Ambiente, consorzio di co-riassicurazione, sulla base dei dati della prima rilevazione statistica recentemente condotta da Ania sulla diffusione delle polizze di responsabilità ambientale in Italia nel 2021 tra le società (microimprese, Pmi e multinazionali).
Il 17 dicembre è una scadenza importante per tutti i datori di lavoro che hanno almeno 50 dipendenti: da tale data, infatti, si devono dotarsi di sistemi di whistleblowing che siano conformi alle prescrizioni introdotte dal decreto legislativo 24/2023 (dal 17 luglio la normativa è entrata in vigore per le aziende con più di 249 dipendenti). Per comprendere se un datore rientra oppure no nella soglia dei 50 dipendenti, bisogna partire dalle indicazioni che fornisce il decreto legislativo 24/2023. Il decreto, per i datori di lavoro privati, fa riferimento a quelli che hanno impiegato, nell’ultimo anno, la media di almeno 50 lavoratori subordinati con contratti a tempo indeterminato o determinato.
È in dirittura d’arrivo a Bruxelles la direttiva sul dovere di diligenza delle imprese per la sostenibilità, meglio conosciuta come Csdd nell’acronimo inglese. Considerata «fondamentale» dalla Commissione europea «per realizzare la transizione verso la sostenibilità sociale e ambientale, e per un’economia dell’Ue più resiliente e competitiva», è oggetto di confronto tra le istituzioni europee. Mercoledì prossimo, 22 novembre, avrà luogo il quarto round del trilogo tra Consiglio Ue, Parlamento e la Commissione.
L’estensione del “dovere di diligenza” all’intera catena del valore amplia in modo sproporzionato la responsabilità delle imprese e può rendere irrealistica l’applicazione delle norme, ritenendo di fatto impossibile per un’impresa verificare il rispetto delle norme lungo tutta la filiera, a monte e a valle. Inoltre, l’esclusione delle Pmi sarebbe solo formale perché ne sarebbero colpite proprio in virtù dell’estensione della due diligence all’intera catena del valore.