di Andrea Pira
La possibilità di andare in pensione a 62 anni di età con 41 di contributi potrebbe arrivare a costare 700 milioni di euro. Il cantiere della previdenza sarà uno dei principali della manovra di bilancio che il governo sta predisponendo. Le risorse sono però limitate, anche tenuto conto che la sola indicizzazione degli assegni all’inflazione costerà allo stato oltre 50 miliardi al 2025. Allo studio per gestire la fine della cosiddetta Quota 102 a fine anno, c’è l’adozione per 12 mesi di Quota 41 e la proroga di altre due misure di flessibilità per l’uscita dal mondo del lavoro, opzione donna e l’ape social.
La volontà del governo, come ricordato dalla ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, e dal sottosegretario, Claudio Durigon, è di evitare con il nuovo anno si verifichi «uno scalone di gennaio» per un ristretto gruppo di lavoratori.
Come avvenuto già con Quota 100, la nuova misura, secondo quanto trapela, dovrebbe prevedere il divieto di cumulo con il lavoro, paletto che secondo alcune stime potrebbe dimezzare la platea di beneficiari, stimata in massimo 50mila lavoratori. Considerando la platea totale il costo al 2024 raddoppierebbe invece a 1,4 miliardi. Sempre mutuata da Quota 100 dovrebbe essere adottato il meccanismo della finestra mobile.
Le stime sulla potenziale platea sono centrali. Lo scorso giugno una analisi dell’Inps e dell’Ufficio parlamentare di bilancio riferiva che trascorsi tre anni dall’avvio e terminata la sperimentazione, i dati su Quota 100 dicono che nell’ambito della misura bandiera della Lega per andare uscire dal mondo del lavoro con 62 anni di età e 38 di anzianità contributiva sono state accolte poco meno di 380mila domande, 298mila in meno rispetto alle 678mila uscite stimate nella relazione tecnica che accompagnava il provvedimento. Il profilo dei cosiddetti «quotisti» è quello di un uomo che lavora nel privato. In termini assoluti le Quota 100 sono più concentrate al Nord, ma in percentuale l’incidenza è maggiore è nel Mezzoggiorno. Il pensionamento è avvenuto principalmente a ridosso dei requisiti e l’anno d’oro per la misura è stato il 2019, con oltre 155mila pensionati, quando ad aderire furono disoccupati e silenti, ossia soggetti che pur avendo versato contributi in passato non lavorano o non percepiscono altre prestazioni.
Altri pilastri della prossima legge di bilancio saranno l’estensione del regime forfettario a 85mila euro, la cosiddetta flat tax incrementale sugli aumenti di reddito o su una parte di essi e la tregua fiscale per le cartelle fino a 2.500 o 3.00 euro. (riproduzione riservata)
Fonte: