DOSSIER GUGGENHEIM SU UN BINARIO MORTO, COME ANTICIPATO DA MF-MILANO FINANZA
di Andrea Deugeni
Tonfo a Piazza Affari per Banca Generali. Dopo che ieri l’agenzia Bloomberg ha riportato quanto già anticipato da MF-Milano Finanza il 28 ottobre scorso, vale a dire che il dossier Guggenheim è finito su un binario morto, le azioni dell’istituto guidato da Gian Maria Mossa sono state vendute a piene mani in borsa, finendo in asta di volatilità e chiudendo la seduta a 32,1 euro, in calo del 5,3%.
Con 228 miliardi di dollari di masse in portafoglio e un consolidato track record nei servizi di gestione patrimoniale per assicurazioni, fondi pensione, fondazioni e private banking, Guggenheim è un asset manager statunitense finito nel mirino delle Generali e valutato fra tre e quattro miliardi di dollari. Considerando che nel piano industriale di dicembre scorso il ceo Philippe Donnet ha riservato al massimo tre miliardi per il capitolo m&a, in particolare nel danni in Europa e nel risparmio gestito nel mercato anglosassone, il finanziamento dell’acquisizione del gruppo guidato dal patron del Chelsea Mark Walter sarebbe dovuto passare anche dalla valorizzazione del 50,17% di Banca Generali custodito nel bilancio del Leone. Boccone che fa gola anche a Mediobanca, pur nella scomoda posizione di parte correlata. Già a fine settembre, sulle indiscrezioni dell’operazione sull’asse Milano-Trieste che avrebbe potuto far contento anche Francesco Gaetano Caltagirone post-discesa di Piazzetta Cuccia nel capitale delle Generali (l’imprenditore romano poi è sempre stato favorevole anche a una crescita del Leone dell’asset management d’Oltreoceano), erano scattare le speculazioni di borsa. L’agenzia americana parla di congelamento dell’idea di acquisire Guggenheim a causa del prezzo troppo alto e del peggioramento delle condizioni di mercato. Ma a quanto risulta a MF-Milano Finanza, hanno giocato un ruolo importante anche le due diverse culture aziendali, i dubbi dei consiglieri di minoranza, ma soprattutto le difficoltà di allineare una società composta da manager-azionisti da liquidare, inglobare e trattenere in una compagnia straniera per il mercato a stelle e strisce dove tradizionalmente gli operatori europei non hanno avuto grandi fortune. Aspetti, anche questi, che sul tavolo delle trattative incidono sul valore da dare all’asset. Come già riferito, Generali ha aperto il piano «B»: c’è chi non esclude una riapertura delle trattative in futuro, ma al momento Donnet sta guardando altri asset manager di più piccola taglia. Non solo l’americana Brightsphere (91 miliardi in gestione e quotata al Nyse), ma anche altri operatori: fonti riferiscono di scouting continuo e dell’individuazione di due o tre società, pare anche in Uk. A quanto risulta, infine, resta sempre valida l’idea di monetizzare il pacchetto Banca Generali per finanziare la campagna acquisti. (riproduzione riservata)
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