ABBASSA A NEGATIVO L’OUTLOOK SUGLI ISTITUTI DI SEI PAESI UE. IN ITALIA LA CRESCITA ZERO ANNULLERÀ I BENEFICI DEI TASSI

di Francesca Gerosa
Solo le banche di Austria e Regno Unito si salvano dalla scure di Moody’s. Gli outlook sulle banche di Italia, Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Polonia e Slovacchia sono stati abbassati dall’agenzia di rating da stabili a negativi. I motivi? La crisi energetica, l’inflazione elevata e l’aumento dei tassi di interesse indeboliscono la crescita economica, inoltre l’aumento dei prezzi e dei tassi influenzerà il merito creditizio di molte imprese e famiglie, creando nuovi crediti problematici. Solo sulle banche di Austria e Regno Unito gli outlook restano stabili poiché il capitale solido e i margini in miglioramento compenseranno i venti contrari macroeconomici. «Abbiamo modificato le prospettive in negativo delle banche di sei Paesi europei poiché prevediamo un ulteriore deterioramento delle condizioni operative, con un indebolimento della qualità del credito, della redditività e dell’accesso ai finanziamenti delle banche, sebbene l’impatto varierà da Paese a Paese», ha spiegato Louise Welin, VP-Senior Credit Officer di Moody’s. Nel caso dell’Italia l’outlook scende a negativo a causa del rischio di stagflazione. «Le condizioni operative si deterioreranno ulteriormente nei prossimi 12-18 mesi, indebolendo la qualità dei prestiti, la redditività e l’accessibilità ai finanziamenti delle banche», ha affermato Guy Combot, VP-Senior Analyst di Moody’s, prevedendo che la crescita del pil italiano sarà pari a zero nel 2023, rispetto al 2,7% stimato per quest’anno. Al contempo l’indebolimento dell’attività creditizia dovuto al rallentamento dell’economia, l’aumento degli accantonamenti per perdite su crediti e dei costi operativi, nonché il rimborso dei finanziamenti ultra-economici Tltro della Bce annulleranno in parte i benefici dell’incremento dei rendimenti dei prestiti con il rialzo dei tassi, ha previsto Combot. Una nota positiva, però, c’è: «Prevediamo che i coefficienti patrimoniali delle banche italiane assorbiranno i rischi crescenti e rimarranno sostanzialmente solidi. Le misure governative per alleviare la pressione su imprese e famiglie, causata dall’aumento dei costi dell’energia, saranno di aiuto anche al settore bancario», ha continuato Combot. Detto questo, queste misure «non forniranno una protezione completa e i prestiti problematici aumenteranno. Infatti, prevediamo che il rialzo dell’inflazione e il peggioramento delle condizioni economiche porteranno a un aumento dei nuovi prestiti non performanti, gli npl, nel 2023 e nel 2024. Certo, le banche italiane continueranno a smaltire e cartolarizzare gli npl anche il prossimo anno. Tuttavia, i benefici derivanti dalle vendite di npl saranno inferiori a quelli degli ultimi cinque anni», ha avvertito l’esperto. Gli npl in pancia alle banche italiane sono scesi al 2,6% del totale dei prestiti a giugno 2022 dal 3,1% di fine 2021 e dal 4,1% del 2020, ma sono rimasti al di sopra della media Ue (1,8%). Anche le attività ponderate per il rischio (Rwa) cresceranno in quanto l’economia debole aumenta la probabilità di insolvenza dei prestiti e di perdite più elevate. La minor redditività indebolirà la generazione di capitale delle banche. Il circolo è corto e vizioso perché la stagnazione dell’economia frenerà l’attività e i ricavi delle banche e gli accantonamenti per perdite su crediti probabilmente aumenteranno con l’incremento degli npl. Infine, con le modifiche alle condizioni dei fondi Tltro della Bce, i profitti delle banche italiane non beneficeranno più dei finanziamenti a basso costo. (riproduzione riservata)

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