L’INDICE PMI DELL’EUROZONA RISALE A 47,8 MA SEGNALA ANCORA UNA CONTRAZIONE
L’indice Pmi dell’Eurozona risale a novembre a 47,8 rispetto al 47,3 di ottobre e a una previsione del consenso di 47. Il valore, basato su un’indagine su oltre 5 mila imprese, rimane comunque sotto quota 50 e così segnala una contrazione economica in arrivo. Il lieve miglioramento di novembre potrebbe anticipare un minor calo dell’attività nell’area nei prossimi mesi. L’attesa resta quella di una recessione che secondo S&P Global (la società che produce l’indice) sarà «di poco più dello 0,2%» nel quarto trimestre.

Una buona notizia è arrivata riguardo all’inflazione: la pressione sui prezzi «sta mostrando segnali di miglioramento, in particolare nel settore manifatturiero», ha osservato S&P Global. «Questo fattore dovrebbe aiutare a contenere il costo della vita. Inoltre le prospettive più ottimistiche sull’inflazione dovrebbero ridurre la necessità di un ulteriore inasprimento aggressivo della politica monetaria».

Il messaggio degli economisti di S&P Global è rivolto alla Bce che dopo due rialzi consecutivi dei tassi dello 0,75%, il livello massimo nella sua storia, potrebbe rallentare il passo a dicembre con un incremento dello 0,5%. La direzione resta quella di un aumento che a fine anno porterà i tassi a un livello neutrale, tale cioè da non frenare né stimolare l’economia. La presidente Bce Christine Lagarde ha già detto che i rischi di recessione sono aumentati ma i tassi potrebbero comunque salire fino ad arrivare in territorio restrittivo.

L’ipotesi è stata considerata anche dal membro del comitato esecutivo Fabio Panetta, che però nei giorni scorsi ha vincolato questa mossa a «prove convincenti» dai dati economici e ha sottolineato anche i rischi di una stretta eccessiva. In particolare una strategia troppo aggressiva per Panetta «potrebbe comportare una perdita permanente di produzione», causando una «cicatrice che potrebbe rivelarsi difficile da rimarginare».

Anche il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha osservato che «la necessità di continuare l’azione restrittiva è evidente, anche se le ragioni per attuare un approccio meno aggressivo stanno guadagnando terreno».

La maggior parte degli economisti si aspetta un rialzo dei tassi Bce di 50 punti base a dicembre. I mercati monetari stimano al 40% la probabilità di un aumento di 75 punti base e al 60% di 50 punti base. Per la decisione finale sarà decisivo il prossimo dato sull’inflazione nell’Eurozona, ormai vicina al picco secondo gli economisti: per Citi scenderà a novembre per la prima volta da metà 2020, passando dal 10,6% di ottobre al 10,3%.«La probabile recessione e l’indebolimento degli indici dei prezzi potrebbero indicare pressioni inflazionistiche più contenute, in linea con l’opinione che la Bce inizierà presto ad allentare il ritmo di inasprimento monetario», ha osservato Hsbc.

Gli ultimi indici Pmi hanno mostrato per il quinto mese consecutivo un declino dell’attività economica nell’Eurozona. Nonostante il tasso di contrazione sia rimasto il secondo più forte dal 2013 escludendo i mesi di pandemia, l’intensità del deterioramento è diminuita grazie al calo più moderato degli ordini, alla riduzione dei problemi nelle catene distributive e al miglioramento della fiducia. Il clima economico è tuttavia rimasto peggiore rispetto alla media storica e la domanda ha continuato a ridursi a ritmo sostenuto, frenando la crescita occupazionale. Il settore manifatturiero ha continuato a guidare la contrazione. I numeri peggiori sono arrivati ancora dalla Germania (a 46,4), mentre la Francia ha registrato il primo calo dell’attività da febbraio 2021 (a 48,8). (riproduzione riservata)

Fonte: logo_mf