LE STIME DI ALLIANZ TRADE: AUMENTO DEL 36% IN ITALIA. SI SUPERERANNO I LIVELLI PRE-PANDEMICI
di Roxy Tomasicchio
Le casse delle imprese sono sempre più vuote e saldare le fatture è sempre più difficile. Tanto che, a livello globale, si stima che le insolvenze cresceranno del 19% nel 2023, In Italia la percentuale sale al 36%. Sembrava, infatti, che il sistema imprenditoriale si stesse lasciando alle spalle gli effetti negativi della pandemia, ed ecco che sono arrivati altri ostacoli quali inflazione, stretta monetaria, crisi energetica, forniture a singhiozzo a ostruire i flussi di cassa.
Molti governi hanno deciso di affrontare la situazione con politiche fiscali incisive, ma al momento non è dato sapere se saranno sufficienti. È Allianz Trade, società specializzata nell’assicurazione dei crediti commerciali, a mettere nero su bianco queste previsioni nell’ultimo rapporto “Il rischio d’impresa è tornato: attenzione alle insolvenze aziendali”.
Le stime. Dopo due anni di calo, il ritorno alle cifre pre-pandemia e anche oltre è inevitabile e il report stima che le insolvenze aziendali globali aumenteranno sia nel 2022 (+10%) sia nel 2023 (+19%). «La ripresa delle insolvenze aziendali è già una realtà per la maggior parte dei Paesi, in particolare per i principali mercati europei (Regno Unito, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Belgio e Svizzera) a cui si ascrivono due terzi dell’aumento. A livello globale, la metà dei Paesi esaminati ha registrato un aumento a doppia cifra delle insolvenze aziendali nella prima metà del 2022. Tuttavia, negli Stati Uniti, in Cina, Germania, Italia e Brasile si registra ancora da lungo tempo un basso livello di insolvenze, ma la tendenza dovrebbe invertirsi il prossimo anno», spiega Maxime Lemerle, Lead analyst of Insolvency Research di Allianz Trade. L’Europa, quindi, è nell’occhio del ciclone: nei prossimi due anni sarà particolarmente colpita dall’impennata delle insolvenze, con aumenti rilevanti in Francia (+46% nel 2022; +29% nel 2023), Regno Unito (+51%; +10%), Germania (+5%; +17%) e Italia (-6%; +36%). La regione dovrebbe, quindi, superare il livello pre-pandemico di insolvenze fra le imprese già nel 2022 (+5%). Invece è previsto, in Cina un aumento del 15% nel 2023, a causa del basso ritmo di crescita e dell’impatto limitato dell’allentamento monetario e fiscale. Mentre, negli Stati Uniti l’aumento delle insolvenze aziendali potrà attestarsi sul +38% nel 2023, a causa dell’inasprimento delle condizioni monetarie e finanziarie.
«Questa normalizzazione delle insolvenze aziendali continuerà a mostrare aspetti di eterogeneità fra i settori e le dimensioni delle imprese. In Europa la ripresa delle insolvenze colpisce poco meno del 60% dei settori, con un ritorno ai livelli pre-pandemici soprattutto nei comparti alimentare/ricettivo, manifatturiero e dei servizi B2C. Allo stesso tempo, il rimbalzo globale è dovuto principalmente alle insolvenze delle piccole imprese, confermato dal modesto numero di grandi insolvenze: 58 casi nel terzo trimestre del 2022 e 182 nei primi tre trimestri, rispetto a 187 e 332 casi nello stesso periodo del 2021 e del 2020», precisa Ano Kuhanathan, Head of Corporate Research di Allianz Trade.
Le cause. Aumento della bolletta energetica, dei tassi di interesse e dei salari: sono questi i tre shock di redditività che pesano, a parere degli esperti di Allianz Trade, sui flussi di cassa. In testa la bolletta energetica, in particolare per i Paesi europei. Ai livelli attuali, i prezzi dell’energia possono annullare gli utili della maggior parte delle imprese non finanziarie, mentre, il potere di determinazione dei prezzi diminuisce a causa del rallentamento della domanda. Se le imprese riescono a trasferire ai clienti un quarto degli aumenti dei prezzi energetici, secondo lo scenario stimato, possono sopportare un rialzo inferiore al +50% e al +40% rispettivamente in Germania e in Francia. Come se non bastasse, nella prima metà del 2023 si profila lo shock dei tassi d’interesse e l’accelerazione dei salari. I saldi di cassa elevati delle imprese (ancora superiori ai livelli pre-Covid-19 per il 43% negli Stati Uniti, il +36% nel Regno Unito e il +32% nell’Eurozona) hanno avuto un ruolo di cuscinetto contro la normalizzazione della politica monetaria nel 2022, ma il peggio deve ancora venire. E per l’Europa ciò potrebbe equivalere a un crollo della redditività di 4 punti percentuali.
«In base alle nostre previsioni, gli imminenti rialzi dei tassi principali negli Stati Uniti, nel Regno Unito e nell’Eurozona dovrebbero aumentare i tassi medi di interesse per le imprese di altri 200pb entro la metà del 2023, riducendo i margini di -1,5pp negli Stati Uniti, -2,2pp nel Regno Unito e oltre -3pp nell’Eurozona. I Paesi più a rischio sono Italia, Spagna e Francia. Inoltre, la spesa salariale è leggermente più alta nei settori industriali europei rispetto a quelli degli Stati Uniti, per cui un aumento del 4-5% nel 2023 potrebbe cancellare in media da -0,5 a -1pp di margini. Nel complesso, l’aumento dei costi di finanziamento e salariali in un contesto di bassa crescita economica mette a rischio soprattutto le costruzioni, i trasporti, le telecomunicazioni, macchinari e attrezzature, la vendita al dettaglio, gli elettrodomestici, l’elettronica, l’automotive e il tessile», spiega Ana Boata, Gloal Head of Economic Research di Allianz Trade.
Le politiche nazionali. Il sostegno pubblico sarà essenziale per scongiurare la più alta crescita annuale di insolvenze dal 2009. C’è, infatti, la possibilità che aumenti il sostegno statale in Europa se la recessione raddoppierà al -2,4% a causa dell’incremento della crisi energetica e secondo Allianz Trade l’attuale sostegno fiscale, più mirato e focalizzato a limitare l’accelerazione dei tassi di severità, sta rallentando la crescita delle insolvenze di oltre 10 punti percentuali nel 2022 e 2023 in tutte le principali economie europee: -12pp in Germania (cioè 2.600 imprese), -13pp in Francia e Italia (rispettivamente 6.700 e 1.900 imprese), -15pp nel Regno Unito (4.300) e -24pp in Spagna (2.100).
Tuttavia, se la recessione dovesse aggravarsi a causa della crisi energetica, gli esperti si attendono che i governi aumentino l’entità delle misure di sostegno fiscale (per assorbire completamente lo shock dovrebbero arrivare in media al 5% del pil), in quanto le insolvenze fra le imprese salirebbero di altri 8 punti percentuali, raggiungendo nell’Ue il +25% nel 2023 con l’aumento annuale più elevato dal 2009. Ma i sostegni perderanno potere se ci saranno ancora politiche monetarie restrittive.
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