NEL 2035 I PENSIONATI SUPERERANNO I LAVORATORI METTENDO A RISCHIO PREVIDENZA E SANITÀ
di Anna Messia
Senza misure correttive, se gli attuali attuali trend demografici resteranno invariati, tra appena 13 anni, nel 2035, il numero di pensionati supererà per la prima volta quello degli occupati, mettendo inevitabilmente a rischio sia la tenuta del sistema previdenziale sia di quello sanitario alla luce dell’invecchiamento della popolazione. Numeri emersi ieri durante la presentazione dell’edizione 2022 del rapporto del Think Tank «Welfare, Italia» supportato da Unipol gruppo con la collaborazione di The European House – Ambrosetti che mostrano un quadro decisamente allarmante: già nel 2021, per la prima volta nella storia italiana, il numero di nati è sceso sotto la soglia dei 400 mila e nel 2050, secondo lo scenario peggiore, ci sarà un calo della popolazione di 10,5 milioni. Uno squilibrio demografico «che colpisce il Paese e incide sulla sostenibilità presente e futura del modello di welfare e propone, a sua volta, interrogativi», ha sottolineato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo messaggio di saluto di apertura dell’evento ricordando che il sistema del welfare resta «una colonna portante del nostro modello di convivenza». Intanto, secondo le stime del Think Tank, nel 2022 la spesa in welfare prevista è di 615 miliardi, in crescita di 18 miliardi rispetto allo scorso anno e la previdenza continua ad assorbire circa la metà (48,4%), seguita dalla sanità (21,8%), politiche sociali (18,2%) e dall’istruzione (11,6%). Cosa fare per invertire il trend e riequilibrare i conti? Bisognerebbe integrare il tema della natalità all’intero della tassonomia sociale europea, suggeriscono da «Welfare, Italia» ma anche promuovere misure finalizzate a sostenere la genitorialità in Italia che ha oggi il record europeo di spesa per la cura dei figli a carico: il 27% del reddito familiare serve ad accudire i figli, contro il 25% del Regno Unito, il 15% della Francia e addirittura il 2% della Germania. «Un tema, quello della natalità e del sostegno alla famiglia che il governo ha tra le sue priorità», ha sottolineato Eugenia Roccella, ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, aggiungendo che «gli 1,5 miliardi previsti per la famiglia nella legge di Bilancio, che abbiamo dovuto chiudere il poco tempo e con risorse limitate, sono soltanto un anticipo di quello che farà il governo per il sostegno della natalità». Questi sono gli ultimi anni «in cui si può ancora sperare di fare qualcosa per invertire i trend demografici, con la famiglia che «oggi è fiscalmente maltrattata», ha aggiunto Roccella, annunciando non solo «un sostegno economico«, ma anche la volontà di «ridare valore sociale alla maternità e alla genitorialità». Per riequilibrare il welfare italiano sarebbe poi utile ridefinire il reddito di cittadinanza, visto che oggi il 56% delle persone povere non ha effettivamente accesso al sussidio e 1 percettore su tre in realtà non è povero, suggeriscono ancora da «Welfare, Italia», dove sottolineano anche la necessità di valorizzare il contributo della previdenza integrativa e del welfare aziendale e contrattuale. «Abbiamo tante persone che emigrano e non rientrano, un tema su cui riflettere. Siamo un Paese con un’alta qualità della vita, dobbiamo essere anche un Paese con un’alta qualità del lavoro», ha concluso il presidente di Unipol, Carlo Cimbri. (riproduzione riservata)
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