Un team di ricercatori dell’Enea ha sviluppato un nuovo approccio che consente di prevedere l’area di propagazione e l’intensità delle colate rapide, cioè di un particolare tipo di frane veloci e altamente distruttive. Gli esperti dell’Enea stanno testando nuove metodologie per stimarne le soglie di innesco in base al contenuto di acqua dei terreni di copertura.
Si tratta di un’importante novità per un Paese come il nostro, dove il 91% dei comuni è esposto a un elevato rischio di dissesto idrogeologico, con le frane e le alluvioni a rappresentare la principale minaccia di questi centri.
Le innovazioni volte alla produzione di carte di pericolosità più dettagliate rispetto a quelle attualmente in uso, utili per la gestione delle allerte nei sistemi di protezione civile e la pianificazione territoriale, sono il risultato di oltre venti anni di studi geomorfologici sulle colate rapide condotti sul campo dai ricercatori Enea. Tra i più importanti, quelli a supporto della Protezione Civile a seguito dei fenomeni franosi del 2009 in Sicilia, dove sono stati eseguiti sopralluoghi, campagne d’indagini e studi scaturiti nella realizzazione di carte di pericolosità da frana, successivamente recepite all’interno del Piano regolatore generale di Messina del 2015.
Gli aspetti innovativi emersi da questi studi sono stati recentemente testati e ulteriormente sviluppati nell’ambito del progetto “Rafael” per la previsione e gestione del rischio sulle infrastrutture critiche nel Sud Italia.
In quest’ambito Enea ha prodotto delle mappe di pericolosità alle colate rapide nei due bacini di Giampilieri e Briga (Messina), focalizzando l’attenzione in particolare sulla stima delle distanze di propagazione delle frane, sull’individuazione delle aree di propagazione, dove si determinano i maggiori danni, e sulla relativa intensità attesa, in termini di potenziale distruttivo. Il cuore del progetto è consistito nello sviluppo di un segmento di un sistema di supporto alle decisioni, basato su software GIS open source, che a partire dalle carte di suscettibilità all’innesco, produce le carte di propagazione delle frane previste. Specifici GIS tool consentono di automatizzare le elaborazioni in tempi velocissimi, nell’ordine di minuti, e le stime della pericolosità possono essere continuamente aggiornate sulla base dei dati pluviometrici provenienti dalla rete di monitoraggio nazionale.
“Le colate rapide sono fenomeni naturali sempre più pericolosi perché direttamente collegati sia all’intensificazione degli eventi estremi, connessa ai cambiamenti climatici, sia alla ubicazione di molti insediamenti umani a ridosso di corsi d’acqua, ed anche allo spopolamento delle aree montane e quindi alla mancanza di opere puntuali di stabilizzazione dei versanti”, sottolinea Claudio Puglisi del Laboratorio Tecnologie per la Dinamica delle Strutture e la Prevenzione del rischio sismico e idrogeologico dell’Enea. “Per questi motivi auspichiamo l’adozione sistematica di misure di mitigazione del rischio che, partendo dalle mappe di pericolosità prodotte, individuino le misure strutturali e non strutturali più idonee, tra cui scelte urbanistiche più resilienti, sistemi di allerta precoce e piani di Protezione Civile”.