di Francesco Ninfole
Il beneficio patrimoniale del Danish Compromise sulle quote assicurative, in scadenza a fine 2024, diventerà a tempo indeterminato, secondo il testo Ecofin di Basilea. Ora serve l’ok del Parlamento Ue
Nel testo di Basilea 3 approvato martedì dall’Ecofin c’è una norma che riguarda anche la partecipazione di Mediobanca in Generali. Le nuove regole Ue consentiranno alle banche che hanno quote nelle assicurazioni di mantenere lo sconto patrimoniale sulle partecipazioni (noto come Danish Compromise) a tempo indeterminato, non più fino al 31 dicembre 2024. Di conseguenza Mediobanca non avrà più una pressione patrimoniale a ridurre la quota in Generali, oggi pari al 12,8% del gruppo assicurativo. Il beneficio sul capitale sarebbe di 110 punti base. Dopo il via libera del Consiglio, per l’approvazione definitiva è ora necessario l’ok del Parlamento Ue.
Cos’è il Danish Compromise. Tutto nasce nel 2012 durante la presidenza danese del Consiglio (da qui il nome Danish Compromise), quando è stato consentito alle banche con quote nelle assicurazioni, come Mediobanca in Generali, di non dedurre la partecipazione dal capitale ma di ponderarla al 370%. Questo ha implicato uno sconto sul capitale di vigilanza per Mediobanca e per gli istituti europei nella stessa situazione. Nel 2018 questa possibilità è stata rinnovata fino al 31 dicembre 2024. Sempre nel 2018 è stato deciso che si tratta di fatto di una facoltà della banca a determinate condizioni, non più delle autorità di vigilanza europee. La Bce per esempio durante la presidenza Nouy voleva impedire l’uso del Danish compromise.
Le nuove regole. Adesso, con l’approvazione del Consiglio Ue al testo europeo di Basilea, è previsto (articolo 495a, paragrafo 3) che la modifica nel conteggio del capitale non sia più provvisoria ma diventi definitiva per le quote detenute da almeno sei anni, senza andare oltre il livello posseduto a fine 2012. In sostanza Mediobanca potrà mantenere a tempo indeterminato l’opzione danese sulla partecipazione detenuta in Generali dal 2012 (allora era attorno al 13,2%), senza più la spinta a ridurre la quota per evitare una penalizzazione sul capitale. Secondo gli ultimi dati al 30 settembre, il capitale Cet1 di Mediobanca phased-in (che include il beneficio del Danish compromise) è al 15,1%, mentre quello fully loaded (senza Danish Compromise) è al 14%. La banca quantifica l’impatto del Danish Compromise in 110 punti base.
Le novità Ue sui titoli di Stato. La novità sulle quote assicurative nelle banche non è l’unica di rilievo nel testo di Basilea 3 approvato dall’Ecofin. Come riportato da MF-Milano Finanza del 9 novembre, è stato esteso fino al 2025 lo scudo patrimoniale sui titoli di Stato detenuti dalle banche, in scadenza a fine anno. In dettaglio è stato prolungato per tre anni il filtro prudenziale che permette di non considerare a livello patrimoniale le variazioni di prezzo dei titoli detenuti nella categoria «Fair value through Other Comprehensive Income» dove sono inseriti in gran parte i bond disponibili per la vendita, circa la metà del portafoglio complessivo sui bond pubblici. Così il patrimonio delle banche sarà meno volatile rispetto a eventuali scossoni sui titoli di Stato. Per le tempistiche legate all’approvazione del Parlamento Ue, la norma potrebbe entrare in vigore nel secondo semestre dell’anno prossimo.
Le altre norme di Basilea 3. Inoltre il testo del Consiglio Ue ha invitato l’Eba a rivedere le linee guida sui crediti ristrutturati (ora considerati non-performing se il valore cambia di più dell’1%), come più volte chiesto dall’Abi. Inoltre c’è una novità che riguarda gli interessi di minoranza delle banche controllate (non al 100%) da holding. A determinate condizioni, sarà possibile escludere la holding dal perimetro di consolidamento. Così sarà eliminato lo svantaggio per queste banche che oggi possono considerare in misura limitata nel patrimonio di vigilanza gli azionisti di minoranza della holding.
Più in generale le ultime norme di Basilea 3 vogliono contrastare l’uso eccessivo dei modelli interni delle banche. In Europa ci sono state alcune concessioni, criticate dalla Bce, sulle esposizioni verso imprese prive di rating (norma gradita soprattutto dalla Germania) e sui mutui a basso rischio (come richiesto soprattutto dalla Francia). La maggior parte delle norme entrerà in vigore dal 2025.
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