di Luca Carrello
Otto vite spezzate a Ischia, finora, e ancora quattro dispersi. Due mesi prima, invece, gli 11 morti nell’alluvione che ha investito le Marche. Continua a crescere il bilancio delle vittime dei disastri idrogeologici in Italia: dal 2010 al 2021, spiega l’Osservatorio Città clima di Legambiente, sono deceduti 264 italiani. Ma il Pnrr cosa prevede per il rischio alluvione?
È proprio per evitare altri morti che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha stanziato 2,5 miliardi contro il dissesto idrogeologico. Una cifra ingente, che dovrà essere spesa entro il marzo 2026. Una parte è stata assegnata alla Protezione civile, la restante sarà destinata a circa 640 progetti – frutto del confronto con le Regioni – individuati dalla cabina di regia istituita a Palazzo Chigi. Il denaro arriverà però a tranche, e si dovrà aspettare il dicembre 2023 per l’aggiudicazione definitiva di tutti gli appalti pubblici. Fino ad allora, quindi, i 6,8 milioni di italiani che, secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), vivono in zone soggette ad alluvione non potranno contare sul Pnrr né su nuovi fondi.
«Per mettere in sicurezza il Paese servirebbero circa 30 miliardi», spiega Daniele Spizzichino, ingegnere e primo ricercatore dell’Ispra. «Dal 1999 al 2021 il ministero dell’Ambiente ha speso quasi 9 miliardi, ma il vero problema non sono le risorse, anche perché non riusciremmo a impiegare tutti quei soldi insieme», prosegue il ricercatore. «L’obiettivo del governo, al contrario, deve essere quello di garantire un flusso costante di denaro negli anni. Nell’immediato, invece, deve escludere qualunque forma di condono nelle aree a rischio. E vanno convogliati i fondi del Pnrr in quei progetti che, a parità di pericolosità, sono in fase già avanzata, per ridurre i tempi».
«Accelerare le pratiche burocratiche è necessario se si vuole intervenire più in fretta»: lo ha sottolineato anche il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curzio, che ha ricordato come più del 94% dei comuni italiani sia soggetto a rischio di frane, alluvioni o erosione costiera. Oltre a essere rapidi, però, è importante inculcare la cultura della prevenzione nelle amministrazioni. Lo ha evidenziato la Commissione europea, che ha chiarito come ogni euro speso prima riduca di almeno 4 euro le risorse legate all’emergenza. Una cifra che negli anni è lievitata: secondo il Rapporto Ance-Cresme, dal 1944 al 2012 si contano danni per circa 256 miliardi, quasi 3,7 miliardi all’anno. Il denaro del Pnrr, quindi, se impiegato subito in prevenzione contribuirà a evitare tragedie cicliche. Come quelle accadute a Ischia, isola già un tempo devastata da un nubifragio che provocò 12 vittime: era l’ottobre del 1910. (riproduzione riservata)
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