IL SENATO E LE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA STUDIANO GLI EMENDAMENTI. A RISCHIO 30 MILA IMPRESE
di Francesco Cerisano
Estendere il superbonus a tutte le unità immobiliari fino al 2022 senza più le condizionalità (Isee inferiore a 25 mila euro e natura di abitazione principale dell’immobile oggetto di intervento) previste dalla Manovra. E riportare il bonus facciate al 90% nel 2022. Interventi che ridarebbero «certezza e semplicità» ai bonus edilizi che negli ultimi anni hanno spinto la crescita del comparto e dell’economia del Paese. Dopo il giro di vite contenuto nel ddl di bilancio la sopravvivenza di 30 mila imprese del settore è a rischio ma per scongiurare questo scenario basterebbe poco. Una proroga del Superbonus per tutte le unità immobiliari unifamiliari, soggetta all’unica condizione che almeno il 30% dei lavori sia stato eseguito entro il 30 giugno 2022, costerebbe infatti tra i 10 e 15 milioni di euro l’anno. Briciole per una Manovra che non può permettersi di «tirare il freno a mano a una macchina già in corsa» e che invece dovrebbe avere il coraggio di stabilizzare gli incentivi sull’edilizia in un periodo di tempo molto ampio (5-6 anni) in modo da calmierare la domanda, oggi «drogata» dalla corsa contro il tempo generata dalla prospettiva di andare incontro a un regime fiscale meno conveniente. Associazioni di categoria e politici marciano sulla stessa lunghezza d’onda nel mettere a punto gli emendamenti alla Manovra sui bonus edilizi. E la conferma è arrivata da un convegno svoltosi in Senato e promosso dal senatore di Forza Italia, Marco Perosino. Ad anticipare gli emendamenti, che dovranno essere presentati entro il 29 novembre, è un ordine del giorno bipartisan approvato in commissione al Senato che impegna il governo a fare dietrofront. Confedilizia, Confartigianato e Ance sono concordi nel chiedere interventi e hanno prospettato ai senatori un pacchetto di modifiche già pronte. A cominciare, come detto, dalla proposta di Confedilizia (formalizzata dal responsabile rapporti istituzionali Giovanni Gagliani Caputo) di estendere il superbonus a tutte le unità unifamiliari fino al 2022 senza condizioni. «Le unità unifamiliari non sono solo villette, sono una molteplicità di tipologie immobiliari che non vanno penalizzate», ha osservato. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Domenico Massimino, vicepresidente di Confartigianato, che ha puntato l’attenzione sui tempi di consegna dei materiali, oggi estremamente dilatati dall’enorme domanda che si sta registrando negli ultimi mesi anche in prospettiva del giro di vite dei prossimi anni. «Bisogna tenerne conto, quando si fissano date estremamente restrittive come ha fatto la Manovra», ha spiegato. «Oggi per un cappotto termico si registrano tempi di consegna di 50 settimane, per le pompe di calore i tempi di consegna sono di 4 mesi». Di qui la richiesta di dare continuità agli incentivi e di rivedere i termini sul completamento dei lavori. Sulla necessità di dare maggiore stabilità temporale e certezza ai bonus edilizi, assicurando un orizzonte di almeno 5-6 anni hanno concordato i senatori Andrea De Bertoldi (Fratelli d’Italia) e Cristiano Anastasi (M5S). A dimostrazione del clima bipartisan destinato ad accompagnare gli emendamenti. «Se non si crea una corsa contro il tempo, il mercato si calmiera da solo», ha osservato De Bertoldi. «Le parole d’ordine devono essere equità, semplicità, certezza. E in questa prospettiva prevedere una sola aliquota per tutti gli incentivi aiuterebbe molto».
L’Ance con Rudy Girardi, responsabile del centro studi, ha chiesto maggiore chiarezza su un altro tema spinoso: la sorte dei cosiddetti «lavori trainati» che, da una prima lettura, sembrerebbero uscire dal perimetro del 110% per tornare alle aliquote ordinarie. Per esempio, i serramenti potrebbero tornare al 50%, e la stessa sorte potrebbero avere il fotovoltaico (65%) e le colonnine di ricarica delle autovetture elettriche. Ma «una riduzione così improvvisa delle aliquote», ha rimarcato Girardi, «metterebbe a rischio la realizzabilità di molti interventi, alcuni dei quali già approvati». Un altro aspetto delicato riguarda le abitazioni unifamiliari che l’Ance ritiene «una componente strategica se si vuole raggiungere in pieno l’obiettivo di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente». Per questa tipologia di immobili l’Associazione dei costruttori ritiene necessario estendere la proroga fino al 31 dicembre 2022, nel caso in cui al 30 giugno dello stesso anno sia stato eseguito almeno il 60% dei lavori, e allo stesso tempo eliminare sia il riferimento al rilascio del provvedimento abilitativo dei lavori al 30 settembre 2021, sia la condizione che vuole che l’unità sia destinata ad abitazione principale del proprietario, con Isee non superiore a 25.000 euro.
L’Ance ha auspicato inoltre maggiore trasparenza nella determinazione del valore degli interventi attraverso prezzari (al fine di evitare abusi e frodi) e l’introduzione di un sistema di qualificazione delle imprese analogamente a quanto previsto per i lavori privati di ricostruzione, con contributi pubblici, delle aree terremotate del Centro Italia. Solo in questo modo, dicono i costruttori, si potranno distinguerele imprese serie da quelle improvvisate.