LA POPOLARE HA SOLO POCHI GIORNI PER CONVOCARE L’ASSEMBLEA ENTRO LA FINE DELL’ANNO
di Luca Gualtieri
Finita in stand-by la partita Mps, nel radar delle banche d’affari in queste settimane è finito il dossier della Popolare di Sondrio. L’istituto guidato da Mario Pedranzini è ormai prossimo all’abbandono della forma cooperativa e alla trasformazione in società per azioni. Per modificare lo statuto però il tempo stringe visto che, salvo interventi legislativi, il termine del 31 dicembre rimane ultimativo. Già oggi, considerando i trenta giorni necessari per la convocazione, l’assise si troverebbe a cadere dopo Natale e quindi nel delicato periodo delle festività. Senza considerare che una proroga oltre al limite di fine anno sarebbe complessa da gestire e, in via ufficiale, viene esclusa. Alcune fonti attribuiscono l’allungamento dei tempi (inizialmente l’avviso di convocazione era atteso per lo scorso 9 novembre, quando il cda ha licenziato i conti trimestrali) all’interlocuzione avuta con Bce, la cui autorizzazione è essenziale per convocare l’assemblea. Le discussioni, iniziate in estate, si sono protratte fino a tempi molto recenti e hanno riguardato soprattutto alcuni delicati snodi del nuovo statuto. Sul tavolo per esempio c’è stata la proposta di voto maggiorato avanzata dalla banca per dare maggior peso agli azionisti attuali, ma respinta da Francoforte per favorire la contendibilità dell’istituto. Si è invece trovata una convergenza sull’ipotesi di un ricambio graduale dell’attuale consiglio di amministrazione che potrà quindi pilotare la transizione dell’istituto verso il nuovo modello di governance. Se insomma le discussioni sono andate avanti senza intoppi, un via libera formale da parte della Bce appare imminente.

Dopo l’assemblea la partita più calda per la Popolare di Sondrio sarà senza dubbio quella relativa al m&a. Il dossier, come detto, circola da tempo in diverse banche d’affari e boutique finanziarie, anche se il pretendente favorito per un’aggregazione resta Unipol-Bper. Con gli acquisti dell’estate scorso la compagnia guidata da Carlo Cimbri si è portata al 9,5% dell’istituto valtellinese nell’ambito di un’operazione non ostile. Quale sarà il prossimo passo? Al momento le indicazioni che arrivano sono chiare: Bologna preferisce restare alla finestra e seguire gli sviluppi. Già dall’inizio del prossimo anno però gli scenari potrebbero cambiare. La partecipazione per esempio potrebbe essere portata oltre il 10%, secondo una strategia già sperimentata negli anni scorsi in Bper. Va però ricordato che a quel punto la quota diventerebbe una qualifying holding e richiederebbe il via libera preventivo da parte di Bce. Per ora comunque i toni rimangono prudenti: «Sondrio è un’ottima banca, ben gestita, partner da diversi anni. Le scelte sono della banca, quindi se quest’ultima vorrà crescere attraverso aggregazioni valuteremo con loro se possiamo supportarli. Se, invece, vuole rimanere nell’attuale configurazione saremo soddisfatti», ha spiegato recentemente Cimbri, ribandendo comunque l’impegno a difendere la banca «se dovesse essere attaccata da altri soggetti». Al momento non si ha notizia di raid in arrivo, ma di certo il dossier sta circolando. E sembra che sia stato analizzato con attenzione anche dai vertici del Credito Emiliano. (riproduzione riservata)