DELOITTE: IN ITALIA SOLO UNA QUOTATA SU TRE LO INCLUDE NELLA STRATEGIA DI GESTIONE
di Marco Capponi
Si fa presto a parlare di lotta al climate change, ma metterla in partica è tutta un’altra storia. A rivelare il gap tra buone intenzioni e realizzazione dei piani green delle imprese di Piazza Affari è stato l’ultimo rapporto di Deloitte sull’informativa climate change nei bilanci 2020 delle quotate. La premessa di base è incoraggiante: sulle 220 società dell’Mta (oggi Euronext Milan) prese in esame sono state 116 (il 53%) quelle che hanno fatto esplicito riferimento al cambiamento climatico nelle relazioni finanziarie annuali. Un valore che corrisponde a un incremento di 11 punti rispetto al 42% del 2019. L’evidenza si scontra però con due rovesci della medaglia. Primo, quasi una società su due (il 47%) ancora non dà rilevanza al tema. E secondo, 36 delle 116 realtà all’apparenza virtuose nominano la problematica come fattore di contesto e di mercato, senza declinarlo alle specificità della società stessa. Risultato: appena 80 aziende (il 36% del totale, poco più di una su tre) affronta il cambiamento climatico nella sua strategia di gestione, identificandone i rischi correlati.

La situazione peggiora se si guarda a chi colloca l’informativa anche nelle note illustrative del bilancio: solo 15 casi, il 7% del campione. Come ultima criticità Deloitte rileva che il 60% delle relazioni riporta informazioni con livello di rilevanza base, cioè di alto livello, non ricondotte ai criteri di predisposizione del bilancio. Di contro, il 5% dà una rilevanza ben strutturata.

Non tutti i settori si comportano allo stesso modo: tra i più virtuosi spiccano energia e utility, che per via della loro esposizione alla decarbonizzazione forniscono informativa sul climate change a bilancio in oltre il 70% dei casi. (riproduzione riservata)
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