di Elena Dal Maso
Il gruppo Crédit Agricole Italia, guidato da Giampiero Maioli (il perimetro incorpora, fra gli altri banca, leasing, assicurazioni e asset management con Amundi), ha registrato un risultato netto aggregato al 30 settembre scorso di 789 milioni (+43% anno su anno), di cui 603 milioni di pertinenza della holding francese Crédit Agricole. Tale risultato non tiene peraltro conto del badwill da oltre 330 milioni derivante dall’acquisizione del Creval. La sola banca in Italia ha chiuso i primi tre trimestri con un utile netto consolidato di 343 milioni, più che raddoppiato rispetto al 2020 sempre al netto delle componenti straordinarie legate all’opa su Creval. Il livello di liquidità (Liquidity Coverage Ratio, Lcr) era al 249% a fine settembre, con un Total Capital al 16,3%. L’indicatore sui crediti in sofferenza, l’Npe ratio netto, è migliorato al 2,7% con coperture in aumento al 54%. Il costo del credito si è attestato a 47 punti base. A livello reported, la capogruppo quotata – Credit Agricole Sa – ha registrato profitti netti di periodo per 4,416 miliardi (+71,9%) e nel trimestre per 1,402 miliardi (+43,5%) con un rapporto costo/ricavi al 58,9%. Il gruppo in generale (c’è una parte non quotata) ha chiuso i nove mesi con profitti netti per 6,746 miliardi (+62,2% anno su anno), pari a 2,222 miliardi nel trimestre (+25,7% sul 2020) e un rapporto costi/ricavi del 60,8% a fronte di ricavi complessivi nei nove mesi per 8,969 miliardi (+5,9%). A Parigi, ieri il titolo ha chiuso gli scambi in flessione dello 0,96% a 12,98 euro.
Sta procedendo nel frattempo il piano d’integrazione del Creval, che ha apportato masse totali per 41 miliardi di euro ed è ora attesa la fusione per incorporazione nel secondo trimestre del 2022. Al 30 settembre il Creval ha registrato un utile netto di 60 milioni di euro e nel terzo trimestre, il primo periodo di pieno consolidamento, ha contribuito al risultato gestionale del gruppo italiano con proventi per 145 milioni, «pari al 23% dell’entità aggregata e oneri per 93 milioni di euro che portano a un utile di competenza del gruppo di 15 milioni di euro». I risultati dei primi nove mesi, spiega la banca, «evidenziano un buon andamento commerciale, con un’accelerazione nei mesi post acquisizione, riflettendosi positivamente sui proventi che registrano una crescita del +4% anno su anno. In particolare, le commissioni registrano un significativo aumento trainate dalla componente wealth management (+19%), che beneficia dell’incremento dei flussi netti della raccolta gestita per 347 milioni (+80%)».A settembre si è conclusa l’opa sulle azioni di Crédit Agricole FriulAdria attraverso la quale Crédit Agricole Italia è arrivata a detenere oltre il 99% del capitale sociale. Al 30 settembre 2021 l’utile netto si attestato a 56 milioni di euro, in crescita del +47% sul 2020. In termini di raccolta complessiva, quella diretta è cresciuta del 6% e quella gestita del 13%. Le incidenze dei crediti deteriorati netti si sono portate all’1,8% con coperture pari al 59,1%.Il gruppo Crédit Agricole Italia ha effettuato finanziamenti all’economia, nei nove mesi, per 93 miliardi di euro, mentre la raccolta totale è stata di 311 miliardi. La realtà francese è presente in Italia, secondo mercato domestico, con circa 17.500 collaboratori e 5,2 milioni di clienti grazie ad un gruppo composto, oltre che dalla realtà bancaria (Crédit Agricole Italia), anche dalle società di Corporate e Investment Banking (Cacib), Servizi Finanziari Specializzati (Agos, Fca Bank), Leasing e Factoring (Crédit Agricole Leasing e Crédit Agricole Eurofactor), Asset Management e Asset Services (Amundi, Caceis), Assicurazioni (Crédit Agricole Vita, Crédit Agricole Assicurazioni, Crédit Agricole Creditor Insurance) e Wealth Management (Indosuez Wealth Management in Italia e Ca Indosuez Fiduciaria).
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