Nel primo anno della pandemia gli infortuni sul lavoro nel settore delle costruzioni sono diminuiti del 23,3% secondo la statistica INAIL
Analizzando l’andamento degli infortuni sul lavoro per il quinquennio 2016-2020, il settore delle costruzioni (codice Istat Ateco 2007: F) pur restando di particolare criticità in tema di sicurezza sul lavoro, è il quinto per numero di casi di infortuni denunciati ed il secondo per numero di casi mortali, presenta una notevole riduzione nel 2020 rispetto al passato: -23,3% sul 2019 e -28,2% sul 2016.
Considerando poi i soli casi definiti positivamente tali decrementi arrivano addirittura al -26,7% e -35,6%. Parallelamente, facendo le stesse analisi per il complesso della gestione industria e servizi, si nota come questa abbia mantenuto pressochè costanti tali valori nei periodi considerati (-0,2% rispetto all’anno precedente e +0,5% rispetto al 2016).
Analizzando però l’andamento per singolo settore Ateco si comprende la scarsa significatività statistica dei dati sopra indicati. Se quasi tutti i settori Ateco hanno avuto una riduzione, tra il 2020 e il 2019, in media del 29,1%, dal -45,4% dell’Istruzione al -21,8% delle professioni tecniche, di contro i settori della sanità e dell’amministrazione pubblica e della difesa hanno registrato da soli un +170% (da 120mila infortuni a 330mila).
E’ evidente l’impatto del Covid nell’ultimo anno, in particolare nel settore delle costruzioni, duramente colpito da una forte riduzione delle attività cantieristiche, quindi del numero di lavoratori impiegati, quindi del numero di esposti al rischio di infortuni sul lavoro.
Ci sarà, con tutta probabilità, un rimbalzo in avanti di questi numeri, già dall’anno in corso, che se da un lato rappresenta ovviamente una notizia negativa dall’altro dimostrerebbe la ripresa dell’economia in genere e del settore edile in particolare, favorito anche dalle numerose recenti iniziative che lo Stato ha messo e sta mettendo in campo per il suo rilancio (riqualificazione energetica, bonus facciate, super bonus 110%, ecc.).
Tornando ai dati del 2020, dei 28.626 infortuni denunciati, il 91,5% è avvenuto in occasione di lavoro, il solo 2,4% riguarda la componente femminile, mentre i casi mortali
(164) riguardano esclusivamente quella maschile.
Gli infortuni nel settore costruzioni per regione
Oltre il 61% degli infortuni è accaduto nel Nord Italia, 34,7% nel Nord-est, con Veneto
e Emilia Romagna le più colpite, e il 26,7% nel Nord-ovest, con la Lombardia in testa,
regione anche con il maggior numero di casi e che da sola arriva al 15,8% del totale
nazionale. Il 19,6% delle denunce si è verificato al Centro Italia mentre Sud e Isole
rappresentano insieme il restante 19% degli infortuni denunciati.
Infortuni nelle costruzioni per provenienza e classe di età
Considerando i soli infortuni definiti positivamente, il 78,7% degli infortunati del 2020 sono nati in Italia, il 5,1% in Albania e il 3,8% in Romania.
Il calo degli infortuni nel complesso rispetto l’anno precedente si registra anche in ogni classe di età, con la maggior diminuzione per la classe 30-34 anni, -33,0%. La fascia
di età con il più elevato numero di casi è la 50-54 (16,6%), quindi la 45-49 (15,0%) e la
55-59 (13,4%).
Quest’ultima è la classe che registra il maggior numero di casi mortali (24), pari al 24,4% del totale (98).
Il confronto con gli altri settori
Va infine notato come, anche in un anno particolare come quello passato, la rischiosità del settore delle costruzioni resti alta rispetto la media degli altri settori; gravità confermata dall’analisi dei casi indennizzati: gli infortuni indennizzati nel 2020 in permanente in edilizia rappresentano il 13,7% del totale (10,0% in capitale e 3,7% in rendita diretta), contro il 7,8% per l’intera Industria e Servizi, (6,2% in capitale e 1,6% in rendita diretta).