Ci sono 1.900 ponti in Italia che presentano “altissimi rischi strutturali”. Oltre 18mila viadotti presentano infatti alcune criticità e necessitano interventi di manutenzione
Ci sono almeno 1.900 ponti in Italia, sui 61mila osservati, che presentano “altissimi rischi strutturali”. Ma non basta. Oltre 18mila viadotti presentano infatti alcune criticità e necessitano interventi di manutenzione.
I dati, allarmanti, arrivano da uno studio condotto da Carlo Castiglioni e Alessandro Menghini del Politecnico di Milano e presentato durante il convegno “Uno sguardo oltre il ponte” organizzato nei giorni scorsi a Genova dalle società Bureau Veritas Nexta e Osmos. Più del 50% dei ponti hanno un’età superiore ai 50 anni contro una media nei Paesi del G7 che si attesta fra i 20 e i 30 anni. Lo studio ha individuato nella sola Lombardia 18 ponti che necessitano di “urgente riclassificazione e manutenzione straordinaria”, mentre altri 113 ponti hanno bisogno di “verifiche e monitoraggi finalizzati a interventi di manutenzione straordinaria”. Solo 25 ponti sui 200 osservati in Lombardia sono “fuori dalla fascia di rischio”. Sono dati preoccupanti che fanno delle infrastrutture il “grande malato” del tessuto economico e sociale del Paese ed evidenziano numeri che attestano un rischio cogente specie per quanto riguarda i ponti.
Oltre a “importanti ed urgenti interventi di manutenzione”, secondo l’amministratore delegato e presidente della holding italiana di Bureau Veritas, Ettore Pollicardo, e il vice amministratore delegato di Osmos, Patrice Marc Pelletier, occorre “una terapia d’urto innovativa a fibra ottica fatta di monitoraggio dinamico e algoritmi per abbattere le soglie di rischio nella gestione delle infrastrutture”.
Le due società hanno scelto la città del Ponte Morandi per presentare un nuovo sistema ad alta tecnologia di monitoraggio dinamico strutturale delle infrastrutture italiane, che sulla base dei carichi di lavoro (ad esempio il transito di mezzi pesanti che sono chiamate a sopportare) consenta di tracciare una mappa del rischio e quindi una mappa delle priorità di intervento sulle infrastrutture italiane.
Il programma è in grado di prevedere il punto di stress e i pesi sopportabili dai grandi viadotti autostradali e più in generale dai ponti. Un sistema che si basa sull’installazione di sistemi a fibre ottiche di connessione fra sensori digitali e analogici in grado di trasmettere a un elaboratore centrale (una vera e proprio control room) tutti i dati relativi allo stress delle infrastrutture anche in relazione alle caratteristiche e al numero dei veicoli che transitano sopra di esse. Dati che vengono elaborati sulla base di algoritmi specifici inseriti nel software.
Patrice Marc Pelletier ha spiegato che “Questa attività di monitoraggio, verifica ed elaborazione della mappa del rischio presenta tre vantaggi del tutto innovativi: la facilità di installazione dei sistemi di monitoraggio, il rilievo e la localizzazione dei danni delle strutture e quindi i tempi di emergenza per un intervento di manutenzione straordinaria”. Marco Sostaro, managing director di Bureau Veritas Nexta ha aggiunto: “Il sistema di sorveglianza consente di definire quali decisioni il gestore dell’infrastruttura deve assumere in funzione di specifici parametri derivanti dalle attività di sorveglianza e di monitoraggio, in funzione delle classi di attenzione attuali e tendenziali e della strategicità dell’opera per il tessuto infrastrutturale di cui fa parte”.