di Andrea Pira
La via più efficace per tagliare il cuneo fiscale sarebbe quella di intervenire con la revisione di detrazioni e bonus. Lo spiega Banca d’Italia in audizione sulla manovra intervenendo sulle misure sulle quali far convergere gli 8 miliardi dedicati alla riduzione della pressione sui contribuenti. Governo e forze politiche non hanno ancora stabilito una volta per tutte come intervenire. Il tavolo con i tecnici del ministero dell’Economia, convocato ieri mattina è stato aggiornato a domani, quando a tenere banco sarà l’arrivo a Roma del presidente francese Emmanuel Macron, che nel pomeriggio sarà ricevuto a Palazzo Chigi dal Mario Draghi e venerdì mattina siglerà assieme al premier il cosiddetto Trattato del Quirinale, l’accordo per una cooperazione rafforzata tra Italia e Francia i cui contenuti, come anticipato da MF-Milano Finanza nei giorni scorsi, spaziano dall’Unione bancaria, al confronto sulla riforma dell’Eurozona, alle politiche spaziali e a una strategia comune nel Mediterraneo, in Africa e Medio oriente.
Sulle tasse, al momento, sembra esserci convergenza sulla proposta di un cashback fiscale che permettere il il rimborso immediato e diretto ai contribuenti di detrazioni legate a determinate spese, per esempio quelle mediche e quelle per interessi sui mutui della prima casa. Sull’Irpef tra le ipotesi in campo c’è la riduzione da cinque a quattro aliquote. Inoltre si guarda all’innalzamento della no tax area e alla revisione delle detrazioni per inglobare il bonus da 100 euro. Aperture ci sarebbero inoltre attorno alla cosiddetta easy tax ipotizzata dal Movimento Cinque Stelle e destinata agli autonomi, una sorta di uscita dalla flat tax che prevede un aliquota del 20% oltre i 65mila euro. Anche sul taglio dell’Irap sono almeno due gli interventi su cui si ragiona. Si sta cementando l’idea di iniziare con un azzeramento per i più piccoli. Si ipotizzava un livello di valore di produzione sotto i 2 milioni di euro, mentre ora si valuta una super-deduzione di 35mila-40mila euro. Proprio sull’Irap è ancora Bankitalia a chiedere cautela. Misure che ulteriormente le entrate «dovranno tenere conto del suo ruolo nel finanziamento del Sistema sanitario nazionale -specie in quelle Regioni dove la gestione della sanità è in disavanzo- individuando soluzioni alternative», ha ricordato il capo del servizio Struttura economica di Via Nazionale , Fabrizio Balassone. Palazzo Koch ha inoltre ribadito la necessità di impostare fin da ora misure credibili per la riduzione del debito pubblico. Allo scopo «sarebbe opportuno» impiegare il tesoretto accumulato per merito dell’andamento dei conti pubblici migliori delle attese, che ha dato margini di manovra utili per accelerare la riduzione del fardello che pesa sulle finanze italiane.
Nel complesso, secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), l’impatto della manovra sulla crescita del 2022 sarà dello 0,5%. Per quest’anno, senza nuove restrizioni, l’espansione dell’economia italiana potrebbe invece arrivare al 6,3%, livello confermato anche dal ministro dell’economia Daniele Franco, per il quale la partita sul fisco si dovrebbe chiudere a breve, ricordando inoltre che il cashback ordinario è stato sospeso perché la quota di pagamenti attraverso mezzi elettronici si è attestata attorno al 28%. La legge di Bilancio, ha sottolineato il presidente dell’Upb, Giuseppe Pisauro, critico rispetto al passaggio all’Inps della gestione sostitutiva del fondo lavoratori dipendenti dell’Inpgi, lascia in ogni caso ampio margine di indeterminatezza, a partire proprio dal fisco, per il quale ci sono le coperture, ma non le norme, rinviate all’iter parlamentare, o ancora il reddito di cittadinanza, del quale non affronta le criticità. Né, ha ricordato la Corte dei Conti, viene rimossa l’incertezza sul sistema pensionistico, determinata da Quota100. Pisauro ha inoltre ricordato come l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza comporti un allungamento delle decisioni di bilancio oltre il triennio di programmazione, che rende quindi necessaria una rappresentazione più chiara «del profilo temporale del quadro di finanza pubblica almeno sino al 2026, o anche oltre, al 2030». D’altronde, come ricordato dal general manager di Webuild, Massimo Ferrari, il Pnrr rappresenta un’occasione unica per le riforme strutturali e in questo quadro si augura che il sistema finanziario continui a sostenere il settore delle costruzioni, «in particolare sul sistema delle garanzie». (riproduzione riservata)
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