Assicurazioni su misura, abbonamenti alle colonnine di ricarica, intrattenimento, veicoli come nodi della rete elettrica, riciclo delle batterie Se il prodotto diventa un pretesto, il futuro delle quattro ruote è nei servizi
di Francesco Bertolino
Se in passato l’acquisto di un’automobile in contanti era garanzia di sconto, da qualche tempo gran parte dei concessionari è disposta a trattare sul prezzo solo a patto che si sottoscriva un finanziamento.
Tramite il prestito la casa madre intende mantenere la relazione con il cliente anche dopo l’acquisto della vettura, fornendogli una serie di servizi ancillari: assicurazione, revisioni, cambio, manutenzione e addirittura sostituzione dopo un certo numero di anni. La svolta è frutto di una strategia industriale dei costruttori che sognano un’auto modello Apple: un prodotto concreto intorno al quale costruire un ecosistema di servizi che garantisca ricavi riccorrenti, mitigando la ciclicità del settore automobilistico.
Non è certo una novità: da tempo i costruttori non di alta gamma sono alla ricerca di attività in grado di aumentare i margini risicati dell’auto di massa. Questi piani stanno trovando nuovo slancio con la rivoluzione tecnologica che per le case tradizionali è foriera di minacce esistenziali, ma anche di opportunità formidabili per espandersi in nuovi settori.
Lo dimostra la decisione di General Motors di tornare nel ramo assicurativo dopo 12 anni di assenza. Il costruttore americano offrirà copertura ai conducenti americani che accettino di installare sul veicolo un sistema di rilevazione delle loro abitudini di guida. I dati così ottenuti serviranno a GM per calibrare al meglio il premio assicurativo, massimizzando i margini e minimizzando i rischi. La polizza sarà più economica per i clienti più rispettosi del codice della strada, più salata per quelli più indisciplinati. Per la verità, Tesla offre già da un anno ai suoi clienti Usa un’assicurazione basata sui dati di guida trasmessi dai sistemi del veicolo alla casa madre. Presto il servizio arriverà anche in Europa e il fondatore di Tesla, Elon Musk, ha previsto che fra pochi anni i ricavi da vendita di polizze corrisponderanno al 30-40% del fatturato da vendita di veicoli elettrici. Il costruttore californiano è stato peraltro il primo a stringere accordi con le principali piattaforme di streaming video e musicale ( Netflix, Spotify, Disney+), indovinando le possibilità offerte all’intrattenimento in auto dall’avvento della guida autonoma. Un domani, chissà, Musk potrebbe arrivare a lanciare una casa di produzione cinematrografica a marchio Tesla.
I confini fra settori industriali, del resto, tendono ormai a sfumare in una commistione resa ancor più evidente dall’auto elettrica che non può prescindere dai servizi ancillari. Il mercato è promettente: secondo alcune stime, nei prossimi 10 anni dovranno essere installati in Europa 24 milioni di punti per la ricarica e nel 2030 il consumo di energia da parte dei veicoli elettrici toccherà i 77 terawatt, il 2,2% del consumo mondiale. Non è un caso che di recente Fiat-Chrysler abbia deciso di formare una joint-venture con Engie Eps per offrire ai clienti di tutta Europa un pacchetto di soluzioni in abbonamento a canone fisso mensile, comprensivo di infrastrutture di ricarica residenziali, commerciali e pubbliche, nonché della fornitura di energia verde. L’alleanza mira sì a favorire l’adozione di massa di auto elettriche, ma offre anche a Fca un’interessante fonte di diversificazione degli introiti. Nella stessa direzione va anche il progetto pilota Vehicle-to-Grid (V2G), frutto di nuovo della collaborazione fra Engie Eps e la società presieduta da John Elkann, con l’aggiunta di Terna. L’impianto sperimentale consente di scambiare energia fra auto elettriche e la rete a cui sono collegate. Il veicolo parcheggiato diventa così un nodo della rete elettrica stessa, in grado di accumulare e rilasciare energia all’occorrenza, contribuendo a risolvere il problema dell’intermittenza delle energie rinnovabili. Il bene «auto» diventa così anche un servizio con vantaggi per il proprietario, remunerato per lo stoccaggio, per la rete – più stabile – e per l’ambiente, grazie al maggior impiego di fonti verdi. Se nel futuro dell’auto il prodotto a quattro ruote sarà sempre più un pretesto per la vendita di servizi, le fabbriche andranno incontro a ridimensionamenti e riconversioni. La strategia di Luca De Meo per il rilancio di Renault prevede così che lo storico stabilimento francese di Flins diventi un centro di recupero di vetture usate e di riciclo delle batterie per farne sistemi di stoccaggio o per estrarne i preziosi componenti metallici. L’auto insomma si dà anche all’economia circolare. (riproduzione riservata)
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