Rilanciare l’adesione automatica può rafforzare i fondi pensione in un contesto di pil negativo. Dopo il varo del 2007 adesioni in crescita del 63%
di Carlo Giuro
La previdenza complementare costituisce sempre più un supporto prospettico per compensare l’ampliamento del tasso di sostituzione che si genererà tra ultime retribuzioni e copertura offerta dal sistema obbligatorio di appartenenza. Come se non bastasse già la previsione di base, va considerato l’effetto riduttivo che verrà prodotto dal pil, in virtù delle conseguenze economiche della pandemia, ricordando che questo indicatore costituisce il fattore di rivalutazione del monte contributi versati nel metodo di calcolo contributivo. Su tale profilo va riportata l’apertura del ministro del Lavoro Nunzia Catalfo a presentare un progetto di legge per sterilizzare l’impatto di un pil negativo.
Per quel che riguarda fondi pensione e pip è necessario ora stimolare quello che la Covip definisce come salto di paradigma, in considerazione dell’evoluzione normativa, anche su impulso del recepimento delle direttive comunitarie (Iorp 2) . Va inoltre incrementato il tasso di inclusione, soprattutto a beneficio delle categorie più esposte al rischio previdenziale: giovani, donne, lavoratori delle pmi e dipendenti pubblici. Deve infine essere sanato un andamento delle adesioni a due velocità tra Italia centro-settentrionale e Mezzogiorno.
La formula del rilancio, su cui sono in corso riflessioni nell’ambito del percorso di concertazione tra Governo e sindacati, è l’attivazione di una nuova finestra di silenzio assenso per il prossimo anno. È interessante sottolineare come in ambito sindacale la riflessione è riferita al fatto che potrebbe essere più efficace proporre un semestre di silenzio assenso non come misura spot, ma come iniziativa continuativa a intervalli regolari. Come ricorda il report di Perseo Sirio-The European House Ambrosetti, l’introduzione del conferimento automatico ai fondi del tfr tramite il silenzio assenso «ha determinato tra il 2006 e il 2007 un incremento del 63% delle adesioni, il massimo aumento anno su anno mai registrato».
Ma come funziona il meccanismo? Si tratta di un sistema che ha il duplice effetto di favorire l’iscrizione del lavoratore a un fondo pensione e di costituire e dotare la sua posizione. Il tfr vale circa il 7% della retribuzione annua, ragion per cui il suo conferimento a una forma pensionistica complementare rappresenta un utile propellente per costruire una pensione integrativa, ancor più se il relativo flusso si arricchisce del contributo datoriale e di quello del lavoratore. Grazie a questo strumento, in sostanza, il tfr confluisce in automatico nel fondo pensione previsto dal contratto collettivo di lavoro. Al contrario se un lavoratore non vuole aderire deve dirlo in forma esplicita, e in questo caso il tfr può essere fatto confluire in una forma previdenziale da lui designata o accantonato presso l’azienda se ha meno di 50 dipendenti. Se ne ha di più, viene destinato al Fondo di Tesoreria dell’Inps. (riproduzione riservata)
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