di Anna Messia
Cattolica dovrà cedere a Generali Italia almeno il 30% dei premi della riassicurazione e dovrà avvalersi di Generali Welion per la liquidazione di tutti i sinistri infortuni e malattia entro il 2022, mentre Jeniot, la società del gruppo di Trieste specializzata allo sviluppo di servizi innovativi, diventerà l’unico fornitore di servizi telematici di Verona nel giro di poco più di tre anni, entro dicembre 2023. Sono alcuni dettagli dell’accordo tra Cattolica e Generali, conseguente all’ingresso del Leone nel capitale con il 24,4% dello scorso ottobre, che milanofinanza.it è in grado di anticipare.
L’operazione, come noto, ha previsto l’ingresso di tre rappresentanti di Generali nel consiglio di amministrazione di Cattolica (Stefano Gentili, Roberto Lancellotti ed Elena Vasco) ma anche l’avvio della collaborazione tra i due gruppi assicurativi in quattro aree di business, ovvero l’asset management, l’internet of things, il business salute e la riassicurazione. Su quest’ultimo fronte, a inizio ottobre, Cattolica e Generali Italia hanno sottoscritto un accordo che disciplina i termini e le condizioni della cessione dei premi da realizzarsi ogni anno, per l’intera durata dell’accordo che vale cinque anni, con rinnovo automatico, salvo disdetta di una delle parti con almeno sei mesi di preavviso.
In ballo, almeno a guardare il bilancio semestrale di Cattolica, ci sono premi per oltre 600 milioni che rappresentavano i volumi delle riserve tecniche in riassicurazione rispetto alle riserve totali di oltre 35 miliardi. I dettagli dell’alleanza saranno chiari solo a fine anno con i due partner che si sono impegnati a individuare il portafoglio oggetto della cessione dopo un’apposita due diligence, che sarà oggetto di una o più trattati di riassicurazione. Insomma, le macchine sono pronte a partire, con l’intenzione di godere di benefici reciproci. «Cattolica è un deal molto buono dal punto di vista finanziario e strategico per Generali e creerà valore per entrambe le compagnie», ha detto il group ceo del Leone, Philippe Donnet, durante l’investor day della settimana scorsa, commentando l’operazione, mentre aveva glissato sull’ipotesi di salire ancora nel capitale di Verona. «Si tratta solo di un’opzione e decideremo quando sarà necessario», aveva precisato.
La prima occasione per crescere potrebbe essere giovedì prossimo, quando scadrà il termine per sottoscrivere le azioni oggetto del recesso, pari all’11,64% (al prezzo unitario di 5,47 euro) conseguenti alla delibera di trasformazione in spa mentre a inizio 2021 è attesa la seconda tranche dell’aumento di capitale di 200 milioni. Ma sulla crescita pesa l’eventuale obbligo di Generali di lanciare un’offerta pubblica su Cattolica. Intanto, di certo, proseguono i cantieri per le sinergie industriali.
Anche nell’asset management a inizio ottobre è stato sottoscritto un accordo di cooperazione che ha fissato le regole del servizio di gestione di una porzione del portafoglio investimenti di Cattolica. Un contratto di gestione che non avrà scadenza temporale ma prevede la facoltà di Cattolica di recedere con effetto immediato, mentre Generali sarà obbligata a dare un preavviso di tre mesi. Mentre nell’internet of things la compagnia di Verona dovrà fornire a Jeniot l’appalto dei servizi connessi con la mobilità dei veicoli che servono per individuare la responsabilità in caso di sinistri e a fini tariffari. In pratica degli strumenti simili alle cosiddette scatole nere che dovranno essere targati Generali. Da subito per le nuove polizze e di tutto il portafoglio entro fine 2023. (riproduzione riservata)
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