Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Regoliamo meglio quel contatore, altrimenti ci sarà un’esplosione di 12 miliardi di non performing loan (npl) destinati a colpire in pieno il settore della sanità già messo in ginocchio dal coronavirus. E più in generale le imprese e tutta la pubblica amministrazione. A lanciare l’allarme è il professore di Economia di Tor Vergata, Alessandro Carretta, che è anche segretario generale di Assifact, che raccoglie le società che in Italia svolgono attività di factoring, in pratica quelle che si occupano dell’acquisto dei crediti commerciali. Il fatto è che le nuove regole europee sul default, introdotte dall’Eba, che partiranno da gennaio, classificano inadempienti tutte le esposizioni scadute da almeno 90 giorni, sia che si tratti di rate di un mutuo non pagate sia di crediti commerciali, e le due cose sono molto diverse, sostiene Carretta che pure riconosce che «l’intento dell’autorità bancaria europea è virtuoso».
La tutela dei piccoli azionisti prima di tutto. Come dovrebbe essere sempre e come a volte non accade. Resta così aperto il confronto tra Generali e Consob con una posizione che ad oggi passa tra due poli: nessun obbligo di opa già accertato in caso di salita nel capitale di Cattolica, ma neppure un lasciapassare preventivo. Da ottobre scorso il Leone detiene il 24,4% della compagnia assicurativa veronese dopo aver sottoscritto l’aumento di capitale da 300 milioni richiesto da Ivass per risollevare il Solvency II del gruppo scaligero. Una percentuale che già oggi è a ridosso della soglia del 25%, superata la quale Generali sarebbe obbligata a lanciare un’offerta pubblica sull’intero capitale di Cattolica. A meno che, ed è proprio questo il punto, il gruppo guidato da Philippe Donnet non dimostri che l’operazione è stata realizzata per mettere in sicurezza Cattolica dal punto di vista patrimoniale, nel qual caso Consob potrebbe esentare Trieste dall’obbligo dell’opa.
Gli italiani vogliono che il reddito percepito durante la pensione permetta loro di mantenere uno stile di vita adeguato. Facile a dirsi, più difficile a farsi, tanto più che, secondo quando emerge dallo Schroders Global Investor Study 2020, sono proprio loro i più preoccupati d’Europa per il fatto che gli schemi statali non siano sufficienti dopo il ritiro dal lavoro. Il timore riguarda il 60% delle persone del Paese, cinque punti percentuali in più rispetto al dato globale. Se però si va a vedere la quota di reddito destinata specificamente per la pensione, ecco che gli italiani sono ancora cicale: solo il 13% del totale (si veda il grafico), a fronte di un 13,8% europeo e di un ben più robusto 15,2% globale. Un dato senz’altro negativo, ma che letto da solo non rende giustizia a un comportamento più diligente: il 26% degli investitori utilizza il proprio reddito per accrescere i propri risparmi ai fini della pensione. Tre anni fa a farlo era solo il 12%. Il 31% degli italiani crede che il reddito durante la pensione sia insufficiente per condurre un buon stile di vita. Meglio del dato globale (41%), anche se, secondo l’analisi di Schroders, «gli investitori vogliono un indirizzo chiaro su come abbracciare le soluzioni integrative».
Vittoria InvestiMeglio Doppia Evoluzione PAC è un prodotto di investimento assicurativo multiramo a premio unico ricorrente, che permette di distribuire nel tempo l’investimento. Le performance dal punto di vista finanziario derivano dalla combinazione di una quota rivalutabile investita in una gestione separata e di una componente unit linked. I fondi interni unit linked sono rappresentati da Vittoria Azionario Europa Classe A e Vittoria Obbligazionario Euro, mentre la gestione separata è il fondo Vittoria Obiettivo Crescita. Il piano di versamenti programmati è eventualmente integrabile con quote aggiuntive, e il premio dovuto, qualora non sia stata sottoscritta la garanzia complementare facoltativa SalvaPiano, è indipendente dall’età e dal sesso dell’assicurato e dipende esclusivamente dall’ammontare del capitale assicurato. Per il piano dei versamenti programmati viene stabilita la frequenza di pagamento del premio (annuale, semestrale, etc) e l’importo della rata di premio. Il cumulo totale dei premi versati, al netto di eventuali riscatti parziali, non può eccedere un milione di euro. Il contratto prevede che, alla sottoscrizione, il contraente opti la linea di investimento Libera o Ribilanciata. La prestazione in caso di decesso dell’assicurato prevede il pagamento ai destinatari del capitale assicurato rivalutato in gestione separata, del controvalore delle quote dei fondi interni, quest’ultimo leggermente aumentato di un capitale aggiuntivo ottenuto moltiplicando tale controvalore per un’aliquota in funzione dell’età dell’assicurato al momento del decesso.
I fondi pensione sono portatori di quello che si definisce come capitale paziente, in grado di contribuire a favorire la ripresa economica del Paese. Il legislatore è intervenuto in più occasioni prevedendo forme di agevolazione, ed è possibile che nel prossimo futuro vi siano nuovi interventi di stimolo per favorire una maggiore sinergia virtuosa tra pubblico e privato. Un esempio in questo senso è quello del fondo pensione per i dipendenti delle banche di credito cooperativo (bcc), più volte premiato anche a livello internazionale.
«Affrontiamo il tema dell’inquinamento nell’ambito di portafogli più ampiamente diversificati e in modo mirato, per esempio nei nostri fondi Allianz Global Water o Allianz Clean Planet. La filosofia alla base della strategia Clean Planet è quella di perseguire l’obiettivo di un pianeta più pulito, attraverso la riduzione dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua e della terra», dice Andreas Fruschki, responsabile thematic equity di Allianz Global Investors.
La Direttiva Solvency II in materia di accesso ed esercizio delle attività di assicurazione e di riassicurazione, entrata in vigore nel 2016, ha introdotto per la prima volta un quadro prudenziale armonizzato e consistente per le imprese di assicurazione nell’Ue. La Direttiva si basa sul profilo di rischio di ogni singola compagnia assicurativa, ma garantisce allo stesso tempo comparabilità, trasparenza e competitività nel settore assicurativo. Il framework della Solvency II è costituito da tre “pilastri”: requisiti quantitativi, comprese le regole per valutare le attività e le passività delle imprese assicurative; requisiti per la gestione del rischio, nonché il processo di vigilanza delle autorità competenti; requisiti in materia di trasparenza. Se nel complesso l’intervento del legislatore sembra aver portato benefici nel settore assicurativo, l’esperienza maturata nei primi anni di applicazione della Direttiva e il feedback ricevuto dagli stakeholder del settore e dalle autorità pubbliche hanno individuato una serie di aree che potrebbero meritare una revisione. La Commissione ha pertanto avviato una consultazione con scadenza lo scorso ottobre, a cui Anasf ha partecipato, proponendo alcuni interventi volti ad integrare la Direttiva Solvency II.
La doppia proroga dell’Ape sociale e dell’Opzione Donna sono gli unici interventi contenuti nella prima bozza della Legge di Bilancio 2021 (ex Finanziaria) che interessano i lavoratori autonomi. Ridotto da cinque a tre anni il prelievo straordinario sulle famose «pensioni d’oro» (sopra i 100 mila euro l’anno) introdotto dalla legge di Bilancio 2019.
Come Paperon de’ Paperoni gli italiani risparmiano non per potere o altro, ma per vedere aumentare i soldi nel proprio Deposito. Giuseppe De Rita, sociologo e presidente del Censis, ricorre a un paragone disneyano per descrivere un fenomeno già emerso negli ultimi anni, ma che la pandemia da Sars-Cov2 ha contribuito a rafforzare. «I risparmi delle famiglie sono in aumento e sono cresciuti durante il lockdown a tal punto che oggi il risparmio mobiliare e immobiliare è in sostanziale parità con l’ammontare del prodotto interno lordo del Paese previsto per fine anno: 1.700 miliardi di euro», spiega ancora riassumendo i contenuti del rapporto sui Buoni Investimenti, realizzato da Censis in collaborazione con Tendercapital. «Le ultime crisi hanno generato paura nei cittadini e una tendenza a cercare sicurezza per il futuro. Con l’arrivo della pandemia questo tipo di atteggiamento è aumentato ed è aumentata la voglia di proteggersi, perché in fondo non essendoci altra difesa, quanto meno si cerca di avere soldi. Il risparmio cresce e chi risparmia lo fa per continuare a farlo anche inseguito. Non c’è più neppure quel gusto di una volta nel comprarsi una seconda casa o un’altra auto. Ormai siamo all’ambizione della liquidità immediatamente disponibile».
Uno spettro si aggira per l’Italia: quello di un’imposta sul patrimonio. E per evitare un del tutto ipotetico e si spera irrealistico prelievo forzoso di denaro, per esempio, dai conti correnti (lo fece il governo Amato nel 1992) serve un imperativo categorico: togliere i soldi da sotto il materasso e cominciare a investire. La liquidità è ai massimi storici, con i dati Abi di ottobre che mostravano depositi nei conti corrente da record oltre i 1.680 miliardi di euro. La seconda ondata della pandemia di Covid-19 non farà altro che esasperare il trend. Anche per le reti di consulenza associate ad Assoreti (per l’appunto, l’associazione delle reti di consulenti finanziari) la liquidità rappresenta la prima voce di raccolta (8,9 miliardi, ma con una contrazione del -23,4% su base annua, si veda la tabella), nonostante nel periodo gennaio-settembre i consulenti siano stati in grado di spingere i clienti a investire, riducendo lo stock liquido e alzando la raccolta in titoli, oicr e gestioni patrimoniali individuali. La raccolta del risparmio gestito sommata è stata infatti pari a 14,1 miliardi, con un aumento del 28,7% rispetto al 2019.
- Generali Infrastructure amplia la gamma di fondi
Generali Global Infrastructure ha lanciato due fondi infrastrutturali a supporto della ripresa europea. Un fondo investe nella transizione energetica, in asset legati all’ambiente e nella mobilità green, il secondo in infrastrutture sociali e per la trasformazione digitale. Il gruppo Generali ha contribuito con un investimento di 290 milioni di euro nei fondi, disponibili anche per investitori terzi qualificati. Offrono un’allocazione flessibile tra una strategia di investimento bond ed equity.
Nel rilascio del visto di conformità per l’ottenimento dello sconto o per la cessione della detrazione maggiorata del 110%, controlli esclusivamente formali e non di merito del professionista. Compensi professionali adeguati e per scaglioni, dallo 0,80 allo 0,050%, con eventuale applicazione di riduzione e/o maggiorazione in relazione alla complessità, mentre per l’espletamento delle pratiche previsto un compenso tra lo 0,50 e l’1% sui valori economico-finanziari oggetto della prestazione. Così il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili che, congiuntamente con la Fondazione nazionale dei commercialisti, ha predisposto un più recente documento (26/11/2020) dal titolo «Il superbonus 110%: check list visto di conformità ecobonus e sismabonus», con allegate due check list distinte (in formato word). Il documento ricorda la presenza necessaria della polizza assicurativa per la responsabilità civile con un massimale non inferiore a 3 milioni di euro, sebbene adeguata al numero dei visti di conformità, delle asseverazioni e delle certificazioni tributarie rilasciate; non si evidenzia, però, la necessità di integrazioni e/o specifiche.
Le sciabolate della pandemia da Covid sui mercati non hanno scalfito il patrimonio di Inarcassa (la Cassa previdenziale cui son iscritti quasi 170 mila liberi professionisti tra ingegneri e architetti): alla fine dello scorso ottobre, infatti, le riserve si erano mantenute «oltre gli 11 miliardi di euro», e ciò è riconducibile al «puntuale monitoraggio degli eventi finanziari e alle azioni messe in atto per contenere i rischi sul portafoglio». È quel che fa sapere lo stesso Ente pensionistico, a seguito dell’approvazione, da parte del Comitato nazionale dei delegati, del bilancio di previsione per il 2021, nel quale si stimano per il prossimo anno «un flusso di entrate contributive al di sopra del miliardo», nonché «un avanzo economico di circa 352 milioni».
Assegni pensionistici dei giovani dottori commercialisti (un po’) più sostanziosi: è la prospettiva che prende forma, dopo che la Cassa previdenziale ed assistenziale di categoria (la Cnpadc) ha incassato il via libera dei ministeri del Lavoro e dell’Economia alla delibera (che era stata varata nello scorso febbraio) che, fissando la «proroga per il decennio 2023-2032 del meccanismo di accredito di quota parte della contribuzione integrativa sui montanti degli iscritti, ne aumenta anche la percentuale relativa». Si tratta, illustra l’Ente presieduto da Walter Anedda, di una iniziativa che era stata «temporaneamente riconosciuta per il periodo dal 2013 al 2022, e prevedeva che una percentuale pari all’1% del volume d’affari Iva del professionista venisse accantonata sui montanti individuali, in misura inversamente proporzionale all’anzianità contributiva».
- Commercialisti, via libera all’aumento dei montanti
Un altro passo avanti per assicurare ai dottori commercialisti pensioni più “ricche”: i ministeri vigilanti (Lavoro ed Economia) hanno, infatti, approvato la delibera della Cassa previdenziale di categoria (Cnpadc) che, «prevedendo la proroga per il decennio 2023-2032 del meccanismo di accredito di quota parte della contribuzione integrativa sui montanti degli iscritti, ne aumenta anche la percentuale relativa».
- Inarcassa, nel 2021 un miliardo di entrate