di Antonella Ladisi
Le assicurazioni italiane in questi mesi hanno rapidamente potenziato l’offerta delle polizze sanitarie per includere coperture sanitarie legate al coronavirus. Ma le imprese, azzoppate dalle chiusure imposte dal lockdown, hanno dovuto fare affidamento esclusivamente sugli interventi pubblici visto che, a differenza di altri Paesi, in Italia le polizze per la business interruption, che prevedono rimborsi in caso di blocco dell’attività, sono state sottoscritte appena dal 3% delle pmi italiane. Al lavoro c’è l’Ania, che sta preparando una proposta per trovare una soluzione che affianchi lo Stato alle imprese assicurative. Anche perché senza sostegno pubblico per le compagnie il rischio pandemico è insostenibile, come ha dimostrato il coronavirus. «Il covid ha evidenziato che i sinistri generati da tre mesi di blocco delle attività corrispondono a 100 anni di premi», sottolinea Daniela D’Andrea, ceo di Swiss Re Italy, durante il webinar «Il rischio pandemico è assicurabile», nel corso della terza giornata conclusiva della seconda edizione del Milano Festival delle Assicurazioni. Secondo quanto detto da parte dell’ad e dg di Aon, Andrea Parisi, il rischio pandemico fino allo scorso anno era considerato al 62esimo posto in Italia e al 60esimo nel mondo. Ma adesso è nata una nuova consapevolezza e secondo il ceo sarà sempre più considerato negli anni a venire il rischio pandemico.
Che la pandemia abbia fatto scattare nuove consapevolezze è stato confermato anche da Maurizio Taglietti, general manager di MetLife, che ha notato un balzo in avanti, con l’interesse per la protezione personale esploso negli ultimi mesi. Del connubio pubblico-privato ha parlato anche Bruno Scaroni, group strategy e business accelerator di Assicurazioni Generali, che ha posto anche enfasi sull’urgenza di adottare iniziative di questo tipo vista l’incertezza del futuro. Il presidente di Aiba, Luca Franzi, ha riconosciuto come la maggiore sensibilità determinata dal Covid possa essere l’occasione per creare una solida partnership assicurato-assicuratore. Mentre per il professore di economia degli intermediari finanziari dell’Università di Parma, Claudio Cacciamani, una soluzione al problema della scarsa diffusione delle assicurazioni potrebbe essere quella di creare delle polizze per distretto di attività: «La cultura deve essere diffusa in modo più mirato e simile. Così è più facile capire e convertire il bisogno». (riproduzione riservata)
Fonte: