Elisa Del Pup
Le class action europee contro le multinazionali diventano realtà. Con l’approvazione di martedì, il Parlamento europeo ha infatti promosso in seconda lettura la Direttiva sulle azioni rappresentative che consentirà ai gruppi di consumatori dell’Unione, tramite associazioni no profit o organismi pubblici, di intraprendere azioni collettive contro gli abusi in alcuni settori considerati strategici, come le telecomunicazioni o la protezione dei dati sensibili. Per farlo, i paesi europei dovranno mettere in piedi un meccanismo procedurale che consenta a tali enti legittimati e non agli studi legali, di intentare azioni rappresentative di natura inibitoria (cessazione o divieto) o risarcitoria (compensazione). Il rispetto degli stessi criteri in tutta l’Unione è prerequisito essenziale all’avvio di azioni giudiziarie transfrontaliere: come si legge nella nota diffusa dal Parlamento Ue, «gli enti dovranno dar prova di un certo livello di stabilità e poter rispondere della propria attività pubblica, oltre a dimostrare l’assenza di scopo di lucro». Inoltre, per quanto riguarda le azioni nazionali, dovranno rispettare i criteri previsti dalla normativa interna a ciascun paese e, una volta legittimati, «sono tenuti a mettere in atto procedure volte a scongiurare influenze esterne o l’insorgere di conflitti di interesse, in particolare se finanziati da terzi». Nel mirino delle azioni collettive ci sono le violazioni delle leggi europee da parte di professionisti in vari settori quali la protezione dei dati personali, viaggi e turismo, così come servizi finanziari, energia e telecomunicazioni. Un importante deterrente alle azioni legali abusive arriva poi dal principio «chi perde paga», secondo cui la parte soccombente dovrà rimborsare le spese legali alla controparte vincitrice. La direttiva era stata presentata ad aprile 2018 dalla Commissione europea ed è stata concordata dal team negoziale del Parlamento e dei ministri dell’Unione a giugno 2020. Il progetto di legge rientra nel piano «New deal» per i consumatori, pensato per rispondere alle violazioni dei diritti dei consumatori perpetrate dalle multinazionali in settori considerati strategici. La direttiva entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione e gli stati membri avranno poi 24 mesi di tempo per recepirla nell’ordinamento interno, oltre a 6 mesi per renderla applicabile.
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