di Anna Messia
Si chiuderà presumibilmente a gennaio la seconda tranche di aumento di capitale di 200 milioni di Cattolica Assicurazioni chiesto dall’Ivass, dopo i 300 milioni già sottoscritti da Generali a fine ottobre. Prima deve arrivare l’autorizzazione di Ivass per quanto riguarda il pagamento dei soci della compagnia che hanno esercitato il diritto di recesso a un prezzo di 5,47 euro (per un totale di 113 milioni), legato alla trasformazione in spa, oltre al via libera di Consob per il prospetto. Si tratta di partite incrociate tra loro, ha chiarito ieri Atanasio Pantarrotas, vicedirettore generale e chief financial officer di Cattolica Assicurazioni, presentando alla comunità finanziaria il bilancio dei nove mesi della compagnia, chiuso con un utile dimezzato a 42 milioni per le svalutazioni su Vera Vita (-61 milioni). Infatti prima dovrà essere chiaro se Generali, che sottoscrivendo i 300 milioni di aumento è arrivata a detenere il 24,4% (pagando 5,55 euro per azione), deciderà di rilevare tutto o parte del capitale di Cattolica oggetto di recesso, pari complessivamente all’11,64% (al prezzo di 5,47 euro). In questo caso Generali avrebbe più del 30% e, mentre Ivass l’ha già autorizzata ad arrivare fino al 49,9% resta da chiarire la posizione di Consob. Il Leone in tal modo supererebbe il 25%, soglia oltre la quale dovrebbe scattare l’obbligo di opa e l’eventuale esenzione potrebbe essere chiesta solo in casi eccezionali. Per esempio, l’esenzione sarebbe possibile se Cattolica non avesse la forza finanziaria per sborsare i 113 milioni necessari, ma non sembra questo il caso in quanto, se Verona rivendesse subito sul mercato quelle azioni sul mercato (che ora trattano a circa 4,7 euro), la perdita sarebbe di 20-30 milioni, sostenibile alla luce del fatto che a fine ottobre il Solvency II della compagnia era pari al 205%. In ogni caso lo scenario non sarà chiaro prima del 26 novembre, termine ultimo per Generali per manifestare eventuale interesse all’acquisto delle azioni oggetto di recesso, e solo dopo la compagnia potrà chiedere il via libera di Ivass all’acquisto e l’ok di Consob al prospetto. Quest’ultimo dovrà tra l’altro fare luce su un’altra questione anticipata da MF-Milano Finanza del 7 novembre: quella inerente alle clausole della partnership bancassicurativa con Banco Bpm che potrebbero penalizzare Cattolica nel caso in cui Generali arrivasse al controllo della compagnia (change in control). «Faremo disclosure nel prospetto», ha dichiarato ieri Pantarrotas, aggiungendo che in questo momento in Cattolica «non c’è alcun change of control, ma solo soci importanti dopo l’aumento di capitale che ha visto l’ingresso di Generali. Posizione che sembra condivisa anche dalle autorità di controllo». (riproduzione riservata)
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