di Fausto Tenini
Nel giugno 2019 MF-Milano Finanza, in collaborazione con Assinews, ha lanciato l’Osservatorio permanente sugli investimenti assicurativi, una sezione del settimanale e del sito internet www.milanofinanza.it dove si analizzano le caratteristiche di prodotti assicurativi Vita dei rami I, III e multiramo. Lo studio qui riportato vuol mettere in luce alcuni aspetti rilevanti estrapolati da questa esperienza, con particolare riferimento alle polizze di tipo rivalutabile, ovvero di ramo I, destinate alla clientela con basso profilo di rischio. Un aspetto oggi più che mai critico in relazione ai prodotti assicurativi di tipo rivalutabile è rappresentato dai costi, da leggersi a fianco dei rendimenti storici e prospettici. Se infatti un tempo i rendimenti dei tassi di mercato (monetario e obbligazionario) si collocavano su livelli elevati, permettendo la restituzione ai sottoscrittori di polizze rivalutabili di incassare un buon utile al netto dei costi, oggi il contesto di mercato è radicalmente differente.

Quando il Bot o il Btp rendevano il 4% annuo e il Bund decennale il 3% annuo, un costo di prodotto dell’1,5% annuo permetteva al contraente/investitore di incassare un guadagno di un certo interesse. Ma oggi che il Bot e il Bund decennale esprimono un rendimento a scadenza negativo e il Btp a 10 anni si ferma allo 0,7% annuo, il focus sui costi e sulla composizione di portafoglio con annessa redditività attesa può fungere da discriminante tra incassare un modesto utile alla scadenza/riscatto della polizza e scoprire invece che dopo 10 anni il motore finanziario non ha restituito nulla, e quindi in termini reali, al netto dell’inflazione, si sono persi soldi.

A questo punto è necessario distinguere tra i costi puri delle gestioni separate sottostante ai prodotti assicurativi considerati nel panel e i costi della polizza nel suo complesso. Per quanto riguarda le sole gestioni separate, che costituiscono il motore finanziario dei prodotti di ramo I, è necessario tenere presente che polizze differenti emesse dalla medesima compagnia, possono agganciarsi alla stessa gestione separata. Ad esempio i prodotti Generali Valore Protetto New, Generali Rinnova Valore e Generali One (analizzati in passato nel panel dell’Osservatorio) hanno come sottostante finanziario la medesima gestione separata, la storica Gesav; si è quindi proceduto a contabilizzare solo una volta, in merito ai costi medi, le gestioni separate che si riferiscono a più prodotti assicurativi. Dall’analisi si è evidenziato per le gestioni separate un costo medio annuo accettabile, prossimo all’1,2% annuo, a cui va aggiunta una eventuale (ma tutto sommato ben accetta) commissione di extra-performance rispetto a determinati parametri di rendimento eventualmente raggiunti dal gestore. La deviazione standard tra questi costi è contenuta, prossima allo 0,2%, confermata dal fatto che non ci sono gestioni che costano troppo rispetto alla media. Ma i costi non sono sufficienti per fare valutazioni se non si affiancano ai rendimenti storici e prospettici. Il Kid a tal proposito esprime valori attesi di performance proprio sulla base di quanto ottenuto in passato dalla gestione separata sottostante alla polizza. Un elemento interessante è la stabilità negli anni dei rendimenti, al lordo dei costi sopra indicati, generati dalle gestioni separate sottostanti alle polizze di ramo I. Essendo l’Osservatorio nato nel 2019 e utilizzando una analisi retrospettiva rolling di tre anni rispetto al momento della pubblicazione, si è tenuto conto delle dinamiche di performance storica negli anni dal 2016 al 2019. Il rendimento medio delle gestioni separate considerate si è attestato -al lordo dei costi- al 2,98% nel 2016 e nel 2017, mentre nel 2018 e 2019 si è posizionato a ridosso del 2,9%. Insomma, negli ultimi anni hanno reso mediamente quasi il 3% annuo lordo, un ottimo risultato rispetto alle metriche odierne del mercato obbligazionario.

Lo scarso legame con le dinamiche dei mercati finanziari è evidente, ed è attribuibile principalmente al principio di valorizzazione degli attivi al costo storico anziché mark to market, ovvero a prezzi di mercato. Questa particolare e unica metodologia di valorizzazione del portafoglio si riflette in un rendiconto delle performance di periodo molto stabile, in quanto non influenzato più di tanto dai saliscendi dei mercati azionari e obbligazionari.

C’è però una buona dispersione di rendimenti tra le differenti (di compagnie diverse) gestioni separate nei vari anni in quanto la deviazione standard tra i rendimenti annui lordi si è attestata mediamente allo 0,67% (0,55% nel 2019, 0,66% nel 2018, 0,65% nel 2017, 0,81% nel 2016). E infatti nel 2019 la differenza di rendimento lordo della gestione separata migliore rispetto a quella meno performante nel panel considerato si è attestata al 2,02%. Guardando la dinamica dei rendimenti della medesima gestione separata al passare degli anni, si nota invece che c’è una bassissima variazione nei risultati ottenuti: evidentemente lo stile di gestione tende a persistere nel tempo. Questi numeri confermano che alcune gestioni si sono mosse molto bene rispetto al valore medio, altre hanno deluso e in alcuni casi possono non aver coperto i costi del prodotto ovvero dell’intero pacchetto assicurativo, e non solo del motore finanziario.

Quel che è certo è che non c’è relazione diretta tra il costo di una gestione separata e il rendimento da essa generato. Ad esempio, fotografando le sole gestioni separate che costano l’1,2% annuo si individuano rendimenti lordi per il 2019 sopra il 3,5% o sotto il 2% a seconda dei casi. E gestioni che si collocano su livelli di costo medio-alti a volte rendono meno di altre che risultano più economiche. Se si considerano ora le polizze di ramo I, e non solo il motore finanziario sottostante, il costo complessivo del prodotto comprende anche le componenti assicurative a esclusione delle coperture accessorie.

Sull’intero panel (40 prodotti assicurativi di ramo I) si è calcolato così un costo medio annuo pari all’1,95% (mediana pari a 1,75%), con una deviazione standard di 0,80%. A differenza delle pure gestioni separate, i costi medi sono impegnativi e soprattutto c’è una elevata dispersione tra i differenti prodotti delle diverse compagnie. Basti pensare che il prodotto analizzato più oneroso evidenzia nel Kid un impatto dei costi sul rendimento superiore al 5% annuo, rispetto a poco più dell’1% del prodotto meno oneroso. È altresì chiaro che la differenza dei costi va calata nello specifico prodotto, in quanto ognuno di essi ha proprie caratteristiche (ad esempio premio unico o pac) e soprattutto coperture assicurative che fanno si che un confronto diretto tra i diversi prodotti esclusivamente attraverso i costi abbia poco senso. Se il costo medio delle polizze esaminate è di poco inferiore al 2% annuo, per i prodotti di tipo unit linked (ramo III) o multiramo tali voci sono mediamente più elevate, collocabili nel range 2,5%-3,5% annuo, ma il motore finanziario è completamente differente (fondi e gestioni ad alta componente azionaria).

Dall’abbinamento dei rendimenti delle gestioni separate prima narrati e del rendimento medio annuo delle polizze, nei quattro anni indicati, ove i dati dei prodotti erano popolati, si può evincere un guadagno medio annuo netto per il contraente prossimo all’1%. Un contraente/investitore deve quindi tenere presente che a seconda delle compagnie e delle polizze scelte il risultato finanziario, derivante dalla robustezza della gestione separata e dai costi dalle coperture richieste, può risultare allettante o deludente. Tale elemento andrà ben ponderato rispetto alle caratteristiche assicurative associate alla polizza, e ai relativi costi, fattori molto differenziati, spesso non standardizzabili e quindi poco confrontabili. (riproduzione riservata)

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