di Anna Messia
Il tempo a disposizione è poco e a rischio ci sono 500 milioni di premi assicurativi che valgono un volume di affidamenti che sfiora 200 miliardi di euro. Linfa vitale per gli scambi economici del Paese che rischia di bloccarsi se il governo italiano non deciderà di allungare di un altro semestre l’ombrello protettivo di 2 miliardi di euro aperto sull’assicurazione del credito con il decreto Rilancio dello scorso maggio. A giorni è attesa l’emanazione del decreto attuativo da parte del ministero dell’Economia che dovrà liberare quei 2 miliardi che tramite Sace affluiranno sotto forma di garanzie alle compagnie di assicurazione del credito (90% degli eventuali sinistri) che in cambio in questi mesi hanno continuato ad offrire coperture nonostante il rischio di perdite sia evidentemente lievitato. Il decreto era atteso da mesi, c’è voluto più del previsto ma ora dovrebbe essere finalmente in dirittura d’arrivo visto che la convenzione di Sace avrebbe ricevuto il disco verde della Ragioneria. «Un secondo dopo che avremo firmato quella convenzione dobbiamo però sederci di nuovo tutti intorno ad un tavolo per estendere la validità della convenzione per un altro semestre», avverte Luca Burrafato, responsabile della regione Paesi Mediterranei, Medio Oriente e Africa di Euler Hermes, l’assicurazione del credito del colosso tedesco Allianz, che in Italia intercetta circa la metà di questi 500 milioni di premi. «Altrimenti dal primo gennaio 2021 il mercato dell’assicurazione del credito rischia di bloccarsi, con un effetto a catena sulla fiducia e la stabilità del sistema finanziario, indebolendo le imprese italiane nel confronto con altri concorrenti europei, dalla Francia alla Germania passando per Polonia e Romania che stanno già lavorando per la proroga delle misure adottate con la prima ondata della pandemia».
Il fatto è che inizialmente il settore dell’assicurazione del credito aveva immaginato un picco dei sinistri per mancati pagamenti per la fine dell’anno in corso. La nuova ondata di contagi ha però avuto l’effetto di prorogare le misure protettive del sistema da parte del governo, dalla cassa integrazione covid al blocco dei licenziamenti. Così il probabile boom dei sinistri si è spostato al primo semestre dell’anno prossimo, quando quelle misure straordinarie messe in atto dall’esecutivo presumibilmente verranno meno, con la possibile crescita dei licenziamenti e dei fallimenti aziendali. «Nel mercato non sono poche le aziende zombie, che stanno in piedi solo grazie all’iniezione di liquidità e al sostegno all’economia da parte del governo», aggiunge Burrafato.
Ad oggi l’aumento delle insolvenze del 2020 rispetto al 2019 è stato limitato a una crescita del 6%, ma «le previsioni per l’anno prossimo rispetto al 2020 sono di un aumento fino al 20% e se si guarda al 2021 rispetto al 2019 la crescita stimata è del +28%», continua il manager di Euler Hermes. Ad oggi a crescere sono stati in particolare i riscadenziamenti, cioè i creduti scaduti, aumentati dell’80%, che però non si sono ancora trasformati in sinistri. Il picco di questi ultimi è atteso quindi nei primi mesi dell’anno prossimo e «c’è inevitabilmente bisogno di allungare la tempistica della garanzia Sace che altrimenti scadrebbe alla fine di quest’anno», spiega il manager, e dal 2021 le imprese rischiano inevitabilmente di rimanere senza coperture assicurative in caso di mancati pagamenti dei propri clienti. «In questi mesi abbiamo continuano ad offrire coperture a tutto il mercato, a prescindere dal settore di appartenenza della imprese, facendo affidamento sull’intervento previsto dal decreto Rilancio.
Con la crisi del 2009, senza paracaduti dell’esecutivo, i crediti garantiti dalle assicurazioni erano calati di circa il 30%. Questa volta la riduzione è stata limitata al 10% nonostante i continui rinvii del ministero dell’Economia per l’emanazione del decreto attutivo», aggiunge Burrafato. Ora il documento sembra finalmente pronto e «il governo italiano deve muoversi prontamente anche per il futuro», dice. Altrimenti il rischio non è solo quello di creare sfiducia nel sistema italiano ma anche di perdere terreno nella competizione europea. «Tutti i principali Paesi sono già in azione per prolungare gli interventi di garanzia per i sinistri, compresi Belgio e Olanda, e senza questi interventi le aziende italiane sarebbero più deboli a confronto con le concorrenti europee», conclude. L’unico Paese europeo che non ha previsto un sostegno pubblico all’assicurazione del credito, neppure nalla prima ondata della pandemia, è stata la Spagna con inevitabili effetti negativi sul sistema che sembrano già in atto. (riproduzione riservata)
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