Oltre un quarto delle risorse girate dallo Stato alle Regioni (il 26,3% per la precisione) necessarie a garantire ai cittadini i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) sono andate a vuoto, non producendo alcun servizio.

È quanto emerge dal monitoraggio sui Lea tra il 2010 e il 2017 realizzato dalla Fondazione Gimbe che ha evidenziato una forbice “inaccettabile” tra le Regioni nel contesto di una performance complessiva pari al 73,7%.

Infatti, se i punteggi della “griglia Lea” utilizzata dal ministero della Salute per monitorare e verificare l’effettiva erogazione delle prestazioni sanitarie che le Regioni devono garantire ai cittadini e debbono dunque essere considerati l’indicatore ufficiale per monitorare l’erogazione delle prestazioni, bisogna concludere che tra il 2010 e il 2017, il 26,3% delle risorse assegnate dallo Stato alle Regioni non ha prodotto servizi per i cittadini. Per dirla in altre parole, più di un quarto dei finanziamenti trasferiti alle Regioni per l’assistenza sanitaria si volatilizzano senza tradursi in assistenza e salute.

Guardando all’analisi dell’Osservatorio Gimbe, la prima regione in termini di erogazione delle prestazioni è l’Emilia Romagna con il 92,5% di adempimento. Tra le top five della classifica troviamo Toscana, Piemonte, Veneto e Lombardia, mentre in coda si piazza la Campania con il 53,9%.

Il nostro Osservatorio – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – rileva ormai da anni che la griglia LEA si è progressivamente “appiattita” e non è uno strumento adeguato per verificare la reale erogazione delle prestazioni sanitarie e la loro effettiva esigibilità da parte dei cittadini”. Infatti, le già modeste capacità dello strumento nel “catturare” gli inadempimenti per numero limitato di indicatori e modalità di rilevazione (autocertificazione delle Regioni) si sono progressivamente ridotte sia per la stabilità della griglia (indicatori e soglie non hanno subìto negli anni rilevanti variazioni e non vengono modificati dal 2015), sia per l’invarianza della soglia di adempimento (per essere “promosse” alle Regioni è sufficiente raggiungere 160/225 punti)”.

Cartabellotta osserva inoltre come lo Stato certifichi “l’erogazione regionale delle prestazioni con uno strumento sempre meno adeguato per valutare la qualità dell’assistenza sanitaria. Infatti, a fronte dei risultati dell’ultimo monitoraggio (2017) che documenta un trend dei punteggi Lea in progressivo aumento dal 2012 e identifica come inadempienti solo Calabria e Campania, numerosi report indipendenti nazionali e internazionali attestano invece un peggioramento della qualità dell’assistenza, in particolare secondo la prospettiva del cittadino/paziente”.

Considerato che Governo e Regioni sono impegnati nella stesura del nuovo Patto per la Salute, dove Piani di rientro e commissariamenti rappresentano uno dei nodi più critici da sciogliere, la Fondazione Gimbe ha ritenuto opportuno e utile rendere disponibili i risultati preliminari dello studio “Adempimenti LEA 2008-2017”, avviato con l’obiettivo di valutare le performance regionali negli ultimi 10 anni.

Sotto il profilo del metodo, lo studio è stato condotto analizzando i 10 monitoraggi annuali del ministero della Salute pubblicati dal 2008 al 2017, dai quali sono stati esclusi gli anni 2008 e 2009 (che richiedono analisi più complesse, ancora in corso). Pertanto, i risultati della valutazione sono relativi al periodo 2010-2017, otto anni durante i quali ciascuna Regione poteva raggiungere un punteggio massimo di 1.800.

Utilizzando i dati regionali relativi a ciascun indicatore e la griglia di attribuzione dei punteggi disponibili nei monitoraggi ministeriali, sono stati calcolati per gli anni 2010-2016 i punteggi per le Regioni non sottoposte a verifica degli adempimenti (Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Valle D’Aosta, Province autonome di Trento e di Bolzano) e per tutte le Regioni per gli anni 2010-2011 per cui il ministero non riporta il punteggio totale, ma solo lo status adempiente/non adempiente. Infine, la classifica finale è stata elaborata secondo le percentuali cumulative di adempimento 2010-2017 e suddivisa, attraverso la definizione dei quartili, in quattro gruppi.

Regioni e Province autonome non sottoposte a verifica degli adempimenti hanno performance peggiori di quelle sottoposte a verifica, ma con trend di miglioramento molto differenti: in particolare, se Friuli-Venezia Giulia e Provincia autonoma di Trento hanno raggiunto elevate percentuali di adempimento, le performance di Valle D’Aosta e soprattutto di Sardegna e Provincia autonoma di Bolzano sono allineate a quelle delle Regioni in Piano di rientro.

Solo 11 Regioni superano la soglia di adempimento cumulativo del 75% e, ad eccezione della Basilicata, sono tutte situate al Centro-Nord, confermando sia la “questione meridionale” in sanità, sia la sostanziale inefficacia dei Piani di rientro nel migliorare l’erogazione dei Lea.

In un momento storico per il SSN – conclude Cartabellotta – in cui il Ministro Speranza ha ripetutamente dichiarato che l’articolo 32 è il faro del suo programma di Governo, i dati del nostro report parlano chiaro. Senza una nuova stagione di collaborazione politica tra Governo e Regioni e un radicale cambio di rotta per monitorare l’erogazione dei LEA, sarà impossibile ridurre diseguaglianze e mobilità sanitaria e il diritto alla tutela della salute continuerà ad essere legato al CAP di residenza delle persone”.

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Sanità