Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Lanciata lo scorso luglio da Alleanza, la polizza Vita rivalutabile Valore Futuro + è una soluzione d’investimento multiramo studiata per cogliere le opportunità dei mercati finanziari e al tempo stesso salvaguardare il capitale investito su un orizzonte temporale di medio-lungo periodo, attraverso un meccanismo di protezione. Si tratta di un prodotto d’investimento assicurativo a vita intera a premio unico, ma prevedendo premi unici aggiuntivi, con capitale collegato in parte a fondi esterni e in parte a una gestione separata della compagnia.
Mediolanum Capital New è un prodotto d’investimento assicurativo appartenente al Ramo III. Si tratta quindi di una polizza sulla vita di tipo Unit Linked in forma mista, in base alla quale Mediolanum Vita si impegna a corrispondere alla scadenza del contratto ai beneficiari, nel caso in cui l’assicurato sia ancora in vita, un capitale pari al controvalore complessivo delle quote del fondo interno, che per la combinazione a premio unico presa in esame è rappresentato da Mediolanum Capital New Step Bilanciato (in alternativa sono disponibili le opzioni Step Azionario e Step Obbligazionario).
Spunta il nome di Raffaele Agrusti nella partita che ruota intorno a Cattolica Assicurazioni . Il manager, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, sarebbe stato contattato dai veronesi subito dopo la defenestrazione di Alberto Minali. Un primo contatto per ora che potrebbe aprire nuovi scenari per la compagnia, se ci sarà un seguito. Per Agrusti, ex amministratore delegato di Generali  Italia e cfo di Rai e oggi al comando della mutua trentina Itas, Cattolica potrebbe essere l’occasione giusta per tornare al timone di un gruppo quotato. Mentre per il presidente della compagnia, Paolo Bedoni, il manager potrebbe essere l’uomo giusto per dare di nuovo un segnale forte al mercato che Cattolica vuole crescere. Si vedrà. Intanto a gestire la delicata fase di passaggio dopo l’uscita di Minali c’è il direttore generale Carlo Ferraresi, che in questi anni si è fatto conoscere e apprezzare. Per lui ci sarà subito una partita da sbrogliare la prossima settimana con un volo già prenotato Verona-New York. Dall’altra parte dell’Oceano, ad aspettare il vertice di Cattolica Assicurazioni , ci sarà Ajit Jain, che per conto della Berkshine Hataway di Warren Buffett, di cui è vicepresidente, segue le operazioni assicurative. E’ l’uomo che nell’ottobre 2017, convinto dell’accelerazione che sarebbe stata impressa alla compagnia di Verona da Minali, suggerì di rilevare il 9% del capitale.
Nonostante i numerosi passi avanti fatti sull’inclusività di genere nel mondo finanziario, c’è ancora qualcosa che non va. Non si tratta esclusivamente di presenza, o meno, di quote rose all’interno dei cda o nei ruoli executive (che vede l’Italia agli ultimi posti), ma di vere occasioni miliardarie, che i gruppi attivi nei servizi finanziari stanno perdendo. Per miopia o assenza di strategia e lungimiranza. Infatti, come stima il report Women in Financial Services 2020 realizzato dalla società di consulenza globale Oliver Wyman, le società del mondo dei servizi finanziari potrebbero realizzare oltre 700 miliardi di dollari di ricavi annuali addizionali se riuscissero a servire meglio la clientela femminile. Proprio alla luce di questo dato colpisce ancor di più la notizia sull’algoritmo «sessista» di Apple  Card, la carta di credito collegata ad Apple  Pay lanciata ad agosto dal gigante di Cupertino in collaborazione con Goldman Sachs.

Un mercato che riguarda tutti i consumatori indistintamente, un mercato che ha generato transazioni per un valore complessivo di 200 miliardi di dollari (181 mld di euro): la mobilità si conferma un settore strategico per lo sviluppo economico, purché affrontato in chiave sostenibile. Infatti, come emerso ieri al convegno «La Mobilità del Possibile», si tratta di un comparto animato negli ultimi 6 anni da 550 transazioni e, stando all’analisi EY sull’Italia, il suo valore di 200 miliardi di dollari si può dettagliare meglio tra i diversi trend che riguardano oggi la mobilità, a partire dai 100 miliardi di dollari legati alla sharing mobility (circa 90 mld di euro), dai 60 miliardi alla guida autonoma (54,3 mld di euro), arrivando ai 25 miliardi alla green mobility (inclusi i veicoli elettrici, in tutto pari a 22,6 mld di euro) e ai 16 miliardi alle auto connesse (oltre 14 mld di euro). Circa l’80% delle transazioni è stato effettuato da operatori non strettamente appartenenti al comparto automotive, tra cui fondi di private equity e venture capital (circa il 42,5% dell’intero mercato), a conferma della trasversalità del settore.
Il private banking italiano si conferma un modello di successo, attrattivo e apprezzato dai clienti e l’associazione del settore Aipb stima che gli 844 miliardi di euro di masse gestite possano salire a circa 920 mld nel 2021. Un traguardo che porta il settore ad aumentare il suo peso, tra i canali distributivi, dal 27,5 al 28,2% della ricchezza finanziaria delle famiglie. «Gli hub finanziari best in class quali Svizzera, Singapore, Usa e Gran Bretagna», ha spiegato Carlo Murolo, senior partner monitor di Deloitte, «si distinguono rispetto all’Italia per la capacità di fare sistema, elemento fondamentale di attrazione per la clientela private».
Sara assicurazioni ha registrato nei primi nove mesi premi lordi contabilizzati, al lordo delle cessioni in riassicurazione, pari a 440,4 milioni di euro, in aumento del 3,3% su base annua, e dell’1,4% rispetto alle previsioni. Il risultato netto è stato di 39,3 milioni, superiore sia a quello di settembre 2018 sia rispetto alle stime. Il Solvency II si è posizionato al 266%. La controllata Sara vita ha registrato premi per 69,2 milioni di euro, in aumento del 2,8% con un utile netto di 4,9 milioni (-1,6 milioni). «Risultati molto positivi», ha commentato il direttore generale Alberto Tosti, «che confermano la qualità del portafoglio e della nuova raccolta».

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  • La vita non si allunga Le pensioni di vecchiaia restano ferme ai 67 anni
Nel 2021 e 2022 si andrà in pensione di vecchiaia a 67 anni (e almeno 20 di contributi). E in pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi versati, a prescindere dall’età. Esattamente come quest’anno e il prossimo. La conferma arriva dal decreto del ministero dell’Economia pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale che recepisce i nuovi calcoli Istat sulla speranza di vita a 65 anni in crescita di appena 0,021 decimi di anno: una variazione nulla, se arrotondati in mesi. L’ultima modifica risale al 2019, quando l’età per la vecchiaia salì da 66 anni e 7 mesi a 67. La vita lavorativa non si allunga, dunque. E anche la pensione non si abbassa, perché il coefficiente che trasforma lo stipendio in pensione rimane invariato. Nel 2020 restano sei le strade per lasciare il lavoro. Oltre alla pensione di vecchiaia e anticipata, si conferma Quota 100: 62 anni e 38 di contributi. Opzione donna: 58 anni o 59 se lavoratrici autonome, 35 di contributi, ricalcolo contributivo e finestra di un anno. Ape sociale: 63 anni e 30 di contributi per disoccupati, invalidi, caregivers, 63 anni e 36 di contributi per i lavori gravosi. Precoci: 41 anni di contributi (di cui uno prima dei 19 anni) a prescindere dall’età e stesse categorie dell’Ape sociale più i lavori usuranti.

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  • Terza marea in una settimana. Danneggiata una chiesa su due
E d’una paura che non passa, quando alle 6.45 quattro squilli di sirena annunciano il Black Friday. L’acqua, per la terza volta in una settimana, a mezzodì va oltre i 140 centimetri, 154 per la precisione: dal 1872, succedeva al massimo due volte l’anno. E questo dice che c’entreranno la luna, lo scirocco, la bassa pressione, il cambio di clima e il suolo che s’abbassa, tutto quel che volete, ma qui il piano s’inclina sempre più e lo scivolamento nell’Adriatico è senza fine. «S’aggiungono danni a danni — spiega il procuratore di San Marco, Pierpaolo Campostrini —. Il pavimento della Basilica ormai è imbevuto di sale». Una chiesa su due è danneggiata, s’inventariano i problemi all’Accademia, Ca’ d’Oro, Palazzo Ducale, Torcello, Palazzo reale, le Prigioni… Il ministro Dario Franceschini — 20 milioni previsti subito, 200 per i prossimi due anni — ammette d’essere impressionato, «ma i danni non sono irreparabili», e gli s’elencano i bisogni urgenti di San Marco: finestre stagne per la cripta, un nuovo scarico per la pioggia, barriere ad hoc… Non si può aspettare il Mose, che dal 2020 potrebbe funzionare parzialmente ogni 45 giorni, i danni sono qui e subito.  Il sindaco Brugnaro è nominato commissario per l’emergenza e la lista è pronta: 5 vaporetti distrutti, 6 approdi semidistrutti fino a primavera, i pescatori che lamentano la devastazione degli allevamenti di vongole e cannolicchi… Anche gli hotel si svuotano. Al Baglioni, il pianoforte della hall viene sollevato: oggi arriva altra marea, la musica non cambia.

  • Danni da shock termico spegnendo l’altoforno
Lo spegnimento degli altiforni 2, 1, e 4 di Taranto è una nuova Spada di Damocle sulla testa del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Perchè, una volta spenti, ogni giorno di inattività sarà un passo in più verso l’annichilimento dell’ex Ilva. La procedura non è irreversibile, ma è meglio se le fermate sono brevi, al massimo due settimane. Poi bisogna ripartire, alla svelta. Per evitare danni allo stesso impianto, difficoltà nel portare a termine colate accettabili, rischi di emissioni anomale e ulteriori danni ambientali.
  • Pensioni di vecchiaia a 67 anni fino al 2021
I requisiti per la pensione di vecchiaia non cambieranno e resteranno pari a 67 anni fino alla fine del 2021. La conferma arriva dal decreto del ministero dell’Economia e del Lavoro appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale sulla base dell’indicazione Istat di una crescita di appena 0,021 decimi di anno della speranza di vita a 65 anni.
  • Private banking, grandi patrimoni verso 920 miliardi
L’obiettivo è ambizioso ma ormai vicino: toccare il tetto dei 920 miliardi di masse dagli attuali 844 miliardi tra due anni. È quello del private banking italiano, un’industria che si conferma modello di successo, attrattivo e apprezzato dai clienti. Un traguardo che porta il settore ad aumentare il suo peso, tra i canali distributivi, dal 27,5% al 28,2% della ricchezza finanziaria delle famiglie. La stima arriva da AIPB, l’associazione italiana private banking , che ieri ha riunito tutti a Piazza Affari nel corso della XV edizione del Forum del Private Banking per raccontare dell’attrattività dell’Italia come hub finanziario. «Abbiamo elaborato per AIPB – commenta Carlo Murolo, senior partner Monitor Deloitte – un indice composto che, sulla base di diversi fattori, dipinge un “Hub finanziario” italiano competitivo per la maturità del private banking nazionale ma con opportunità di avvicinarci rispetto alle leading practice internazionali in termini di maturità digitale, attrattività del sistema Paese e ambiente di business».

  • Dalla cessione del quinto al mutuo: ecco cosa vi spetta
Cosa comporterà in concreto per le famiglie italiane la sentenza emessa l’11 settembre scorso dalla Corte di Giustizia Europea sul rimborso dei costi a loro dovuti in caso di estinzione anticipata del finanziamento? Plus24 con l’aiuto di casi reali analizzati dall’Ufficio Studi di Consultique prova a far percepire gli effetti della sentenza con la quantificazione, in euro, del rimborso aggiuntivo che il consumatore che estingue un debito potrebbe ottenere secondo i criteri previsti dalla Corte Ue. Dall’analisi delle estinzioni anticipate di un mutuo fondiario, di un prestito personale e di un finanziamento dietro cessione del quinto dello stipendio o della pensione, emergono le voci che già oggi vengono considerate per determinare le somme che il cliente deve restituire alla banca (il cosiddetto costo di estinzione anticipata) quando decide di chiudere il finanziamento prima della prevista scadenza. Alla somma delle rate ancora da pagare, e quindi da rimborsare all’atto dell’estinzione, già oggi vengono infatti sottratti gli oneri “recurring”, ovvero che maturano nel corso del rapporto come gli interessi ancora non maturati e la quota del premio non goduto di polizze assicurative legate al finanziamento.
  • Sullo storno della polizza regole già chiarite in passato
L’importo del premio assicurativo da restituire è soggetto ai vincoli stabiliti dall’Ivass e dai collegi dell’Arbitro Bancario e finanziario.  Per calcolarlo si prendere in considerazione l’importo complessivo del premio stesso, in rapporto al numero totale delle rate del mutuo e alle quote residue. La compagnia deve restituire in sostanza la parte di premio della cui copertura non si usufruisce più. Va ricordato che per i mutui e per i prestiti la polizza non è obbligatoria (se non per la copertura incendio e scoppio per gli immobili). Lo è invece per la “Cessione del quinto”, ossia per quei contratti che prevedono il prelievo di una quota parte dello stipendio o della pensione del finanziato direttamente da parte della finanziaria. In questo caso generalmente la stipula del contratto assicurativo copre dal rischio che il cliente non percepisca più lo stipendio o la pensione (con polizze temporanea caso morte o perdita impiego).