Per il capo di Unicredit la cessione era inevitabile, dopo aver sacrificato Pioneer, Fineco, la Polonia e la piattaforma npl
di Gabriele Capolino
Dopo 73 anni, il Credito Italiano, ora Unicredit , non è più azionista di Mediobanca . Jean Pierre Mustier ha deciso di mettere all’asta la sua partecipazione e a questo punto esce anche l’ultima ex banca di interesse nazionale (Bin, così erano denominate Comit, Credit e Banco di Roma) che aveva contribuito alla fondazione di Mediobanca nel 1946. Per Jean Pierre Mustier è stato un passo inevitabile. Dopo aver venduto Pioneer, Fineco , le attività in Polonia, la piattaforma di gestione degli npl e persino messo mano alla collezione d’arte, rimanere con in bilancio una partecipazione di minoranza, con scarso peso sulla governance, era difficilmente spiegabile agli stakeholders, rappresentati in questo caso sia dai soci sia dai dipendenti del gruppo, soprattutto alla vigilia di un Piano Industriale che si presenta particolarmente complesso da gestire e con i sindacati già sulle barricate. Un sacrificio storico come la quota in Mediobanca è un segnale preciso: si sacrificano anche i gioielli pur di tenere in carreggiata Unicredit .
Leonardo Del Vecchio si ritrova dall’oggi al domani primo singolo azionista di Mediobanca , e visti i trascorsi non certo idilliaci del recente passato con Mediobanca , a proposito della destinazione dello Ieo-Monzino, non è una buona notizia per i vertici della banca di piazzetta Cuccia. L’altro socio di quasi pari misura, Vincent Bolloré, non sembra avere più appetito e Del Vecchio potrebbe arrivare fino al 9,99%, non avendo a questo punto neanche bisogno di chiedere l’autorizzazione a salire fino al 20%, per poi chiamare un’assemblea straordinaria per eventuali modifiche allo statuto, da Del Vecchio considerato vetusto. Unicredit a questo punto è sempre più una banca puramente commerciale, con una vasta rete internazionale, alle prese però con uno scenario di bassi tassi di interesse, che sembra prolungarsi nel tempo, e priva di fabbriche di prodotto, avendo appunto negli anni sacrificato Fineco e soprattutto Pioneer. Mustier ha certamente le idee chiare su che cosa inserire nel piano industriale. È altrettanto vero che così come è, liberatasi dell’ultimo aggancio con il sistema-Paese (anche se Mediobanca non è più centrale come ai tempi di Cuccia e Maranghi), Unicredit è quanto mai pronta per un possibile connubio transnazionale, soprattutto con un grande gruppo che abbia capacità di trasformazione della liquidità nei conti correnti di piazza Gae Aulenti in strumenti di risparmio gestito.
E Mediobanca ? Alberto Nagel è stato dato per spacciato moltissime volte da quando è succeduto a Cuccia e Maranghi, nel 2008. Bocconiano con educazione gesuita, ha fin qui sempre trovato il coniglio da estrarre dal cappello e anche questa volta non è escluso che vi riesca. Tutto ovviamente passa dal 13% di Mediobanca in Generali e dagli appetiti che negli anni questa quota ha avuto in Italia e all’estero. Nagel ha molti legami internazionali molto forti. Per non avere ostilità in casa, può anche decidere di mollare qualcosa in termini di governance su Generali , così da placare le aspettative degli altri soci italiani forti (ancora Del Vecchio, Caltagirone , Benetton) tenuti a bada fin qui con non pochi sforzi. Magari un cavaliere bianco si trova anche in Italia. Sono noti gli ottimi rapporti di Nagel con Ennio Doris, ma Banca Mediolanum in questo momento sembra avere altre priorità per il suo sviluppo.
Magari il cavaliere bianco potrebbe essere proprio quello contro cui Nagel aveva combattuto aspramente nei primi mesi del 2017 per il controllo di Generali : Banca Intesa , in fin dei conti anch’essa fondatrice di Mediobanca , con l’anima Comit, nel 1946. Oppure l’amministratore delegato, assunto in Mediobanca 28 anni fa, potrebbe anche fare una mossa finale, la scissione della partecipazione in Generali , da distribuire pro quota a ogni singolo socio. Ma a questo punto nelle stanze di palazzo Ajmi-Visconti, il rumore del rivoltarsi nelle tombe di Raffaele Mattioli, Enrico Cuccia e Vincenzo Maranghi sarebbe insopportabile. (riproduzione riservata)
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