Sono cinque le condizioni che Francoforte può porre a delfin per salire al 20%
L’esame su reputazione del compratore e dei manager, solidità, impatto e struttura del gruppo. I possibili ricorsi
di Luca Gualtieri
Dopo aver raggiunto il 9,9% di Mediobanca , Leonardo Del Vecchio potrebbe salire ancora nel capitale. Al momento non si hanno notizie ufficiali, ma fonti di mercato accreditano la volontà dell’imprenditore di Agordo di portarsi speditamente verso il 20%. Una mossa che richiederebbe però l’autorizzazione della Bce (previo intervento di Banca d’Italia, cui spetta l’assestment iniziale e la draft proposal) al termine di un’istruttoria che può durare fino a 60 giorni con possibile proroga di un ulteriore mese. Un processo laborioso insomma, anche perchè l’acquisizione di una quota di maggioranza relativa da parte di un azionista privato è circostanza rara nel sistema bancario. Solo in Italia si contano pochissimi casi tra cui quelli dei Malacalza in Carige , dei Maramotti nel Credito Emiliano e di Sebastien Egon Fürstenberg in Banca Ifis . Istituti peraltro con peso specifico assai inferiore rispetto a Mediobanca che, attraverso il suo 13% di Generali , rimane uno dei crocevia più delicati della finanza italiana. Anche per questa ragione c’è da aspettarsi che, qualora Delfin rompa gli indugi, l’esame sarebbe particolarmente scrupoloso.
Ma in che cosa consisterebbe esattamente l’istruttoria di Francoforte? In primo luogo va detto che l’autorizzazione per l’acquisto di una qualifying holding è necessaria non solo per superare il 10%, ma anche per portarsi sopra il 20%, il 30% (soglia di opa) e il 50% in termini di azioni o di diritti di voto. A disciplinare la materia è la direttiva Crd IV del 2013 che pone paletti precisi o assestment criteria. In primo luogo Bce valuta la reputazione del possibile compratore in termini di integrità e affidabilità, concentrandosi sulle competenze professionali e soprattutto sul track record nell’industria finanziaria come manager o investitore. Se il prestigio imprenditoriale di Del Vecchio non ha bisogno di presentazioni, qualcuno osserva che il presidente esecutivo di EssilorLuxottica e i suoi più stretti collaboratori (da Francesco Milleri a Romolo Bardin) non possono vantare un’approfondita frequentazione con il mondo bancario. Tanto più che in Unicredit (unica altra partecipazione detenuta nel mondo del credito) Delfin è finora stata un socio silenzioso. In seconda battuta l’analisi si allarga ai cambiamenti che il socio intende apportare alla governance della banca e al profilo dei manager e degli amministratori che potrebbe candidare. Anche se sul mercato circolano molte ricostruzioni, per ora Delfin non ha manifestato l’intenzione di intervenire sulla prima linea di Mediobanca . Al contrario proprio mercoledì 13 Del Vecchio ha espresso approvazione per il ceo Alberto Nagel e per il piano industriale appena pubblicato. Non è escluso però che nei progetti dell’imprenditore ci sia dell’altro.
La Bce passa poi in esame la solidità patrimoniale del compratore che deve indicare le fonti di finanziamento e offrire assicurazioni sulla stabilità finanziaria del progetto. Su questo specifico punto non vi è dubbio che oggi la famiglia Del Vecchio sieda su un’invidiabile patrimonio che gli ultimi dati stimano oltre i 20 miliardi di euro. A questo paletto si collega il successivo: Bce accerta infatti da un lato che gli acquisti non abbiano conseguenze sulla stabilità finanziaria della banca e dall’altro lato che la struttura societaria del compratore non abbia un eccessivo livello di complessità. A questo proposito qualche osservatore punta l’indice sull’alto numero di veicoli coinvolti nella scalata a Mediobanca : oltre a Delfin, in campo ci sono Aterno e Dfr investment, entrambi controllati dalla holding e tutti domiciliati in Lussemburgo. Dettagli più di forma che di sostanza, ai quali però Francoforte potrebbe dedicare attenzione nell’ambito di una delle istruttorie più delicate nella storia della finanza italiana.
Al termine dell’esame Bce (su proposta di Bankitalia) può porre alcune condizioni alle quali il compratore ha facoltà di opporsi nell’ambito di un’audizione. In caso di bocciatura della richiesta è infine previsto il ricorso presso la Corte di giustizia europea. (riproduzione riservata)
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