L’istituto in cinque anni è diventato il terzo operatore nel private banking dietro a Intesa e Unicredit. Ed è pronto ad aggregare altre società in Italia e anche in Svizzera. Il disegno dell’ad Mossa
di Anna Messia
La sfida è accaparrarsi i super clienti, quelli con almeno mezzo milione di euro di disponibilità. E Banca Generali la competizione l’ha presa decisamente sul serio. L’istituto controllato da Generali Assicurazioni fino a cinque anni fa non rientrava neppure nella top ten degli operatori più rilevanti nel private banking in Italia, dove le prime della classe sono storicamente le grandi banche commerciali oppure rinomate società svizzere. Oggi, secondo l’ultimo report 2019 pubblicato da Magstat, società specializzata nelle analisi di portafoglio e della masse private, la banca guidata da Gian Maria Mossa è al terzo posto in Italia nella classificazione delle banche private, con masse per 40 miliardi (rispetto ai circa 67 miliardi totali), alle spalle delle due incontrastate protagoniste ovvero Intesa Sanpaolo -Fideuram (con 153,2 miliardi) e Unicredit (91,3 miliardi) ma davanti ad altre banche importanti come Ubi (33,8 miliardi) e Bnl Bnp Paribas (32,6 miliardi). Una crescita guidata da Mossa, che ha iniziato a lavorare in Banca Generali proprio nel 2013 (prima come vicedirettore generale) per assumerne il timone nel 2016 come direttore generale e nel 2017 come amministratore delegato. La società rappresenta l’unica rete di consulenti pura nella classifica se si guarda alle prime cinque posizioni. Un risultato raggiunto grazie anche alla dinamicità nel cogliere al volo le occasioni di crescita e nell’offrire servizi su misura per i clienti private. Nell’ultimo anno la banca del gruppo Generali non ha risparmiato operazioni straordinarie come l’acquisizione, a luglio scorso, di Nextam, gestore e advisor della clientela private e, ad ottobre, delle svizzera Valeur mentre risale a settembre la creazione di una sim con Saxo per il trading online. Ora il focus sarà ancora sulla Svizzera con Mossa che, come annunciato l’1 novembre nell’intervista a MF-Milano Finanza vuole aprire una banca nel Paese, e per farlo potrebbe acquistare una licenza già pronta o magari trasformare Valeur, organizzata oggi sotto forma di società fiduciaria. Decisione che andrà presa nel primo trimestre dell’anno prossimo con la Svizzera che potrà anche essere un trampolino di lancio per sbarcare in altri Paese. Si vedrà, ma di certo il focus di Banca Generali sul private banking resta alto con Mossa che è pronto a fare da aggregatore di realtà più piccole, messe sotto pressione per gli alti costi di compliance, l’erosione dei margini, e le nuove sfide legate al digitale. Qui le occasioni non mancano non solo in Italia ma anche in Svizzera, dove la nuova normativa si è fatta più stringente e ha fatto lievitare i costi: nel mirino della banca del Leone ci sono quindi piccole realtà di private banking e di family office e per muoversi con più determinazione Mossa vuole avere una banca nel Paese. Per continuare a crescere nel private banking Banca Generali dovrà però dimostrare di avere servizi con un vero valore aggiunto, tali da giustificare i costi della consulenza evoluta che sta continuando a crescere. Un indubbio punto di forza di Banca Generali è l’assenza di conflitti d’interesse visto che la banca non si occupa di prestiti e di investment banking e per offrire servizi ai suoi clienti (dalle successioni all’immobiliare) ha firmato partnership come quella consolidata con Pwc per le operazioni straordinarie). Caratteristica che sembra gradita considerando che un terzo dei 40 miliardi di masse private, fa capo proprio a imprenditori. L’altra sfida riguarda la crescita organica e qui il timone è affidato al vicedirettore generale Marco Bernardi, che guida la rete di oltre 2 mila consulenti e per il 2020 punta a reclutarne altri 120. E poi quella delle performance. In questo caso un ruolo chiave l’ha Andrea Ragaini, giunto nel 2015 come responsabile della divisione relationship manager e direzione wealth management per poi essere promosso vicedirettore generale con la responsabilità su wealth management, mercati e prodotti. La nuova sicav Lux Im ha avuto successo e da inizio anno ha raccolto più di 1,7 miliardi. La banca sta poi diversificando verso gli investimenti illiquidi, partendo dalle competenze sviluppate nel private debt e nelle cartolarizzazioni di crediti pubblici. L’obiettivo è diversificare il rischio cercando rendimento al di fuori dei titoli tradizionali, che scontano i bassi tassi, mentre i corsi azionari sono ai massimi. Quest’anno sono stati lanciati all’interno di gestioni patrimoniali e nel 2020 nascerà un’offerta ad hoc. (riproduzione riservata)
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