Gli acquisti del titolo di Piazzetta Cuccia finiscono nel mirino delle autorità competenti e della Consob. Occhio alla quota di Bolloré, mentre l’accordo di consultazione smobilita Unicredit vende sul mercato l’8,4% ed esce dalla partita. La quota ceduta con accelerated bookbuilding sarebbe stata già opzionata. Del Vecchio ora è già il primo azionista
di Luca Gualtieri
Nel giro di appena un paio di mesi l’irruzione di Leonardo Del Vecchio e la brusca uscita di scena di Unicredit hanno scosso profondamente il centro nevralgico della finanza italiana. Notizie che hanno fatto sussultare il titolo Mediobanca (balzato lunedì scorso ai massimi decennali a quota 10,97 euro) e che non potevano sfuggire all’attenzione della Consob. L’authority avrebbe infatti messo sotto stretto monitoraggio l’andamento delle azioni e gli acquisti fatti nelle ultime settimane. Al momento in ogni caso non si ravvisano specifici profili di illiceità e le iniziative prese consisterebbero in scambi di informazioni con le controparti in campo.
La vicenda resta comunque tra le partite finanziarie seguite con maggiore attenzione se è vero che, oltre alle iniziative di Consob, il dossier potrebbe presto finire sotto la lente delle autorità inquirenti. Un’attenzione più che giustificata dallo stretto legame che unisce Mediobanca e Generali . Giocare un ruolo chiave in Piazzetta Cuccia significa infatti entrare in quella delicata cinghia di trasmissione del potere finanziario che arriva fino al Leone. Non a caso anche a Trieste la tensione è alta. Serrando la presa su Mediobanca , suggerisce qualcuno, Del Vecchio avrebbe mano libera per mettere in discussione la governance della compagnia di cui oggi è azionista al 4,86%.
Già nelle scorse settimane l’imprenditore avrebbe avviato discussioni con altri soci privati per ragionare su alcune iniziative, come l’introduzione di un direttore generale responsabile dei costi e della finanza e nominato dal cda. Al momento comunque il top management non è in discussione, tanto più che i risultati continuano a riscuotere consensi tra gli azionisti e la politica di acquisizioni all’estero piace agli investitori.
Difficile comunque per il momento prevedere gli esiti della partita. Se è vero che Del Vecchio non avrebbe ancora formalmente chiesto l’autorizzazione a salire nel capitale Mediobanca , l’imprenditore (assistito dall’avvocato Sergio Erede e da una banca d’affari americana) appare orientato a farlo. Il titolo è liquido e, previa autorizzazione della Bce, potrebbe essere tranquillamente acquistato da Delfin sul mercato. Non è detto però che progetti di questo genere procederebbero senza ostacoli. Il via libera di Francoforte, si fa notare, è probabile ma non scontato mentre un eventuale rafforzamento di Del Vecchio nel cuore della finanza italiana potrebbe contrariare altri soggetti. All’estero, per esempio, gruppi internazionali come Zurich potrebbero non vedere di buon occhio gli effetti di un terremoto in Mediobanca sulle Generali . Sul fronte italiano, invece, Intesa Sanpaolo rimane molto attenta agli equilibri nella Galassia del Nord e non è escluso che bruschi rimescolamenti possano spingerla allo scoperto.
Anche l’attenzione della politica rimane alta. Proprio nei giorni scorsi il deputato della Lega Giulio Centemero ha presentato un’interrogazione parlamentare sulle vicende. «Ho deciso di interrogare il governo per capire quali misure si vogliano intraprendere», spiega il testo del documento, «poiché non si corre solo il rischio di indebolire il nostro sistema imprenditoriale, ma anche di depotenziare il sistema finanziario italiano consegnando in mani francesi il controllo di due entità fondamentali per l’ecosistema finanziario italiano». Politica, vigilanza e autorità inquirenti hanno insomma acceso un faro sull’asse Milano-Trieste. (riproduzione riservata)
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