La sfida, affidata a settembre a Giovanna Gigliotti, è far crescere il contributo delle agenzie UnipolSai al business del welfare. Già a fine 2018 il gruppo assicurativo guidato da Carlo Cimbri è stato il primo in Italia nel ramo malattia, con una fetta di mercato di circa il 23% e 660 milioni di premi (dati Ania). Ma il piano industriale che guarda al 2021 e che è stato presentato da Cimbri a maggio punta anche sul welfare e la chiave di volta è la spinta sulle agenzie. Una missione che calza alla perfezione a Gigliotti che, oltre a restare responsabile della direzione tecnica Danni di Unipol- Sai, con una profonda conoscenza del gruppo e delle reti distributive, è oggi anche al timone di UniSalute, la società del gruppo Unipol specializzata in polizze sanitarie, con oltre 8 milioni di assistiti.
Domanda. Nel mercato c’è una crescita di interesse per il settore della sanità. Axa o Reale Mutua hanno recentemente investito in società di servizi sanitari. Quanto a Unipol?
Risposta. Il fermento sul mercato è evidente considerando i trend demografici in Italia e Unipol si muove da leader di mercato qual è già, sia nella mobilità, con il 25% della quota di mercato e 4 milioni di scatole nere, sia nel welfare. Siamo stati pionieri nel settore della sanità con UniSalute che è nata 25 anni fa e rappresentiamo un unicum con un sistema che consente la gestione del business lungo l’intera catena di valore. Il nuovo piano industriale di Unipol è chiaro. Vogliamo crescere ancora con i premi di UniSalute, che quest’anno dovranno arrivare a 446 milioni dai 410 dello scorso anno e superare i 500 milioni nel 2021. Ma le potenzialità maggiori riguardano il canale delle agenzie dove potranno essere sviluppate importanti sinergie.
D. Quali sono le potenzialità?
R. UniSalute è oggi leader nel settore dei fondi sanitari di categoria con il 98% degli esistenti ma è un business che non ha grandi prospettive di ulteriori espansioni. L’unica eccezione potrebbe essere forse il fondo per i dipendenti del pubblico impiego di cui si parla da tempo. In questo caso la sfida sarà quindi essenzialmente quella di mantenere e rendere più efficiente la gestione dei fondi, sviluppando sempre maggiori sinergie per migliorarne la portata, e avviare nel contempo un percorso virtuoso sul canale retail e pmi con le agenzie dove intravediamo grandi potenzialità di sviluppo. Finora il freno alla crescita delle polizze malattia individuali è stato un premio medio piuttosto elevato, 1.000-1.500 euro l’anno. Stiamo creando prodotti accessibili anche per chi non può permettersi di spendere queste cifre, graduando i prezzi secondo le coperture prestate e offrendo anche card sui servizi per ottimizzare la spesa out-of-pocket degli italiani (quanto si spende di tasca propria per le cure mediche, ndr). Anche le vendite online di coperture base, come la garanzia odontoiatrica offerta da UniSalute, sono raddoppiate negli ultimi mesi a dimostrazione del crescente bisogno di coperture specifiche. Inoltre UniSalute ha una rete di 50 mila strutture sanitarie convenzionate in Italia e all’estero, con centri d’eccellenza.
D. Anche Unipol ha creato un centro medico di proprietà a Bologna, investendo 4 milioni. Ne prevedete altri?
R. Il centro diagnostico utilizza il marchio Dyadea, che è il nuovo brand che caratterizza tutti i centri medici del gruppo Unipol. La nuova struttura diagnostica, d’eccellenza per i macchinari di ultima generazione, si affianca al centro terapeutico di Bologna, operativo dal 2013, e nel gruppo c’è anche Villa Donatello, storica clinica fiorentina (ereditata da FondiariaSai, ndr) che negli ultimi anni è stata ristrutturata e rilanciata. E sempre a Firenze abbiamo aperto un nuovo poliambulatorio denominato Villa Vittoria. L’intenzione è crescere ancora e ci si propone di raccogliere sotto l’unico marchio Dyadea tutte le strutture del gruppo.
D. Nel gruppo è stata creata anche SiSalute. Con quale scopo?
R. Per fornire servizi non assicurativi nel settore sanitario: card salute, flexible benefit per aziende, servizi in outsourcing per fondi, casse e mutue che decidono di gestire in autonomia le prestazioni sanitarie. Siamo per esempio i provider sanitari dei dipendenti di Poste Italiane. Per il futuro guardando al mercato più in generale, puntiamo a essere partner di altre banche.
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