“Il settore assicurativo italiano continua a crescere e a svolgere un ruolo centrale nell’economia italiana. Stimiamo una crescita del 2% a fine anno della raccolta Vita. Cresce anche il comparto Danni non auto con un aumento previsto del 10%. In rialzo anche la salute e la casa (+6%, la stima di fine anno). Stabili i premi Rc Auto anche se scende il premio medio”.
E’ il quadro fornito da Maria Bianca Farina, presidente dell’Ania, nel corso di un video messaggio inviato all’Insurance Summit organizzato da 24Ore Business School in collaborazione col Sole 24 Ore.
“Questi dati sono una conferma di un’industria sana, affidabile e forte anche se si trova a fronteggiare sfide di grande portata: un contesto di mercato e regolamentare in evoluzione, quella tecnologica, quella della prevenzione e protezione, della sostenibilità, l’andamento dei tassi… Oggi in molti argomentano che i tassi saranno più bassi per un lungo periodo, forse – in base ad autorevoli previsioni – negativi per circa 20 anni. Queste stime mettono in discussione i modelli di business consolidati. Si tratta di una sfida competitiva per il Vita che rappresenta il 17% del risparmio finanziario degli italiani e investe oltre 700 mld nell’economia. La svolta epocale dei tassi negativi impone alle compagnie di rivedere il modello distributivo del Vita e a sviluppare strategie di ottimizzazione del portafoglio in essere. Obbliga poi a rendere il modello operativo sempre più efficiente per rimanere competitivi”, prosegue.
“La sfida dell’innovazione tecnologica sta determinando forti cambiamenti sia nell’organizzazione delle imprese che nei rapporti con la clientela e nell’assetto dei mercati. Si tratta di un’opportunità per sviluppare un modello operativo più efficiente: come la digitalizzazione dei sinistri e il contenimento dei rischi. C’è poi il tema dell’integrazione con i giganti della tecnologia”, prosegue.
“Non va dimenticato poi il Gap di protezione che caratterizza la salute italiana e la limitata diffusione degli strumenti di protezione dei rischi. Il 25% della popolazione rinuncia alle spese necessarie per la salute. Servono riforme strutturali in coerenza col nuovo contesto di mercato”.