Alcune norme fiscali contenute nella Manovra, in particolare il freno alle detrazioni per i redditi alti e il rinvio delle deduzioni Ires e Irap, appesantiscono uno scenario, già oltremodo penalizzante per il mondo assicurativo, sottoposto “a un livello di tassazione molto elevato nel confronto internazionale”.
Lo ha detto il presidente dell’Ania, Maria Bianca Farina, in audizione presso le commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato sul Ddl bilancio.
La riduzione delle detrazioni fiscali per i redditi ‘elevati’ potrebbe costituire “un disincentivo al ricorso allo strumento assicurativo con il risultato paradossale di un maggior onere futuro per lo Stato, a fronte di un risparmio che secondo le stime è pari, a regime, a circa 60 milioni annui”.
La riduzione degli sgravi, ha spiegato Farina, “solleva più di una perplessità: occorre considerare il particolare valore sociale delle polizze sulla vita e contro il rischio di invalidità permanente, come delle polizze contro il rischio della perdita di autosufficienza e di quelle per la copertura dei danni derivanti dalle catastrofi naturali’ in relazione al ‘venir meno della detrazione fiscale, proprio relativamente a quei soggetti che presentano una maggiore capacità di spesa”.
Inoltre, sulle coperture long term care si amplierebbe il divario tra lavoratori dipendenti che ne beneficiano in piani di welfare aziendali (con contributi versati, anche in forma di premi assicurativi, dal datore di lavoro e che non costituiscono reddito imponibile) e coloro che decidessero di farlo individualmente.
I contribuenti con reddito oltre i 120.000 euro, con il venir meno delle detrazioni su spese sanitarie, avrebbero, infine, maggiori remore ad accedere alla sanità privata, producendo una maggiore pressione sulle strutture pubbliche e un aumento delle spese di tasca propria (in contanti). Timori anche per il differimento di tre anni della deduzione ai fini Ires e Irap della quota di competenza 2019 relativa a rettifiche di valore e svalutazioni crediti pregresse nei bilanci anteriori al 2015; ulteriore ‘intervento critico’ quello sulle Dta, che insiste sull’analoga misura della Manovra 2019 per differimento e ripartizione delle quote di ammortamento fiscale relative all’avviamento e altre attività immateriali.
Sarebbe per Ania estremamente utile incentivare la partecipazione dei soggetti giovani alle forme pensionistiche complementari, ancora oggi decisamente scarsa, attraverso una duplice linea di intervento sulla disciplina fiscale che regola la fase del finanziamento delle predette forme pensionistiche e quella dell’accumulo dei rendimenti derivanti dalle risorse investite”.
Farina aggiunge che “attualmente sul risultato netto della gestione delle forme pensionistiche complementari grava un’imposta sostitutiva prelevata annualmente con aliquota del 20%, a seguito dell’aumento dall’11% disposto dalla legge di stabilità 2015. La nostra proposta è di azzerare l’onere fiscale sopportato dalle forme pensionistiche complementari nella fase dell’investimento delle risorse per i giovani di età inferiore ai 35 anni.
L’Ania propone anche un ampliamento del plafond di deducibilità, ai fini dell’Irpef, dei contributi versati dall’iscritto nell’interesse dei familiari fiscalmente a carico. Se ne avvantaggerebbe principalmente la popolazione under 35 perché la proposta agevola le posizioni pensionistiche integrative costituite e alimentate dai genitori per i figli o dai nonni per i nipoti.
Nell’ottica di rafforzare il contributo del settore assicurativo all’economia reale del Paese, sarebbe opportuno: ritornare sul tema dei Pir, visto che le modifiche apportate dalla scorsa legge di bilancio hanno di fatto bloccato la commercializzazione di tali strumenti; estendere gli incentivi fiscali già previsti per gli iscritti alla previdenza complementare quando gli enti investono in azioni di imprese residenti e Pir; estendere gli incentivi previsti per gli impieghi in fondi Eltif anche agli iscritti alla previdenza complementare e agli assicurati delle polizze tradizionali.