L’Aantitrust capovolge il teorema del controllo di fatto sulle generali
Nel 2012 era uno dei paletti fissati per consentire la fusione tra Unipol, Premafin e FonSai. Negli ultimi anni è cresciuto il peso dei grandi soci privati della compagnia
di Nicola Carosielli
Mediobanca non esercita un controllo di fatto su Generali . Ieri l’Antitrust ha espresso la decisione finale sulla vertenza che si trascina dal giugno del 2012, da quando cioè l’authority allora guidata da Giovanni Pitruzzella condizionò l’ok alla fusione Unipol , Premafin e FonSai al rispetto di alcuni paletti. Paletti volti a contrastare una posizione dominante in alcuni mercati assicurativi.
Mediobanca lo scorso 23 maggio aveva chiesto all’Antitrust la revoca di alcuni di quei vincoli: in particolare, Piazzetta Cuccia contestava il divieto di acquisto di azioni Unipol e il presunto controllo di fatto sulle Generali , di cui oggi detiene il 13% (quota destinata però a scendere al 10% entro la fine del piano industriale).
In particolare, si legge nel Bollettino Antitrust, per quanto riguarda l’assetto azionario del Leoone, nel corso dell’istruttoria è emerso che sebbene «la partecipazione di Mediobanca nel capitale sociale di Generali è rimasta invariata rispetto al 2012, risultando pari al 13,465%, nel medesimo arco temporale si è registrato un incremento della partecipazione degli altri azionisti rilevanti di Generali ; ossia Edizione Srl (gruppo Benetton), Delfin (gruppo Del Vecchio) e Caltagirone Spa, che hanno aumentato la propria partecipazione, passando complessivamente dal 4,93% del 2012 all’attuale 10,214%».
Quindi, ha continuato l’Autorità, «allo stato attuale appaiono essere venuti sostanzialmente meno i legami societari, personali e creditizi che, direttamente o per il tramite di Mediobanca , avrebbero potuto ingenerare il rischio che si instaurassero collegamenti di tipo stabile e quasi strutturale tra Unipol e Generali ».
In conclusione, dopo una lunga analisi della governance della compagnia triestina, con richieste di informazioni agli attuali azionisti, l’Antitrust ha stabilito come «non si riscontrano legami diretti tra Unipol e Generali , né alcun tipo di collegamento indiretto tra le stesse in ragione del fatto che, da un lato, Unicredit non controlla più Mediobanca e, dall’altro, non sussistono legami azionari incrociati tra Unicredit e Ugf». I paletti sono stati revocati dal Garante della concorrenza e del mercato, quindi, alla luce del mutato scenario a livello societario.
«L’Autorità», spiega il provvedimento di ieri, «aveva imposto tali misure sul duplice presupposto che vi fosse un controllo esclusivo di fatto di Mediobanca su Generali e a causa dei legami stabili, di natura quasi strutturale, esistenti tra Mediobanca e il costituendo gruppo Unipol -SaiFondiaria, ritenendo che tale situazione comportasse il rischio che potessero instaurarsi forme di coordinamento tra Unipol e Generali , in ragione dei legami esistenti tra i due diversi gruppi per il tramite di Mediobanca ». L’obiettivo, al tempo, era quello di evitare che «si attenuassero le dinamiche concorrenziali» tra le società del settore assicurativo.
Sempre nel 2012, l’Antitrust aveva condizionato l’ok al merger all’impegno da parte di Mediobanca a cedere tutte le eventuali partecipazioni azionarie che la banca avesse acquisito in Unipol , FonSai o nel gruppo risultante dalla fusione, ad esito degli aumenti di capitale delle due compagnie. Con riferimento ai legami creditizi tra Piazzetta Cuccia, Unipol , Finsoe, Premafin e Fondiaria-Sai , l’autorità aveva inoltre chiesto al gruppo bolognese e alla banca d’affari di ridurre progressivamente, fino ad azzerarla completamente, l’esposizione attualmente in essere, pari a circa 1,4 miliardi, considerando i soli prestiti subordinati e ibridi nei confronti delle due compagnie assicurative.
Una sentenza che fa il paio con quella emessa nel 2009 dal Consiglio di Stato. Anche in quel caso la vertenza nasceva da un provvedimento Antitrust volto a dimostrare che, acquisito il controllo congiunto di Fondiaria-Sai da parte di Mediobanca e Premafin, si era creata una situazione in cui Piazzetta Cuccia esercitava un controllo di fatto sui Generali . Secondo il Consiglio di Stato, il Garante non avrebbe dovuto decidere sulla materia, perché l’autorità competente a deliberare sulla questione è la Commissione europea. (riproduzione riservata)
Fonte: