Il gruppo Generali ha approvato la “Strategia sul Cambiamento Climatico”, in favore di una società a basso impatto ambientale.
La società triestina ha un’esposizione nel settore pari a 2 miliardi di euro ma il 9 novembre scorso si è fortemente impegnata a favorire la transizione verso un’economia più verde e sostenibile. Per questo, da un lato aumenterà di 3,5 miliardi di euro entro il 2020 gli investimenti nei settori green e della sostenibilità, principalmente attraverso green bonds e green infrastructures, e da subito non fornirà più alcuna copertura assicurativa danni a nuovi potenziali clienti con attività legate al carbone, a prescindere dalla loro consistenza economica e dalla posizione geografica.
Niente assicurazioni neanche per la costruzione di miniere o nuovi impianti a carbone (il più inquinante tra i combustibili fossili).
Nella nota tecnica relativa alla “Strategia sul cambiamento climatico” Generali ribadisce l’impegno assunto a gennaio 2018 di non effettuare nuovi investimento in società legate al settore carbonifero. Inoltre, per quanto riguarda l’attuale esposizione (pari a 2 miliardi di euro) al settore del carbone Generali “sta dismettendo gli investimenti azionari e disinvestendo gradualmente quelli obbligazionari, portandoli a scadenza e/o valutando la possibilità di dismetterli prima della scadenza. La dismissione degli investimenti azionari sarà completata entro aprile 2019.
L’attuale portafoglio di attività legate al carbone riguarda circa lo 0,1% dei premi non vita di Generali. Le associazioni Re:Common e Greenpeace Italia hanno accolto con soddisfazione quanto deliberato dal gruppo triestino.
“Il fatto che Generali stia decidendo di anteporre le persone e il clima ai propri interessi economici a breve termine è una buona notizia”, afferma Luca Iacoboni, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. “Ora monitoreremo che alle parole seguano i fatti, e che il Leone di Trieste abbandoni presto tutte le attività carbonifere anche in Polonia e Repubblica Ceca”. Generali, infatti, “non menziona quando i clienti esistenti, come quelli dell’Europa centrale e orientale, verranno abbandonati”, aggiunge Alessandro Runci di Re:Common-. “Per diventare veri e propri leader climatici e per affrontare il problema dell’inquinamento atmosferico aggravato dai loro clienti, è necessario abbandonare il carbone senza eccezioni”. Negli ultimi anni diverse banche e società finanziarie hanno annunciato la fine degli investimenti a favore di aziende impegnate nel settore del carbone e dell’estrazione del greggio estratto da sabbie bituminose. Ultima, in ordine di tempo, l’olandese NN Group che lo scorso ottobre ha annunciato che non investirà più in compagnie americane e canadesi attive nel settore delle sabbie bituminose.
Secondo il rapporto pubblicato a inizio ottobre dall’Ipcc (il panel intergovernativo sui cambiamenti climatici) – ricordano le due associazioni – “rimangono solamente 12 anni per compiere le scelte necessarie a evitare una crisi climatica irreversibile. Con l’annuncio odierno, Generali dimostra di voler fare la sua parte in questa sfida, e questo soddisfa le associazioni ambientaliste. Tuttavia, la lotta ai cambiamenti climatici non ammette eccezioni, e decine di migliaia di persone in Italia e nel mondo attendono che a breve il Leone di Trieste si liberi di tutti gli investimenti nel settore del carbone e degli altri combustibili fossili”.