I dati Bnp Paribas Cardif e Meridiano Sanità: sull’innovazione c’è ancora molto da fare
Pagine a cura di Sabrina Iadarola
Innovazione, digitalizzazione, big data e intelligenza artificiale rappresentano il futuro, anche nel campo della salute e della sanità. «È la sanità 4.0, bellezza». Ma gli ostacoli e i pericoli da superare sono parecchi.
Il primo è l’insidia del web, tra autodiagnosi e fake news. Nella ricerca «Salute 4.0: curarsi nell’era digitale, generazioni a confronto», commissionata da Bnp Paribas Cardif all’istituto Eumetra MR, la percezione dei cittadini maggiorenni, sul fronte di benessere e salute, passa attraverso diversi aspetti come l’ipocondria, la spesa per la salute, ma anche il web e le fake news, la privacy e la sicurezza, infine il ruolo dell’innovazione tecnologica e l’importanza del settore assicurativo privato per tutelare le famiglie.
Se fino a pochi decenni fa il rapporto medico-paziente era molto più diretto, oggi alla presenza dei primi sintomi di una malattia il web è diventato il vero punto di riferimento per tutte le generazioni, dai nativi digitali fino ai senior.
Pur consultando internet, molti reputano questo strumento poco attendibile, pensano di saper distinguere una fake news anche se quasi una persona su tre è «caduta», almeno una volta, in una «bufala» del web. E i giovani sono i più esposti.
Il web di fatto ha contribuito a cambiare radicalmente il primo approccio alla malattia: se in occasione di un problema di salute accertato ci si rivolge principalmente al proprio medico, di fronte ai primi sintomi, invece, ci si informa prima su internet per farsi un’idea, anche se per i senior il medico rimane sempre un riferimento importante. Di chi ci si fida quindi? Dei medici e farmacisti al primo posto (91%) e meno del web e dei social (36%).
E il rapporto con l’innovazione e la tecnologia? Otto su dieci sono favorevoli a condividere su app i dati della propria cartella sanitaria e il 77% usa la tecnologia (internet, app e wearable) per la cura del proprio benessere.
Conoscono l’intelligenza artificiale ma preferiscono sempre la «mano dell’uomo» (84%). Per quanto riguarda la condivisione dei propri dati sanitari tramite device, il 55% sarebbe disposto a farlo purché gli interlocutori siano sempre medici o farmacisti, istituzioni, aziende farmaceutiche e le assicurazioni. Su questo aspetto i più restii sono gli anziani, i senior (39%).
Altro elemento interessante è il giudizio sul Ssn, risultato «moderatamente positivo», ma non sempre apprezzato (solo il 20% si dichiara molto soddisfatto e il 40% abbastanza). I più critici sono i cittadini del Sud Italia e delle Isole, mentre l’insoddisfazione è legata principalmente ai tempi di attesa e al costo del ticket.
Perché se è vero che ci sono riconoscimenti anche a livello internazionale sul sistema sanitario italiano (pensiamo al Global Health Index 2017 di Bloomberg che sottolinea che l’Italia ha la popolazione più in salute del mondo, davanti a Islanda, Svizzera, Singapore e Australia, anche grazie al proprio Ssn), altrettanto vero è che la sanità italiana presenta limiti e disparità legate alle diverse regioni (si veda ItaliaOggi Sette del 5 novembre).
Ma il dato che va aggiunto all’analisi è che il primato dell’Italia per la longevità della popolazione, per le cure e la prevenzione, a prescindere dai limiti strutturali del sistema, rischia di restare di breve durata, se non ci si adegua alla spinta dell’innovazione.
Innovazione sì, ma come? «L’Italia è al primo posto per stato di salute nel confronto europeo. Ma l’invecchiamento della popolazione e gli impatti delle patologie croniche proiettano la spesa sanitaria in percentuale sul Pil dal valore attuale di 6,6% all’8,3% nel 2050», secondo lo scenario previsionale disegnato da Meridiano Sanità nell’ultimo rapporto, «passando da 116 miliardi di euro di oggi a 213 miliardi di euro del 2050». Per questo, occorre quindi investire maggiormente in prevenzione e innovazione.
Occorre promuovere e sostenere la ricerca clinica e il finanziamento dell’innovazione. Che significa quindi: introdurre, da un lato, semplificazioni e omogeneizzazione delle regole e dei processi della ricerca clinica in Italia, con l’obiettivo di rendere il Paese più attrattivo e competitivo e diventare un hub a livello europeo; ridurre e monitorare, dall’altro, i tempi di accesso all’innovazione tecnologica e farmacologica, in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, e prevederne un adeguato finanziamento, attraverso mantenimento dei fondi ad hoc previsti per i medicinali innovativi.
Ma innovazione è anche cogliere l’opportunità offerta dalla digitalizzazione per la raccolta e analisi di big data in sanità, che permetteranno di misurare gli outcome di salute e la valutazione del ritorno dell’investimento in ottica di creazione di valore economico e sociale. Attivare una sperimentazione per ridurre le liste d’attesa utilizzando nuovi modelli organizzativi e tecnologie digitali, in parte già previste nel piano della Sanità digitale: anche questa è innovazione. Il fascicolo sanitario, lo strumento attraverso il quale il cittadino può tracciare e consultare online tutta la storia della propria vita sanitaria: anche questa è innovazione.
È l’innovazione in sostanza che contribuisce a fare la differenza. Secondo Meridiano Sanità, promuovere l’innovazione significa ripensare a un livello di governance che superi in concreto una visione della sanità a silos (ad esempio la suddivisione dei tre macro livelli di assistenza tra Prevenzione, Territoriale e Ospedaliera), che è un retaggio del passato e di una visione oggi non più coerente con il concetto stesso di salute, che è trasversale. «L’attuale Ssn», si legge, «è figlio di un contesto totalmente diverso, non solo dal punto di demografico ed epidemiologico ma anche dal punto di vista organizzativo-gestionale e richiede pertanto una rivitalizzazione importante, che parta dal capitale umano (investimenti in personale medico e sanitario) e dall’innovazione scientifica e tecnologica (la ricerca scientifica e le innovazioni disponibili sia in campo terapeutico che tecnologico rappresentano un elemento di disruption fondamentale)».
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