Il Leone di Trieste chiude i primi nove mesi d’esercizio riportando un utile netto in calo tendenziale del 9,9% a 1,463 miliardi.
Senza la cessione delle attività olandesi, spiega una nota, il risultato di periodo sarebbe tuttavia cresciuto del 7,2% a/a a 1,9 miliardi. Il risultato operativo della compagnia triestina si è poi confermato a 3,6 miliardi di euro. Il Roe operativo annualizzato è al 13,2%, livello che la compagnia indica in linea con i target già comunicati (ossia superiore al 13%). La redditività degli investimenti a conto economico si attesta al 2,5% (2,6% nei 9 mesi 16).
Per quanto riguarda la raccolta, i premi emessi sul ramo Vita sono diminuiti dello 0,7% a 36,067 miliardi di euro, mentre il ramo Danni registra una crescita dell’1,4% dei premi emessi a 15,572 miliardi. I premi complessivi sono stabili a 51,638 miliardi, con la nuova produzione in flessione dell’1,5% a 32,138 mld.
Gli investimenti complessivi sostenuti sono aumentati del 3,3% a 543,8 milioni, mentre le masse gestite di parti terze sono salite del 13,2% a 63,8 miliardi.
Per quanto riguarda gli indicatori patrimoniali, l’Economic Solvency Ratio migliora di 21 punti base rispetto a fine 2016 e si colloca al 215%, mentre il Regulatory Solvency Ratio sale al 195% dal 178% precedente (+17 punti).
“I risultati dei primi nove mesi confermano l’ottimo andamento della nostra performance. Il business continua a crescere grazie all’esecuzione della nostra strategia determinando: l’aumento dei premi Danni, in particolare nel ramo Auto; la significativa raccolta netta del Vita, ai vertici in Europa a 8,2 mld euro, grazie principalmente ai prodotti Unit-linked e Protection; il forte aumento negli asset under management di terzi, superiore al 13%”, ha dichiarato nella nota il Cfo, Luigi Lubelli.
“La ricerca continua dell’eccellenza tecnica è evidenziata dall’ottimo Combined Ratio, nonostante l’aumento dei sinistri catastrofali, e dalla notevole crescita della marginalità della nuova produzione Vita. La riduzione dei costi, le minori svalutazioni e la diminuzione del costo del debito finanziario completano il quadro della nostra performance del periodo. L’utile netto al lordo delle attività operative cessate cresce del 7,2% e sottolinea il solido livello della nostra redditività ricorrente”.
Nel corso di una conference call di commento ai risultati dei nove mesi, il Cfo Luigi Lubelli ha confermato i target relativi a cedole e generazione di cassa. “Stime non ne abbiamo pubblicate, ma su dividendi e cassa abbiamo obiettivi pubblici e quelli restano invariati”, ha infatti dichiarato il top manager. Lubelli non si è poi sbilanciato sulla portata del prossimo dividendo che verrá staccato per l’esercizio in corso.
“Abbiamo dichiarato un obiettivo di pagamento totale di 5 miliardi entro il 2019, che quindi resta. Tuttavia l’ammontare viene approvato dal Cda di anno in anno e la decisione non è ancora avvenuta. Non posso quindi dire a quanto ammonterá il prossimo dividendo”.
Infine, Lubelli non ha voluto fornire indicazioni in merito all’intenzione o meno della compagnia di presentare una lista di minoranza in vista del rinnovo del Cda di B.Mps, previsto in occasione dell’assemblea dei soci che si terrá il prossimo 18 dicembre. Forte di una partecipazione del 4,319% post aumento riservato al Mef e a seguito del burden sharing che ha determinato la conversione in azioni ordinarie dei circa 400 milioni di euro del bond subordinato che deteneva, la compagnia triestina è oggi il primo socio privato di Rocca Salimbeni e nelle scorse settimane – per bocca del Group Ceo, Philippe Donnet – ha lasciato intendere che intende porsi come socio attivo.