di Luisa Leone
Arriva sul treno della direttiva sui servizi di pagamento (Psd2) la richiesta del Parlamento al governo di creare un quadro normativo pro-fintech. Nei pareri delle commissioni Finanze di Camera e Senato al decreto legislativo di recepimento è infatti inserita una postilla che «al fine di favorire lo sviluppo del fintech in Italia» invita l’esecutivo a redigere nuove norme, più semplici, per il comparto. In particolare, il testo approvato a Montecitorio chiede un decreto ad hoc per stabilire «i requisiti, anche prudenziali, gli adempimenti e le procedure semplificate, anche di controllo, da applicare rispetto a quelli altrimenti in vigore, per l’avvio dell’esercizio di servizi di pagamento, nel rispetto del princinpio di proporzionalità».
«Nel fintech i servizi di pagamento sono certamente a un livello più avanzato e le autorità sia di vigilanza che regolatorie hanno già sufficiente esperienza in merito. Credo quindi che i tempi siano maturi per avere anche in Italia una sandbox regolatoria per le start up attive nei servizi di pagamento», dice a MF-Milano Finanza Sergio Boccadutri (Pd), relatore del provvedimento sulla Psd2. L’idea è di prevedere una durata di 48 mesi per le disposizioni pro-fintech, ulteriormente prorogabili per altri 48, il tutto tramite un decreto del ministero dell’Economia (sentita la Banca d’Italia) da emanare entro 120 giorni dall’entrata in vigore delle nuove norme europee.
Un’altra osservazione al decreto è invece relativa all’obbligo di accettare pagamenti tramite pos. In questo caso i deputati chiedono di esimere alcune categorie di prodotti e servizi, che sono i valori bollati, le tasse automobilistiche, i carburanti e le attività professionali solo però nei rapporti tra professionisti. Il fine è di superare l’impasse che blocca il decreto ministeriale che farebbe partire le multe, fino a 30 euro per transazione, per la mancata accettazione dei pagamenti con carta. Lo stallo deriverebbe infatti dal fatto che alcune categorie di esercenti avrebbero fatto presente che, dati i bassi margini di determinate attività, le commissioni per l’uso di sistemi di pagamento risulterebbero insostenibili. L’esclusione chiesta nel parere sulla direttiva 2366/2015 dovrebbe permettere di risolvere queste criticità e favorire l’emanazione del provvedimento.
Non solo, nel corso dei lavori parlamentari il vice ministro dell’Economia, Luigi Casero, ha ventilato la possibilità di introdurre agevolazioni fiscali, sotto forma di credito di imposta di importo concordato, per permettere l’accettazione di mezzi di pagamento diversi dal contante anche per i prodotti e servizi per i quali il parere propone l’esclusione.
Passando dalle osservazioni (meno vincolanti) alle condizioni poste dalle Camere per il via libero alla direttiva sui servizi di pagamento, che entrerà in vigore da gennaio 2018, la prima sottolinea la necessità di esplicitare meglio le norme relative ai costi dell’invio dell’estratto conto cartaceo, sottolineando che questi sono imprescindibili, benché limitati a quelli effettivamente sostenuti, senza alcun aggravio possibile. Ancora, i deputati chiedono che per la revoca dei consensi alle così dette terze parti, ovvero fornitori di servizi di pagamento o informazioni sui conti, si affianchi alla già prevista possibilità di revoca al prestatore, anche quella di revoca direttamente alla propria banca, che da subito dovrà vietare l’accesso del conto ai terzi, comunicando loro la volontà del cliente.
Infine, tra le osservazioni di Camera e Senato, ne è spuntata anche una relativa all’opportunità di innovare gli strumenti di pagamento della pubblica amministrazione, permettendo l’attribuzione e l’utilizzo di carte di credito fisiche o virtuali anche alla pa. (riproduzione riservata)
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